2009-05-13 15:34:27

Il diario di don Giovanni Bertocchi diventa un libro: “Io sono un sogno di Dio”


Potevano essere soltanto “Fatti miei”, come recita il titolo di uno dei suoi quaderni. I suoi pensieri potevano rimanere solo frasi piene di attese e slanci innamorati, di ringraziamenti a Colui che l’aveva scelto per sempre. Sono invece diventate parte del libro dal titolo “Io sono un sogno di Dio”, pubblicato dalle edizioni Messaggero Padova per ricordare la storia di don Giovanni Bertocchi, morto a 28 anni la sera del 30 aprile del 2004 in seguito ad una caduta dalla balaustra della palestra del suo oratorio a Verdello, in provincia di Bergamo. E’ il racconto del viaggio di un adolescente dall’ingresso in seminario, a 14 anni, fino all’ordinazione sacerdotale. E’ un cammino sorprendente fin dalle prime righe scritte nel settembre del 1989: “Devo ammettere che fino a qualche tempo fa non avrei mai pensato di entrare in seminario”. E’ un percorso tra le pieghe di un’esistenza plasmata da una scoperta fondamentale: “il Signore – scrive don Giovanni Bertocchi - non vuole qualcosa da me, vuole me”. “Essere cristiani – sottolinea nel 1990 – non è facile. Bisogna, come Francesco affondarci in Cristo, lasciarsi plasmare e coinvolgere nel suo amore”. Nel suo diario il sacerdote si sofferma anche sui propri desideri interiori: “Voglio essere un libro aperto. Voglio migliaia di pagine bianche su cui sia Tu a scrivere il resto della mia storia... Voglio che sia Tu a completare le pagine della mia esistenza, le frasi della mia vita... Voglio davvero che i miei puntini di sospensione siano i tuoi punti esclamativi visti dal basso”. Il parroco di Verdello, mons. Arturo Bellini, nella prefazione del libro ricorda infine che don Giovanni Bertocchi “non ha fatto cose straordinarie, ma ha vissuto in modo appassionato l'ordinario della sua vita. L'esperienza di sentirsi amato e perdonato da Dio lo ha segnato profondamente e lo ha portato a rispondere al dono di Dio con tutto se stesso e a comunicare con giovanile entusiasmo la speranza che gli bruciava in cuore”. (A.L.)







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