“Race for the Cure”: oggi a Roma l’ottava edizione della Maratona contro il tumore
al seno
In Italia, il tumore al seno provoca ogni anno la morte di 11 mila donne. La patologia
resta la principale causa di morte per le donne dopo i 40 anni, anche se negli ultimi
dieci il tasso di mortalità si è ridotto e nel 90% dei casi, con una diagnosi precoce,
si arriva alla piena guarigione. Per sensibilizzare contro questa problematica, si
svolge oggi a Roma l’ottava edizione della “Race for the Cure”. una mini-maratona
di 5 km. per la raccolta fondi in favore della lotta contro il tumore al seno. Eliana
Astorri ha sentito il prof. Riccardo Masetti, responsabile del dipartimento
senologico del Gemelli e presidente della Komen Italia, che nei giorni scorsi, insieme
con la Regione Lazio e il Gemelli, ha dato vita al progetto "Villaggio itinerante
per la prevenzione secondaria dei tumori al seno", un sistema di unità mobili alle
quali le donne hanno potuto rivolgersi per una diagnosi:
R. – Ma anche
oltre il 90 per cento, soprattutto se la diagnosi è precoce. Se riusciamo a trovare
lesioni che siano non più grandi di cinque, sei millimetri, si riesce a guarire con
interventi poco invasivi, appunto in oltre il 90 per cento dei casi. D.
– Questo successo, quanto è dovuto alla prevenzione e quanto alle nuove terapie? R.
– Sicuramente le nuove terapie aiutano, siamo in un periodo di grande fermento nella
ricerca e quindi ci sono continuamente nuove acquisizioni che stanno pian piano spianando
la strada all’identificazione di terapie sempre più efficaci, meno tossiche e meno
invasive. A questo risultato però, contribuisce molto anche la maggiore cultura della
diagnosi precoce che è una degli obiettivi della nostra associazione. D.
– La prevenzione ormai fa parte della cultura di ogni donna ma questo di più al Nord
e poi diminuendo, man mano che si va verso l’Italia meridionale. Lì c’è ancora resistenza
ad andare dal medico per controlli di questo tipo? R. – Sì ma
la resistenza c’è anche tra le persone che conoscono bene le norme di prevenzione
e che poi, per qualche motivo, non le mettono in pratica. Di solito il motivo più
frequente per questa asintonia, è il fatto che le donne hanno paura di scoprire qualcosa.
Questa paura va veramente combattuta e esattamente rovesciata perché ognuno deve guardare
alla prevenzione come un’arma di protezione della propria salute perché se c’è un
problema, è bene saperlo subito in modo che si possa risolvere in maniera più semplice
e più efficace. D. – Questa maratona, ogni anno, ha sempre più
donne che vi partecipano ma la novità è che sta crescendo il numero di uomini che
solidarizzano… R. – Sì, è una manifestazione per tutta la famiglia.
Il punto di forza è che sono le donne che si sono confrontate con questa malattia,
che scendono in campo e che lanciano loro stesse un messaggio sull’importanza della
diagnosi precoce. E questo messaggio, quando è da una donna ad un’altra, arriva in
maniera molto più forte che se fosse un medico a lanciarlo. L’altra cosa bella è che
è un momento in cui tutti quanti esprimono il loro affetto e la loro solidarietà a
queste donne così coraggiose. Io credo che anche gli uomini possono svolgere un ruolo
molto importante quando una donna si trova ad affrontare un tumore al seno, per stargli
accanto ed essere il ‘capitano’ – diciamo - della loro squadra di supporto. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)