Nazareth. Il Papa ai cristiani: abbiate il coraggio di essere fedeli a Cristo e restare
in questa terra
“Abbiate il coraggio di essere fedeli a Cristo e di rimanere qui nella terra che Egli
ha santificato con la sua stessa presenza! Come Maria, voi avete un ruolo da giocare
nel piano divino della salvezza, portando Cristo nel mondo, rendendo a Lui testimonianza
e diffondendo il suo messaggio di pace e di unità”: è l’appello lanciato da Benedetto
XVI a Nazareth, nell’omelia per la Celebrazione dei Vespri che si è svolta nel pomeriggio
nella Basilica dell’Annunciazione. “Nello Stato di Israele e nei Territori Palestinesi
– ha detto - i Cristiani formano una minoranza della popolazione. Forse a volte vi
sembra che la vostra voce conti poco. Molti dei vostri amici cristiani sono emigrati,
nella speranza di trovare altrove maggiore sicurezza e migliori prospettive. La vostra
situazione richiama alla mente quella della giovane vergine Maria, che condusse una
vita nascosta a Nazareth, con ben poco per il suo quotidiano quanto a ricchezza e
ad influenza mondana. Per citare le parole di Maria nel suo grande inno di lode, il
Magnificat, Dio ha guardato alla sua serva nella sua umiltà, ha ricolmato di beni
l’affamato. Prendiamo forza dal cantico di Maria”. Il Papa ha parlato del grande mistero
dell’Incarnazione che si è realizzato proprio in questo luogo: prodigio che “continua
a sfidarci ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere
trasformante di Dio, del suo amore per noi, del suo desiderio di essere in comunione
con noi”. Poi ha detto: “Il riflettere su questo gioioso mistero ci dà speranza, la
sicura speranza che Dio continuerà a condurre la nostra storia, ad agire con potere
creativo per realizzare gli obiettivi che al calcolo umano sembrano impossibili. Questo
ci sfida ad aprirci all’azione trasformatrice dello Spirito Creatore che ci fa nuovi,
ci rende una cosa sola con Lui e ci riempie con la sua vita”. Ecco il testo integrale
dell’omelia del Papa:
Fratelli Vescovi, Padre
Custode, cari fratelli e sorelle in Cristo! E’
per me fonte di profonda commozione essere presente con voi oggi proprio nel luogo
dove la Parola di Dio si è fatta carne ed è venuta ad abitare fra noi. Quanto è opportuno
trovarci qui riuniti per cantare la Preghiera dei Vespri della Chiesa, dando lode
e grazie a Dio per le meraviglie che egli ha fatto per noi! Ringrazio l’Arcivescovo
Sayah per le parole di benvenuto, e, tramite lui, saluto tutti i membri della comunità
Maronita qui in Terra Santa. Saluto i sacerdoti, i religiosi, i membri dei movimenti
ecclesiali e gli operatori pastorali venuti da tutta la Galilea. Ancora una volta
rendo lode alla cura dimostrata dai Frati della Custodia, nel corso di molti secoli,
nel provvedere ai luoghi santi come questo. Saluto il Patriarca Latino emerito, Sua
Beatitudine Michel Sabbah, che per più di venti anni ha guidato il suo gregge in queste
terre. Saluto i fedeli del Patriarcato Latino ed il loro attuale Patriarca, Sua Beatitudine
Fouad Twal, così come i membri della comunità Greco-Melchita, qui rappresentata dall’
Arcivescovo Elias Chacour. Ed in questo luogo dove Gesù stesso crebbe fino alla maturità
ed imparò la lingua ebraica, saluto i Cristiani di lingua ebraica, che sono per noi
un richiamo alle radici ebraiche della nostra fede. Ciò
che accadde qui a Nazareth, lontano dagli sguardi del mondo, è stato un atto singolare
di Dio, un potente intervento nella storia attraverso il quale un bambino fu concepito
per portare la salvezza al mondo intero. Il prodigio dell'Incarnazione continua a
sfidarci ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere trasformante
di Dio, del suo amore per noi, del suo desiderio di essere in comunione con noi. Qui
l'eterno Figlio di Dio divenne uomo, e rese così possibile a noi, suoi fratelli e
sorelle, di condividere la sua figliolanza divina. Quel movimento di abbassamento
di un amore che si è svuotato di sé ha reso possibile il movimento inverso di esaltazione
nel quale anche noi siamo elevati a condividere la vita stessa di Dio (cfr Fil 2,6-11).
Lo Spirito che “discese su Maria” (cfr Lc 1,35)
è lo stesso Spirito che si librò sulle acque all'alba della Creazione (cfr Gn 1,2).
Questo ci ricorda che l'Incarnazione è stata un nuovo atto creativo. Quando nostro
Signore Gesù Cristo fu concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale
di Maria, Dio si unì con la nostra umanità creata, entrando in una permanente nuova
relazione con noi e inaugurando una nuova Creazione. Il racconto dell'Annunciazione
illustra la straordinaria gentilezza di Dio (cfr Madre Julian di Norwich, Rivelazioni
77-79). Egli non impone se stesso, non predetermina semplicemente la parte che Maria
avrà nel suo piano per la nostra salvezza, egli cerca innanzitutto il suo assenso.
Nella Creazione iniziale ovviamente non era questione che Dio chiedesse il consenso
delle sue creature, ma in questa nuova Creazione egli lo chiede. Maria sta al posto
di tutta l’umanità. Lei parla per tutti noi quando risponde all'invito dell'angelo.
San Bernardo descrive come l’intera corte celeste stesse aspettando con ansiosa impazienza
la sua parola di consenso grazie alla quale si compì l'unione nuziale tra Dio e l’umanità.
L'attenzione di tutti i cori degli angeli s’era concentrata su questo momento, nel
quale ebbe luogo un dialogo che avrebbe dato avvio ad un nuovo e definitivo capitolo
della storia del mondo. Maria disse: "Avvenga di me secondo la tua parola". E la
Parola di Dio divenne carne. Il riflettere su
questo gioioso mistero ci dà speranza, la sicura speranza che Dio continuerà a condurre
la nostra storia, ad agire con potere creativo per realizzare gli obiettivi che al
calcolo umano sembrano impossibili. Questo ci sfida ad aprirci all’azione trasformatrice
dello Spirito Creatore che ci fa nuovi, ci rende una cosa sola con Lui e ci riempie
con la sua vita. Ci invita, con squisita gentilezza, a consentire che egli abiti in
noi, ad accogliere la Parola di Dio nei nostri cuori, rendendoci capaci di rispondere
a Lui con amore ed andare con amore l’uno verso l'altro. Nello
Stato di Israele e nei Territori Palestinesi i Cristiani formano una minoranza della
popolazione. Forse a volte vi sembra che la vostra voce conti poco. Molti dei vostri
amici cristiani sono emigrati, nella speranza di trovare altrove maggiore sicurezza
e migliori prospettive. La vostra situazione richiama alla mente quella della giovane
vergine Maria, che condusse una vita nascosta a Nazareth, con ben poco per il suo
quotidiano quanto a ricchezza e ad influenza mondana. Per citare le parole di Maria
nel suo grande inno di lode, il Magnificat, Dio ha guardato alla sua serva nella sua
umiltà, ha ricolmato di beni l’affamato. Prendiamo forza dal cantico di Maria, che
tra poco canteremo in unione con la Chiesa intera in tutto il mondo! Abbiate il coraggio
di essere fedeli a Cristo e di rimanere qui nella terra che Egli ha santificato con
la sua stessa presenza! Come Maria, voi avete un ruolo da giocare nel piano divino
della salvezza, portando Cristo nel mondo, rendendo a Lui testimonianza e diffondendo
il suo messaggio di pace e di unità. Per questo, è essenziale che siate uniti fra
voi, così che la Chiesa nella Terra Santa possa essere chiaramente riconosciuta come
"un segno ed uno strumento di comunione con Dio e di unità di tutto il genere umano"
(Lumen gentium, 1). La vostra unità nella fede, nella speranza e nell’amore è un frutto
dello Spirito Santo che dimora in voi e vi rende capaci di essere strumenti efficaci
della pace di Dio, aiutandovi a costruire una genuina riconciliazione tra i diversi
popoli che riconoscono Abramo come loro padre nella fede. Perché, come Maria ha gioiosamente
proclamato nel suo Magnificat, Dio è sempre memore “della sua misericordia, come aveva
detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza per sempre" (Lc 1,54-55). Cari
Amici in Cristo, siate certi che io continuamente vi ricordo nella mia preghiera,
e vi chiedo di fare lo stesso per me. Volgiamoci ora verso il nostro Padre celeste,
che in questo luogo ha guardato all’umiltà della sua serva, e cantiamo le sue lodi
in unione con la Beata Vergine Maria, con tutti i cori degli angeli e dei santi e
con tutta la Chiesa in ogni parte del mondo.