Padre Carballo: San Francesco, non un rivoluzionario politico ma del Vangelo
Dal 24 maggio al 20 giugno prossimi ad Assisi, presso la Porziuncola, si svolgerà
il 187.mo Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori (Ofm) sul tema “Annunciatori
della Parola del Signore in tutto il mondo”. Particolarmente importante, nell’agenda
dei lavori, sarà l’elezione del nuovo ministro generale dell’Ordine, presieduta dal
card. José Saraiva Martins. L’assemblea dei membri della comunità si svolge ogni sei
anni e rappresenta per l’ordine, presente in 110 paesi, un momento importante di incontro
e riflessione. Questa mattina il capitolo è stato presentato alla stampa presso la
Curia Generale dei frati minori a Roma Sulle origini del Capitolo si sofferma, al
microfono di Paolo Ondarza, il ministro generale uscente dei frati minori,
padre José Rodriguez Carballo:
R. - Nel
1221, San Francesco volle radunarsi, incontrare tutti i frati – secondo le fonti erano
cinquemila – presso la Porziuncola. Da quel momento, noi Frati Minori ogni sei anni
celebriamo il cosiddetto Capitolo di Pentecoste che, prima di tutto, è un incontro
di fratelli per vivere veramente insieme il dono più bello che abbiamo ricevuto, dopo
la vita e dopo la fede: cioè è il dono della vocazione francescana. Ma allo stesso
tempo è un momento forte per analizzare lo stato dell’Ordine. Il Capitolo deve essere,
per l’Ordine, una nuova Pentecoste: è lo Spirito che guida l’Ordine, e questo ci da
anche una certa sicurezza di fronte al futuro. D. – Lei lo ha
sottolineato: il vostro, è il primo Ordine missionario e la vostra missione si svolge
su due fronti, tra cristiani – i vicini – e i lontani, i non cristiani … R.
– E’ vero che le sfide sono diverse, ma c’è un elemento che è importantissimo, sia
per l’evangelizzazione dei vicini che per l’evangelizzazione dei lontani: è la testimonianza
della propria vita. E’ significativo che, quando San Francesco parla dell’evangelizzazione
tra saraceni ed altri “infedeli”, dice: “Prima di tutto, i frati vadano e si comportino
come cristiani e poi, se a Dio piacerà, annuncino anche con la parola il Vangelo”.
Penso ad esempio al Marocco: noi siamo lì come presenza di Chiesa, fondamentalmente
per servire i musulmani; ma anche in Terra Santa, in Pakistan, in Indonesia, in Sudan
… la nostra una presenza è fatta molte volte di silenzio, non di parole: non possiamo
predicare, ma possiamo evangelizzare. Come? Trasmettendo con la nostra vita i valori
del Vangelo. D. – Talvolta, chi è scettico sull’efficacia del
dialogo, soprattutto interreligioso, teme che questo possa svolgersi a senso unico
… R. – Ci piacerebbe avere una corrispondenza dell’altra parte.
Però, Gesù nel Vangelo dice: “Quello che avete ricevuto gratis, datelo gratis!”. Allora,
se c’è corrispondenza anche visibile, palpabile – “Laudato sii, mi Signore!”, direbbe
Francesco. Ma se non c’è, diciamo ugualmente “Lodato sii, mio Signore!”. Questo,
io posso dire che lo trovo realizzato nei luoghi in cui si trovano tanti nostri confratelli,
in situazioni veramente umanamente difficilissime, dove non c’è una risposta umana
a tanto sacrificio … Ma, chissà, come si dice, il Signore scrive diritto con linee
storte … D. – Lei faceva riferimento anche a quanto detto da
Benedetto XVI: Francesco è un uomo che purtroppo a volte viene strumentalizzato, politicizzato
… R. – Francesco è soprattutto un credente. A volte viene raffigurato
o presentato come un rivoluzionario sociale, politico … no. Francesco è un rivoluzionario
del Vangelo. Certo: se uno prende sul serio il Vangelo, non può lasciare le situazioni
umane così come stanno. Però, il punto di partenza deve essere sempre l’incontro con
Cristo. Cristo cambia il cuore. Se non c’è il cambiamento di cuore, facilmente si
cade nell’ideologia, e l’ideologia – a mio parere – è molto pericolosa perché facilmente
uccide i valori. L’ideologia sono idee che oggi sono e domani non sono. Gesù invece
è lo stesso ieri, oggi e sempre, e i valori del Vangelo non conoscono caducità.