Pakistan: cristiani, musulmani, indù e sikh pregano per la pace
Fedeli musulmani, cristiani, indù e sikh esprimono una condanna unanime per le violenze
compiute dai talebani in Pakistan. “Attivisti e società civile hanno dato vita a diverse
iniziative – spiega il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, ad AsiaNews – e
questo sta a dimostrare che la società civile alza la propria voce contro la ‘talebanizzazione’
del Pakistan”. Il presule ricorda poi che di recente ha partecipato ad un incontro
interconfessionale, promosso da organizzazioni non governative locali, al quale hanno
partecipato cristiani, musulmani, indù, e sikh. Tutti hanno condannato le “violenze
compiute dai talebani” e ribadito “il sostegno all’esercito governativo”. In questi
giorni il Pakistan deve affrontare l’esodo di massa più grande dal 1947, anno della
sua fondazione. L’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) riferisce che più di 834
mila civili hanno lasciato la valle di Swat per sfuggire alle violenze. La scorsa
settimana le forze governative hanno lanciato un’offensiva contro le milizie fondamentaliste
nella valle di Swat. Gli estremisti sono accusati di aver violato l’accordo che prevedeva
l’introduzione della legge islamica in cambio della tregua. All’introduzione della
sharia è seguita una drammatica campagna contro le minoranze. Migliaia di persone
hanno abbandonato Mingora, la città più importante della valle di Swat, e i vicini
distretti di Kanju e Kabal, approfittando della sospensione del coprifuoco decisa
dai vertici militari. Fra le persone in fuga, vi sono anche 60 famiglie cristiane,
sfuggite alle persecuzioni dei fondamentalisti. Secondo fonti dell’esercito pachistano,
nelle ultime ore sono stati uccisi 124 talebani e 9 soldati. Il bilancio complessivo,
ancora provvisorio, è di almeno 870 morti fra gli estremisti islamici e 45 tra i
soldati governativi. (A.L.)