Benedetto XVI ai vescovi del Perù: la carità della Chiesa non trascuri nessun emarginato
e testimoni la gioia dell'essere cristiani
Siate immagine dell’unità della Chiesa e testimoni di una carità missionaria, che
arriva ai poveri dei villaggi più remoti o a chi è preda di piaghe sociali come la
droga. Sono alcune delle indicazioni che Benedetto XVI ha dato questa mattina in udienza
ai vescovi del Perù, impegnati dall’inizio del mese nella visita ad Limina
in Vaticano. Oggi pomeriggio, i presuli latinoamericani si troveranno per una celebrazione
nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
Un disoccupato,
un contadino ridotto in miseria, un tossicodipendente sono, per un cristiano, fratelli
da accostare e ai quali porgere, tra le pieghe dei loro drammi umani, il tocco dell’amore
di Dio e il conforto che esso porta con sé. E’ questa la carità di una Chiesa dinamica,
che i vescovi latinoamericani hanno affermato di voler rilanciare avviando ad Aparecida
la “Missione continentale”. Benedetto XVI ha riconosciuto l’impronta di quella scelta
nei programmi pastorali della Chiesa peruviana e ne ha sollecitato i vescovi a essere
i primi a “plasmare la propria vita con il Vangelo, in modo da creare le comunità
cristiane di intensa vita cristiana”. E osservando: “Ciertamente,
una Iglesia en misión relativiza… Certo, una Chiesa in missione relativizza
i problemi interni e guarda con speranza ed entusiasmo al futuro. Si tratta di rilanciare
lo spirito missionario, non tanto per timore del futuro, ma perché la Chiesa è una
realtà dinamica e il vero discepolo di Cristo gioisce nel trasmettere agli altri la
Parola divina e nel condividere con loro l'amore che scaturisce dal suo costato aperto
sulla croce”. Lo sguardo sociale del Papa, che mai manca
nei suoi discorsi ai vescovi di ogni Paese, si è soffermato su quelle situazioni di
disagio che con realismo erano state tratteggiate in precedenza, nel suo indirizzo
di saluto al Pontefice, dal presidente dei vescovi peruviani, l’arcivescovo di Trujillo,
Héctor Miguel Cabrejos Vidarte. Questi aveva parlato della povertà che affligge il
Perù per il 40% della popolazione e che diventa “povertà estrema” per il 14, specie
nelle zone rurali. E’ qui, ha osservato Benedetto XVI, che la carità della Chiesa
deve farsi incisiva:
“Pienso ahora, sobre todo,
en los peruanos… Attualmente, penso in particolare ai peruviani che
patiscono la mancanza di lavoro, di un'adeguata istruzione e di cure sanitarie, o
di coloro che vivono nelle periferie delle grandi città e in zone remote. Penso, inoltre,
a coloro che sono caduti nel vortice della droga o della violenza. Non possiamo ignorare
questi nostri fratelli più deboli e amati da Dio, tenendo sempre presente che a spingerci
è la carità di Cristo”. Carità che deve raggiungere anche
quei fratelli che talvolta, ha indicato il Papa, “per essere poco valorizzati o insufficientemente
curati nei loro bisogni spirituali e materiali, cercano in altre esperienze religiose
risposte alle proprie inquietudini”. Esortando l’episcopato peruviano a “regolari
visite pastorali alle comunità cristiane, anche alle più remote e umili”, a “un’accurata
preparazione della predicazione” e a dedicare “paterna attenzione” al clero e a tutte
le forze ecclesiali, Benedetto XVI ha invitato i vescovi a coltivare con intensità
il vincolo reciproco dell’“l’affetto collegiale”:
“La
experiencia non dice, sin embargo, que esta unidad… L'esperienza
ci dice, tuttavia, che questa unità non è mai definitivamente raggiunta e che si deve
costruire e migliorare costantemente, senza arrendersi alle difficoltà oggettive e
soggettive, al fine di mostrare il vero volto della Chiesa Cattolica, una e unica”.