Il lungo appello del Papa per la pace tra i popoli e tra le fedi, primo "ricordo"
del pellegrinaggio appena concluso
La fine di un pellegrinaggio ricco di avvenimenti e di particolare intensità spirituale,
come quello compiuto da Benedetto XVI sui luoghi della salvezza cristiana, porta con
sè un intreccio di immagini, parole, sentimenti che hanno bisogno di essere ordinati
e compresi nella loro reale portata. Il nostro inviato in Terra Santa, Roberto
Piermarini ripercorre gli istanti principali di una cronaca ancora fresca, ma
densa di eventi destinati a restare nella memoria:
Cosa rimarrà
di questo pellegrinaggio del Papa in Terra Santa? L’invocazione
alla pace a Nazareth con tutti i leader religiosi che si tengono per mano cantando
“salam shalom” o l’emozione al Mausoleo dell’Olocausto a Gerusalemme? La preghiera
al Muro del Pianto o la visita ai profughi palestinesi ai piedi del Muro di separazione?
La commozione al Sepolcro e al Golgota o l’abbraccio al bimbo prematuro nell’ospedale
di Betlemme? Immagini che quando saranno consumate dal tempo, lasceranno il posto
alle parole profetiche di questo Papa, che non si è risparmiato ai rischi di strumentalizzazioni,
in una Terra dilaniata da odii e rancori tra israeliani e palestinesi. Ed a loro ha
riaffermato all’esistenza di due Stati che possano vivere in pace e sicurezza. Il
Muro di separazione costruito da Israele contro il terrorismo è un segno di muri molto
più profondi costruiti nel cuore degli uomini. Il Papa ha affermato che sono queste
le barriere più difficili da rimuovere. L’opinione pubblica
israeliana ha atteso con ansia la sua visita al Mausoleo dell’Olocausto a Gerusalemme
in ricordo dei sei milioni di ebrei barbaramente uccisi durante il nazismo. Lì ha
sostato in silenzio: “Un silenzio per ricordare - ha detto il Pontefice - un silenzio
per sperare”. Non ha parlato da “Papa tedesco” – come lo hanno definito alcune frange
estremiste israeliane - ma da Pastore della Chiesa universale che rivolge un appello,
a vigilare per “sradicare dal cuore dell’uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie
simili a questa”. In questa Terra che “Dio scelse come patria”, Benedetto XVI ha invitato
ebrei, cristiani e musulmani ad attingere alle ricchezze delle proprie tradizioni
religiose, per prendere coscienza che i problemi di oggi in Terra Santa, non si risolveranno
senza la conoscenza e la fiducia reciproca. E se vorranno convivere in serenità, anche
i cristiani sono chiamati a superare divisioni e differenze, a non lasciare questa
Terra - ha continuamente ripetuto loro - a rimanere un piccolo gregge che faccia presente
il corpo vivo di Cristo. In questo pellegrinaggio appena concluso,
rimane il grido incessante di questo Papa che in ogni luogo, in ogni circostanza ha
invocato la pace: pace che è dono di Dio, pace per tutti gli uomini che abitano questa
Terra che affascina e addolora, ma che è benedetta e amata da Dio.