L'arcivescovo di Milano Tettamanzi invita a non umiliare la dignità dei migranti
“È l’individualismo a minare la solidarietà. Questa forma di solitudine genera in
sequenza paura, chiusura, rifiuto dell’altro, specie se portatore di una diversità.
Come purtroppo accade verso gli immigrati”: lo ha detto il cardinale di Milano Dionigi
Tettamanzi in una lunga intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera e ripresa
dall'agenzia Misna nella quale il porporato affronta problemi e speranze della città
e durante la quale ha più volte parlato di solidarietà, carità, attenzione verso i
più deboli, con particolare riferimenti ai migranti. “C’è una fatica della nostra
società a confrontarsi con l’immigrazione – ha aggiunto il Cardinale - una realtà
che è un problema ma che resta un'opportunità. È all’immigrazione che Milano deve
non poco della sua fortuna: questa città è frutto di ripetuti e successivi processi
di integrazione. È una memoria da recuperare, una memoria che è incarnata anche dalla
sapienza biblica nel libro del Levitico: 'Tratterete lo straniero, che abita fra voi,
come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri'”.
Interrogato sulle modalità con cui attuare una politica dell’accoglienza nella legalità,
il cardinale di Milano risponde: “Occorre intervenire per regolare doverosamente il
fenomeno migratorio, garantendo la legalità, attivandosi di concerto con le altre
nazioni e le istituzioni sovranazionali, sempre nel rispetto dell’inviolabile dignità
di ogni persona. Una dignità spesso umiliata nei paesi d’origine degli immigrati:
non possiamo dimenticare da quali condizioni fuggono coloro che bussano alle nostre
porte. La politica deve muoversi — ma qui le lacune sono evidenti — sul piano della
progettazione, per immaginare e realizzare modelli di convivenza e di integrazione,
aggregando tutte quelle forze sociali, culturali, educative, istituzionali che ne
hanno competenza. Chiesa compresa”. (R.P.)