Le sfide sociali più urgenti al centro dell’incontro di 29 movimenti ecclesiali al
Pontificio Consiglio per i Laici. Intervista con mons. Clemens
Crisi economico-finanziaria e crisi etica: presso il Pontificio Consiglio per i Laici,
a Roma, si è parlato oggi delle più importanti sfide della società. Partecipano all’incontro
i rappresentanti di 29 movimenti ecclesiali, che mettono a confronto le loro diverse
esperienze nel mondo del laicato. Fausta Speranza ha chiesto a mons. Josef
Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, una riflessione sulle
sfide che comporta la crisi:
R. - La prima
cosa è rendersi conto della dimensione etica. Si capisce che non esiste una realtà
umana senza il legame etico, per così dire. Anche i grandi finanzieri che hanno creato
questa situazione hanno capito, o devono capire, che esiste questa dimensione. Anche
il mondo finanziario non è solo un qualcosa di automatico che funziona secondo certe
regole del mercato finanziario, ma c’è sempre di mezzo l’uomo. L’uomo può agire bene,
vedendo il bene dell’altro o il bene della società, e può anche agire solo per se
stesso, per il bene proprio, per la propria industria, per la propria banca. Adesso
abbiamo sotto gli occhi il grandissimo problema che vive il mondo finanziario, frutto
di molti fattori ma anche della volontà dell’uomo che ha agito male. D.
- Il messaggio di sempre della Chiesa è quello di mettere la persona al centro di
tutte le dinamiche sociali. In questo momento, la Chiesa che cosa chiede ai laici? R.
- Chiede che riflettano bene, profondamente, su questi problemi e si chiedano poi:
“Cosa posso fare io?”. Una delle cose possibili da fare è unirsi come stiamo facendo
adesso nel nostro piccolo incontro: unire le forze per capire, ma anche avere il coraggio
di parlare pubblicamente, non solo tra di noi, ma di parlare ad extra. Mi sembra
questo un momento in cui la fede cristiana ha molto da dire. Non sono solo parole
che possono fare da ornamento a decisioni e regole del mercato, ma è un messaggio
che può cambiare profondamente la realtà economica, perché il cristianesimo vede l’altro
e vede il bene dell’altro. Il presupposto è l’amore, per così dire, applicato e null’altro. D.
- Nella realtà dei laici fedeli al credo cristiano, c’è quella forte dei movimenti
ecclesiali. Hanno un ruolo particolare… R. – Certamente noi
siamo riuniti qui come movimenti. Sono 29 i movimenti internazionali presenti nel
nostro Consiglio. Hanno capito che ci vuole prima la riflessione comune e poi anche
l’azione comune, per dimostrare che sono membri attivi della Chiesa e che la Chiesa
vuol dare il suo contributo. D. - Mons. Clemens, che cosa l’ha
colpita degli interventi finora da parte di alcuni laici? R.
- Abbiamo ascoltato una testimonianza sull’Africa. Ci sono persone che vivono realtà
particolari e constatano che i problemi sono grandi e che non si può andare avanti
così: dimenticando l’altro o dimenticando grandi aree del mondo dove si soffre di
più. Quando noi, che viviamo nel benessere, soffriamo un momento di crisi dobbiamo
ricordarci che quelli che in un certo senso dipendono dai nostri mercati e dipendono
dai nostri aiuti soffrono certamente di più.