Cristo è risorto! Il grido del Papa al Santo Sepolcro: qui è cambiata la storia, l'amore
è più forte della morte
Cristo è risorto! E’ il grido lanciato oggi al mondo da Benedetto XVI davanti alla
Tomba vuota di Gesù, nella Basilica del Santo Sepolcro. “Qui – ha detto il Papa -
la storia dell’umanità fu definitivamente cambiata. Il lungo dominio del peccato e
della morte venne distrutto dal trionfo dell’obbedienza e della vita; il legno della
croce svela la verità circa il bene e il male; il giudizio di Dio fu pronunciato su
questo mondo e la grazia dello Spirito Santo venne riversata sull’umanità intera.
Qui Cristo, il nuovo Adamo, ci ha insegnato che mai il male ha l’ultima parola, che
l’amore è più forte della morte, che il nostro futuro e quello dell’umanità sta nelle
mani di un Dio provvido e fedele. La tomba vuota ci parla di speranza, quella stessa
che non ci delude, poiché è dono dello Spirito della vita (cfr Rm 5,5). Questo è il
messaggio che oggi desidero lasciarvi, a conclusione del mio pellegrinaggio nella
Terra Santa”. Poi ha aggiunto: “La Chiesa in Terra Santa, che ben spesso ha sperimentato
l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del
luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama. Il Vangelo ci dice
che Dio può far nuove tutte le cose, che la storia non necessariamente si ripete,
che le memorie possono essere purificate, che gli amari frutti della recriminazione
e dell’ostilità possono essere superati, e che un futuro di giustizia, di pace, di
prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo e donna, per l’intera famiglia
umana, ed in maniera speciale per il popolo che vive in questa terra, così cara al
cuore del Salvatore”. Ecco il testo integrale del discorso del Papa:
Cari
Amici in Cristo, l’inno di lode che abbiamo appena
cantato ci unisce alle schiere angeliche ed alla Chiesa di ogni tempo e luogo – “il
glorioso coro degli Apostoli, la nobile compagnia dei Profeti e la candida schiera
dei Martiri” – mentre diamo gloria a Dio per l’opera della nostra redenzione, compiuta
nella passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Davanti a questo Santo Sepolcro,
dove il Signore “ha vinto l’aculeo della morte e aperto il regno dei cieli ad ogni
credente”, vi saluto tutti nella gioia del tempo pasquale. Ringrazio il Patriarca
Fouad Twal e il Custode, padre Pierbattista Pizzaballa, per le loro gentili parole
di benvenuto. Desidero esprimere alla stessa maniera il mio apprezzamento per l’accoglienza
riservatami dai Gerarchi della Chiesa ortodossa greca e della Chiesa armeno-apostolica.
Con animo grato prendo atto della presenza di rappresentanti delle altre comunità
cristiane della Terra Santa. Saluto il Cardinale John Foley, Gran Maestro dell’Ordine
Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed anche i Cavalieri e le Dame dell’Ordine
qui presenti, con gratitudine per la loro inesauribile dedizione a sostegno della
missione della Chiesa in queste terre rese sante dalla presenza terrena del Signore.
Il Vangelo di san Giovanni ci ha trasmesso un
suggestivo racconto della visita di Pietro e del Discepolo amato alla tomba vuota
nel mattino di Pasqua. Oggi, a distanza di circa venti secoli, il Successore di Pietro,
il Vescovo di Roma, si trova davanti a quella stessa tomba vuota e contempla il mistero
della risurrezione. Sulle orme dell’Apostolo, desidero ancora una volta proclamare,
davanti agli uomini e alle donne del nostro tempo, la salda fede della Chiesa che
Gesù Cristo “fu crocifisso, morì e fu sepolto”, e che “il terzo giorno risuscitò dai
morti”. Innalzato alla destra del Padre, egli ci ha mandato il suo Spirito per il
perdono dei peccati. All’infuori di Lui, che Dio ha costituito Signore e Cristo, “non
vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo
salvati” (At 4,12). Trovandoci in questo santo
luogo e considerando quel meraviglioso evento, come potremmo non sentirci “trafiggere
il cuore” (cfr At 2,37), alla maniera di coloro che per primi udirono la predicazione
di Pietro nel giorno di Pentecoste? Qui Cristo morì e risuscitò, per non morire mai
più. Qui la storia dell’umanità fu definitivamente cambiata. Il lungo dominio del
peccato e della morte venne distrutto dal trionfo dell’obbedienza e della vita; il
legno della croce svela la verità circa il bene e il male; il giudizio di Dio fu pronunciato
su questo mondo e la grazia dello Spirito Santo venne riversata sull’umanità intera.
Qui Cristo, il nuovo Adamo, ci ha insegnato che mai il male ha l’ultima parola, che
l’amore è più forte della morte, che il nostro futuro e quello dell’umanità sta nelle
mani di un Dio provvido e fedele. La tomba vuota
ci parla di speranza, quella stessa che non ci delude, poiché è dono dello Spirito
della vita (cfr Rm 5,5). Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi, a conclusione
del mio pellegrinaggio nella Terra Santa. Possa la speranza levarsi sempre di nuovo,
per la grazia di Dio, nel cuore di ogni persona che vive in queste terre! Possa radicarsi
nei vostri cuori, rimanere nelle vostre famiglie e comunità ed ispirare in ciascuno
di voi una testimonianza sempre più fedele al Principe della Pace. La Chiesa in Terra
Santa, che ben spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare
di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba
vuota proclama. Il Vangelo ci dice che Dio può far nuove tutte le cose, che la storia
non necessariamente si ripete, che le memorie possono essere purificate, che gli amari
frutti della recriminazione e dell’ostilità possono essere superati, e che un futuro
di giustizia, di pace, di prosperità e di collaborazione può sorgere per ogni uomo
e donna, per l’intera famiglia umana, ed in maniera speciale per il popolo che vive
in questa terra, così cara al cuore del Salvatore. Quest’antica
chiesa dell’Anastasis reca una sua muta testimonianza sia al peso del nostro passato,
con tutte le sue mancanze, incomprensioni e conflitti, sia alla promessa gloriosa
che continua ad irradiare dalla tomba vuota di Cristo. Questo luogo santo, dove la
potenza di Dio si rivelò nella debolezza, e le sofferenze umane furono trasfigurate
dalla gloria divina, ci invita a guardare ancora una volta con gli occhi della fede
al volto del Signore crocifisso e risorto. Nel contemplare la sua carne glorificata,
completamente trasfigurata dallo Spirito, giungiamo a comprendere più pienamente che
anche adesso, mediante il Battesimo, portiamo “sempre e dovunque nel nostro corpo
la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale”
(2 Cor 4,10-11). Anche ora la grazia della risurrezione è all’opera in noi! Possa
la contemplazione di questo mistero spronare i nostri sforzi, sia come individui che
come membri della comunità ecclesiale, a crescere nella vita dello Spirito mediante
la conversione, la penitenza e la preghiera. Possa inoltre aiutarci a superare, con
la potenza di quello stesso Spirito, ogni conflitto e tensione nati dalla carne e
rimuovere ogni ostacolo, sia dentro che fuori, che si frappone alla nostra comune
testimonianza a Cristo ed al potere del suo amore che riconcilia. Con
tali parole di incoraggiamento, cari amici, concludo il mio pellegrinaggio ai luoghi
santi della nostra redenzione e rinascita in Cristo. Prego che la Chiesa in Terra
Santa tragga sempre maggiore forza dalla contemplazione della tomba vuota del Redentore.
In quella tomba essa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere
nuovamente ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della
Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una
vita nuova. Come cristiani, sappiamo che la pace alla quale anela questa terra lacerata
da conflitti ha un nome: Gesù Cristo. “Egli è la nostra pace”, che ci ha riconciliati
con Dio in un solo corpo mediante la Croce, ponendo fine all’inimicizia (cfr Ef 2,14).
Nelle sue mani, pertanto, affidiamo tutta la nostra speranza per il futuro, proprio
come nell’ora delle tenebre egli affidò il suo spirito nelle mani del Padre. Permettetemi
di concludere con una speciale parola di incoraggiamento ai miei fratelli Vescovi
e sacerdoti, come pure ai religiosi e alle religiose che servono l’amata Chiesa in
Terra Santa. Qui, davanti alla tomba vuota, al cuore stesso della Chiesa, vi invito
a rinnovare l’entusiasmo della vostra consacrazione a Cristo ed il vostro impegno
nell’amorevole servizio al suo mistico Corpo. Immenso è il vostro privilegio di dare
testimonianza a Cristo in questa terra che Egli ha santificato mediante la sua presenza
terrena e il suo ministero. Con pastorale carità rendete capaci i vostri fratelli
e sorelle e tutti gli abitanti di questa terra di percepire la presenza che guarisce
e l’amore che riconcilia del Risorto. Gesù chiede a ciascuno di noi di essere testimone
di unità e di pace per tutti coloro che vivono in questa Città della Pace. Come nuovo
Adamo, Cristo è la sorgente dell’unità alla quale l’intera famiglia umana è chiamata,
quella stessa unità della quale la Chiesa è segno e sacramento. Come Agnello di Dio,
egli è la fonte della riconciliazione, che è al contempo dono di Dio e sacro dovere
affidato a noi. Quale Principe della Pace, Egli è la sorgente di quella pace che supera
ogni comprensione, la pace della nuova Gerusalemme. Possa Egli sostenervi nelle vostre
prove, confortarvi nelle vostre afflizioni, e confermarvi nei vostri sforzi di annunciare
e di estendere il suo Regno. A voi tutti e a quanti vanno le vostre premure pastorali
imparto cordialmente la mia Benedizione Apostolica, quale pegno della gioia e della
pace di Pasqua.