Mezzo milione di contatti dopo il primo giorno sul web di "Pope2you" il portale vaticano
pensato per i giovani
Da ieri, la Chiesa ha spostato in avanti la linea della sua presenza lungo la mutevole
frontiera del web. Centinaia di migliaia di contatti e migliaia di “cartoline” virtuali
con l’immagine di Benedetto XVI e un suo pensiero sono state inviate attraverso il
nuovo portale “Pope2you”, lanciato ufficialmente ieri dal Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali all’interno di Facebook, il social network che conta 200 milioni
di iscritti. Il “target” del sito - plurilingue e supportato dai principali media
vaticani - sono i giovani di tutto il mondo. L’obiettivo: creare una piattaforma di
dialogo e di amicizia con quella che il Papa chiama “generazione digitale”. Il mini-portale
è stato aperto alla vigilia della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali di
domenica prossima. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il coordinatore,
don Paolo Padrini della Cei:
R. - La novità
di “Pope2you” è quella di porsi in una dimensione di relazione con i giovani, facendo
sperimentare loro la possibilità, nel web, non solo di trasferire informazioni o di
vivere momenti superficiali, ma anche di creare una comunità di appartenenza, di partecipazione
a quella che è la Chiesa, attraverso una vicinanza che si fa sempre più stretta con
il Santo Padre.
D. - Accedere al “profilo” del Papa
su Facebook è un po’ la notizia che ha fatto il giro del mondo. Dopo un giorno dall’avvio
di “Pope2you”, qual è stato il risultato dei contatti?
R.
- Il risultato dei contatti è stato un risultato enorme. Solo nella prima giornata
di ieri sono state inviate - tra il sito “Pope2you” direttamente, e tramite Facebook
- un totale di quasi 10 mila cartoline, senza contare i numeri dei visitatori unici
- molte decine di migliaia - e dei contatti alla pagina di “Pope2you” che hanno superato,
nella sola giornata di ieri, il mezzo milione. Una precisazione: quello che è su Facebook
non è un profilo, ma è uno spazio di condivisione perché, ovviamente, il Papa non
ha bisogno di un profilo nel quale presentarsi e non ha neanche bisogno di un profilo
nel quale creare un dialogo “uno a uno” con i suoi fedeli. Il dialogo con lui è un
dialogo incardinato nelle nostre realtà quotidiane di scuola, di lavoro, di parrocchia.
è stimolato da lui ma poi si concretizza nella condivisione con i nostri amici della
rete.
D. - Lei, don Paolo, è un profondo conoscitore
di quelle che il Papa definisce nuove relazioni digitali. Quali sono secondo lei i
pregi e i difetti di uno scenario del quale è praticamente impossibile fissare dei
confini?
R. - Parto dai difetti, per arrivare ai
pregi. C’è un grande difetto, o meglio un rischio più che un difetto, ed è legato
al fatto che questi strumenti modificano il nostro modo di relazionarci con le persone.
Se questi strumenti diventano gli unici strumenti utilizzati - in Giappone ci sono
notizie di malattie legate ad un utilizzo compulsivo dello strumento - rischiano di
modificare negativamente la nostra relazione con gli altri. Comunque rimane una multirelazione,
perché noi siamo multimediali per vocazione e per struttura umana. Gli elementi positivi
sono come potenzialità insite in questi strumenti. Per esempio, Facebook ci ha rimesso
in bocca la parola “amicizia”. Noi sappiamo, come cristiani, che possiamo dire qualcosa
di importante sulla parola amicizia e il Papa ce lo indica chiaramente nel suo messaggio.
E questo credo sia anche il valore aggiunto di “Pope2you”: far sperimentare davvero
come uno strumento che tutti usano - come Facebook o come lo sono anche gli altri
strumenti che noi proponiamo - possa diventare uno strumento anche utile per vivere
bene la nostra esperienza multimediale.
D. - In che
modo vengono formate le nuove generazioni di sacerdoti e di laici, che devono e dovranno
interagire con questo mondo?
R. - Il discorso è ovviamente
complesso, perché naturalmente i grandi mutamenti tecnologici richiedono una grande
preparazione e conoscenza degli strumenti stessi. La cosa più importante, dopo la
conoscenza degli strumenti, è sicuramente la strutturazione, secondo me, di una forte
identità. Paradossalmente, più andiamo nell’era digitale, più noi come uomini dobbiamo
strutturarci con un forte spessore umano. Questa è un’idea che secondo me è da costruire,
perché non è detto poi che si conoscano effettivamente questi strumenti, che spesso
vengono invece utilizzati in modo molto superficiale.
D.
- La Chiesa sta conquistando sempre nuovi spazi di annuncio in territori certamente
inusuali: da Youtube all’i-Phone, per giungere ora al portale che lei dirige. Si possono
intravedere, secondo lei, le prospettive di questa nuova frontiera dell’evangelizzazione?
R.
- Diciamo che dai tempi in cui chiamava i migliori pittori per affrescare le sue chiese,
la Chiesa ha sempre cercato di comunicare al meglio il suo messaggio. La Chiesa lo
ha fatto nel mondo del cinema, in cui è stata avanguardista, la Chiesa l’ha fatto
nel mondo della televisione, della radio: pensiamo a Marconi, pensiamo alla Radio
Vaticana. La prospettiva allora è questa: a prescindere da come si evolveranno gli
strumenti, la Chiesa sarà sempre in grado, perché maestra di umanità, di portare con
questi strumenti una lettura attenta, serena e nello stesso tempo anche una lettura
propositiva.