Con forti divergenze tra le parti si è chiuso oggi, nell’estremo oriente russo, il
23.mo vertice tra la Russia e l’Unione Europea, dopo quello di Nizza del 15 novembre
scorso. Il servizio di Anna Villani:
Restano
alcuni nodi importanti, che vanno dalla sicurezza energetica alla politica commerciale,
fino alla recente partnership orientale della Ue con sei ex Repubbliche sovietiche,
che Mosca teme possa trasformarsi in una alleanza antirussa. Dall’Unione Europea la
disponibilità a prendere in considerazione le proposte russe in merito alle forniture
di energia, mentre Mosca ha rifiutato di concedere rassicurazioni contro nuove crisi
del gas con Kiev, scaricando eventuali responsabilità sull'insolvenza ucraina. Medvedev
ha invitato la Ue in particolare a definire un prestito bancario a garanzie delle
forniture. “Se stiamo parlando di prestiti, lasciateci aiutare l'Ucraina a mettere
insieme una rilevante quantità di denaro”, ha detto il presidente russo. Inoltre,
nessun passo in avanti nel vertice russo-europeo di Khabarovsk sul fronte della sicurezza.
Al di là delle dichiarazioni di interesse da parte dell’Unione Europea, la proposta
russa di un nuovo Trattato europeo in materia non ha registrato passi avanti. Medvedev
non ha comunque rinunciato a rilanciarla. Nella conferenza finale, la Georgia è stata
solo citata tra i temi discussi, ma nessuno dei leader è entrato nel merito. L'alto
rappresentante Ue per la politica estera, Javier Solana, ne aveva parlato brevemente,
ribadendo la posizione (negativa) della Ue sul riconoscimento da parte della Russia
delle due regioni georgiane separatiste dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia. In definitiva,
nel summit tenutosi nell’estremo oriente russo - detto "Eldorado" per la natura selvaggia
e seguito da oltre 300 giornalisti di più di 20 Paesi - si è discusso di rinnovo della
partnership con la Ue, energia, sicurezza, crisi economica e questioni internazionali:
in parrticolare, rapporti con Iran, Afghanistan, Pakistan, Medio Oriente, Moldova
e Georgia.