La Chiesa irlandese: dolore e vergogna per gli abusi sui minori negli istituti gestiti
da religiosi
Vasta eco sulla stampa internazionale al Rapporto - reso noto ieri pomeriggio - della
Commissione governativa irlandese che ha indagato sugli abusi - perpetrati tra la
fine degli anni ’30 la fine degli anni ’70 - in alcune scuole ed istituti gestiti
da religiosi, che accoglievano minori in difficoltà. Questa inchiesta è “un passo
atteso e importante nell’accertamento della verità” perché tali fatti non ripetano
più, ha commentato il cardinale Sean Brady, primate d’Irlanda. Il servizio di Paolo
Ondarza:
“Un periodo
oscuro del passato”. Il cardinale Sean Brady, primate d’Irlanda definisce così gli
anni in cui – secondo il rapporto della Commissione voluta dal governo di Dublino
– si perpetrarono abusi in istituti ed orfanotrofi statali e religiosi in Irlanda.
Il porporato saluta con favore il rapporto perché finalmente rende giustizia alle
vittime, spesso orfani, “bambini vulnerabili”.
Il
rapporto, lungo 3.500 pagine e costato 70 milioni di euro e quasi 10 anni di lavoro,
è stato realizzato da una commissione voluta nel 1999 dal governo di Dublino: circa
2.500 le testimonianze raccolte tra gli allievi di istituti che fino agli anni ’70
hanno ospitato orfani, minori condannati per reati diversi e figli di famiglie alle
prese, in genere, con problemi di alcolismo. Dunque situazioni di degrado ed emarginazione
in istituti statali gestiti da commissioni miste in cui lavoravano anche congregazioni
religiose.
L’inchiesta denuncia gravi negligenze
nel trattamento dei minori e abusi sessuali, fisici, emotivi. L’abuso sessuale – è
spiegato – avvenne prevalentemente negli istituti maschili. Inoltre – secondo il documento
– le autorità religiose “sapevano”, ma non hanno ascoltato le denunce. L’inchiesta
è – secondo il cardinale Brady – “un catalogo vergognoso di crudeltà”, “crudeltà”
che i minori hanno subito anche da chi avrebbe dovuto occuparsi di loro in nome di
Cristo. L’auspicio dei vescovi irlandesi è che il rapporto possa guarire le ferite
delle vittime: la Chiesa cattolica – si legge nella nota del cardinale Brady – farà
tutto il necessario per rendere i luoghi religiosi, luoghi sicuri per i bambini. “Non
è un rapporto da archiviare nello scaffale – dichiara l’arcivescovo di Dublino, mons.
Diarmuid Martin – le vicende e i terribili abusi esposti sono rivoltanti. Ammirevole
il coraggio delle vittime nel raccontare quanto subito”.
“Le
istituzioni ecclesiali – scrive ancora il presule – dovrebbero seriamente esaminare
il processo di svilimento dei loro ideali con la pratica sistematica di abusi”. Sotto
accusa in particolare le Congregazioni delle Suore della Misericordia e dei Fratelli
Cristiani. In una nota questi ultimi chiedono perdono a tutte le vittime “per le terribili
e deplorevoli azioni dovute ad alcuni fratelli o all’inerzia di tutta la Congregazione”.
Si chiede inoltre perdono a tutti coloro che, pur avendo denunciato, non sono stati
ascoltati. Di “duro colpo” per la Chiesa irlandese parla Micheal Kelly, vicedirettore
del “The Irish Catholic”, il più importante settimanale cattolico in Irlanda. Un “duro
colpo” anche per i tanti fedeli che negli ultimi anni hanno visto vacillare la fiducia
nella Chiesa”. La Chiesa irlandese – spiega ancora Kelly – sta preparando due rapporti:
uno sulle accuse di abusi sessuali rivolte a sacerdoti nell’arcidiocesi di Dublino
(la più grande in Irlanda), l’altro sul malfunzionamento delle indagini sugli abusi
sessuali nella diocesi di Cloyne. Soddisfazione per la pubblicazione del Rapporto
è stata espressa da “Barnardos”, l’associazione che in Irlanda si occupa della tutela
dei diritti dei minori, vittime di abusi: “Il documento possa ridare speranza alle
vittime e faccia finalmente verità su un periodo vergognoso del nostro passato in
cui – si legge sul sito della ong – ci siamo coperti gli occhi di fronte alla sofferenza
di tanti bambini”.
Il dolore e la vergogna della Chiesa universale di fronte
- in particolare a casi di abuso sessuali - sono state espresse dal Papa incontrando
negli anni scorsi i presuli irlandesi, statunitensi e australiani investiti da inchieste
nei loro Paesi, che hanno coinvolto numerosi esponenti ecclesiali. Il servizio di
Roberta Gisotti:
“E’ importante
stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte
ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano
pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti
da questi crimini abnormi”. Questo il mandato che Benedetto XVI aveva affidato ai
vescovi irlandesi incontrandoli in Vaticano durante la visita ad Limina, nell’ottobre
del 2006. Si riferiva il Papa in particolare ai “molti casi dolorosi di abusi sessuali
sui minori”, “ancor più tragici quando a compierli è un ecclesiastico”, di cui i presuli
irlandesi nell’esercizio del loro ministero pastorale hanno dovuto rispondere negli
ultimi anni.
Il dolore e la vergogna della Chiesa
universale di fronte a tali tragici avvenimenti erano stati poi esplicitati da Benedetto
XVI durante il viaggio verso gli Stati Uniti nell’aprile del 2008. “Mi riesce difficile
comprendere – aveva detto parlando ai giornalisti sull’aereo papale – come sia possibile
che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare
sollievo, di portare l’amore di Dio” a dei bambini. “Provo vergogna”, aveva detto,
assicurando tutto l’impegno possibile per evitare il ripetersi di tali fatti. Quindi
aveva sollecitato “una riposta determinata e collettiva” nella Chiesa e nella società,
operando giustizia, escludendo i pedofili dal ministero sacerdotale, discernendo severamente
i candidati al sacerdozio e sostenendo adeguatamente le vittime. “Nessuna mia parola
– aveva detto il Papa ai vescovi statunitensi - potrebbe descrivere il dolore e il
danno recati da tale abuso” alle vittime e a tutta la comunità ecclesiale. Per questo
- aveva chiesto prima di ripartire dagli Stati Uniti – di pregare tutti per “un tempo
di purificazione” e “di guarigione”.
Su questi gravi
“misfatti”, che vanno condannati “in modo inequivocabile”, il Papa era tornato a parlare
nel viaggio apostolico in Australia, lo scorso luglio, perché la Chiesa – aveva ribadito
- sappia riconciliare, prevenire, aiutare e riconoscere le colpe. Benedetto XVI mostrava
ancora una volta sollecitudine verso le vittime, alcune delle quali aveva voluto incontrare
personalmente, cosi come aveva già fatto negli Stati Uniti, per ascoltare la loro
storia ed unirsi a loro nella preghiera.