2009-05-14 07:57:25

Betlemme. Il Papa: il luogo della nascità di Gesù invita a testimoniare il trionfo dell'amore sull'odio. Solidarietà ai pellegrini di Gaza: sia tolto l'embargo


Attraverso il check point che separa lo Stato israeliano dai Territori palestinesi, il Papa è giunto ieri in auto a Betlemme poco prima delle 8.00. Dopo la cerimonia di benvenuto con il presidente Abbas si è trasferito nella Piazza della Mangiatoia per celebrare la Santa Messa. Nel pomeriggio si è recato alla Grotta della Natività - custodita nella Basilica - per un breve ma intenso momento di preghiera. Ha pregato prima davanti all'altare della Natività e poi davanti alla Grotta della Mangiatoia. Era accompagnato da poche persone tra cui esponenti di altre confessioni. Ha quindi visitato il Caritas Bay Hospital di Betlemme e il Campo profughi di Aida. In serata il rientro a Gerusalemme dopo la visita di cortesia al presidente Abbas, al Palazzo presidenziale, e la cerimonia di congedo dai Territori palestinesi. Nell'omelia della Messa nella Piazza della Mangiatoia il Papa ha avuto parole di speranza pur in mezzo alle grandi sofferenze di queste popolazioni: il luogo della nascità di Gesù – ha detto - invita a testimoniare il trionfo dell'amore sull'odio. Ha quindi espresso la sua solidarietà ai pellegrini giunti da Gaza chiedendo che sia tolto l'embargo. Alla celebrazione ha partecipato anche il presidente Abbas e decine di musulmani. Molte le bandiere palestinesi tra la folla. Per le strade di Betlemme non c’era la gente del 2000 per Giovanni Paolo II ma il blocco imposto da Israele non favorisce gli spostamenti. Sulla Messa a Betlemme il servizio del nostro inviato Roberto Piermarini:RealAudioMP3

(canto)
 
Una giornata nel cuore del popolo palestinese per rinnovare l’appello di pace e di speranza nella cittadina che oltre 2000 anni fa ha visto la nascita di Gesù. Dalla Piazza della Mangiatoia di Betlemme, di fronte alla Basilica della Natività, sullo sfondo delle aride colline del Neghev e davanti a 10 mila fedeli, Benedetto XVI ha lanciato una forte invocazione a “non avere paura”, richiamando l’appello che nove anni fa lanciò Giovanni Paolo II nell’anno del Grande Giubileo del Duemila.
 
“Per gli uomini e le donne di ogni luogo – ha detto il Papa – Betlemme è associata al gioioso messaggio della rinascita, del rinnovamento, della luce e della libertà. E tuttavia qui, in mezzo a noi, quanto lontana sembra questa magnifica promessa dall’essere compiuta! Quanto distante appare quel Regno di ampio dominio e di pace, sicurezza, giustizia ed integrità. Dal giorno della sua nascita – ha osservato il Papa – Gesù è stato ‘segno di contraddizione’ e qui a Betlemme, nel mezzo di ogni genere di contraddizione, le pietre continuano a gridare questa “buona novella”, il messaggio di redenzione che questa città, al di sopra di tutte le altre, è chiamata a proclamare a tutto il mondo”. Questo è il messaggio di Betlemme: una chiamata ad essere testimoni del trionfo dell’amore di Dio sull’odio, sull’egoismo, sulla paura e sul rancore che paralizzano i rapporti umani e creano divisione tra fratelli che dovrebbero vivere insieme in unità, distruzioni dove gli uomini dovrebbero edificare, disperazione dove la speranza dovrebbe fiorire.

“Do not be afraid!...”
Non abbiate paura! - ha ripetuto il Papa - Adoperatevi con iniziative concrete per consolidare la vostra presenza e per offrire nuove possibilità a quanti sono tentati di partire, soprattutto ai giovani che sono il futuro di questo popolo”.

I cristiani a Betlemme rappresentavano l’80% della popolazione, ora sono poco più del 15-20% ed emigrano per la precarietà del lavoro, per l’instabilità politica nella regione e per le minacce dell’integralismo islamico. Benedetto XVI ha invitato i cristiani ad “essere ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione. Edificate le vostre Chiese locali – ha esortato – facendo di esse laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità. ‘Non abbiate paura’, la vostra terra non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche ma di una nuova infrastruttura spirituale da mettere al servizio dell’educazione dello sviluppo e della promozione del bene comune.
 
All’omelia il Papa non ha voluto dimenticare la presenza dei pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza, a causa della guerra:

“I ask you to bring back to your families...
Vi chiedo di portare alle vostre famiglie e comunità il mio caloroso abbraccio, le mie condoglianze per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare. Siate sicuri della mia solidarietà con voi nell’immensa opera di ricostruzione che ora vi sta davanti e delle mie preghiere che l’embargo sia presto tolto”.

A Betlemme, ne sono arrivati da Gaza una cinquantina sui 250 cristiani che ne avevano fatto richiesta alle autorità israeliane; con loro il parroco padre Musallam.
 
(preghiera dei fedeli in arabo)
 
Anche alla preghiera dei fedeli si è pregato in arabo per i bambini palestinesi di Gaza rimasti uccisi nel conflitto, orfani e che vivono nella miseria e nella paura. E del dopoguerra a Gaza ha parlato nel suo indirizzo di saluto al Papa, anche il Patriarca latino di Gerusalemme mons. Twal il quale ha ricordato l’ingiustizia, l’occupazione e la mancanza di speranza – soprattutto per i giovani - causa di emigrazione di molti cristiani dalla Terra Santa:

“No one can pretend to own this land...
Nessuno può pretendere di possedere questa terra al posto degli altri ed escludendo gli altri. – ha detto – Dio stesso ha scelto questa terra e vuole che tutti i suoi figli vi vivano insieme”.

Ma – ha ribadito mons. Twal – finché l’instabilità politica perdura, finchè si estende il muro che separa Betlemme da Gerusalemme e dal resto del mondo, noi non potremo trovare la pace per la nostra terra”.
 
(canto)







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