2009-05-13 14:40:33

Il Papa al presidente Abbas: la Santa Sede appoggia i diritti dei palestinesi. Ai giovani: resistere alla tentazione del terrorismo


Benedetto XVI partecipa la speranza che il popolo palestinese possa avere una “patria sovrana”, implorando una “pace giusta e durevole” in tutta la regione mediorientale: sono questi i temi affrontati dal Papa durante l'incontro col presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas nella cerimonia di benvenuto a Betlemme che si è svolta nel piazzale antistante il Palazzo presidenziale. Il servizio di Roberta Gisotti.RealAudioMP3

“So quanto avete sofferto e continuate a soffrire” per le agitazioni “che hanno afflitto questa terra per decine di anni”, ha esordito Benedetto XVI rivolto al presidente Abbas e a tutti gli amici palestinesi, incontrati a Betlemme, nella città natale di Gesù, raccogliendo l’invito a visitare i Territori autonomi. Benedetto XVI ha espresso solidarietà al popolo palestinese “che ha perduto così tanto”, partecipando alla sofferenza di quanti “piangono la perdita di familiari e di loro cari nelle ostilità”, ed offrendo il conforto delle sue preghiere quotidiane per loro. “Imploro ardentemente” – ha invocato il Papa - “una pace giusta e durevole, nei Territori palestinesi e in tutta la regione”.
 
“Mr President, the Holy See supports the right of your people...”
Benedetto XVI ha rassicurato il presidente Abbas che la Santa Sede appoggia “il diritto del popolo palestinese ad una “sovrana patria” nella terra degli antenati, “sicura e in pace” con i vicini, “entro confini internazionalmente riconosciuti”. E se questo obiettivo oggi sembra ancora “lontano dall’essere realizzato”, il Papa ha incoraggiato “a tenere viva la fiamma della speranza”,“che si possa trovare una via di incontro tra le legittime aspirazioni tanto degli Israeliani quanto dei Palestinesi alla pace e alla stabilità”.
 
Da qui la supplica a “tutte le parti coinvolte in questo conflitto di vecchia data ad accantonare qualsiasi rancore e contrasto” perché “i diritti e la dignità di tutti siano riconosciuti e rispettati”.
 
“I ask all of you, I ask your leaders, to make a renewed commitment...”
Ha chiesto il Santo Padre “di riprendere con rinnovato impegno ad operare per questi obiettivi”, con il sostegno della comunità internazionale, confidando che “un onesto e perseverante dialogo, con pieno rispetto delle aspettative di giustizia”, possa portare “in queste terre una pace durevole”. E condizione essenziale è risolvere “i gravi problemi” della sicurezza in Israele e nei Territori palestinesi “cosi da permettere maggiore libertà di movimento”, specie per i contatti familiari e l’accesso ai luoghi santi. “I Palestinesi così come ogni altro popolo – ha ricordato il Papa - hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’educazione e all’assistenza sanitaria”. E così anche ha sollecitato Benedetto XVI, la ricostruzione di case, scuole, ospedali danneggiati o distrutti, specie nel recente conflitto di Gaza. Infine un appello ai giovani:
 
“Do not allow the loss of life and the destruction that you have witnessed...
Non permettete che le perdite di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori. Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo. Al contrario, fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace”.
 
Da parte sua il presidente palestinese ha ribadito “la necessità di due Stati sovrani Israele e Palestina che vivano accanto in un clima di pace e stabilità”. Siamo per la pace - ha detto - e continuiamo ad avere speranza in un domani senza più occupazione, profughi o prigionieri, fondato sulla coesistenza pacifica e la prosperità. Ma ha poi lamentato che in quella Terra si costruiscono ancora muri e non ponti, riferendosi in particolare al muro che circonda Gerusalemme est, acuendo quindi le sofferenze del popolo palestinese; ha parlato anche di aggressione israeliana a Gaza e del tentativo– a suo dire - per mezzo dell’occupazione di costringere cristiani e musulmani all’esilio.







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