Dell'opera del Caritas Baby Hospital di Betlemme ci suor Erika Nobs, superiora
di questa locale comunità delle Suore Elisabettine Francescane di Padova. L'intervista
è di Roberto Piermarini: R. –
Assistiamo i bambini palestinesi che vengono da Betlemme e dalla circoscrizione di
Hebron, dalla parte sud del West Bank. D. – Quindi, sono tutti bambini musulmani,
la maggior parte? R. – La maggior parte sono bambini musulmani, la stragrande
maggioranza: il 90 per cento e anche più. D. – Che rapporto avete con le
famiglie musulmane che portano a voi questi bambini? R. – Di solito un buon
rapporto: loro sono contenti e grati per il servizio che diamo. Siamo l’unico ospedale
ed hanno veramente bisogno di noi. Ed anche per questo sono grati. D. –
Cosa curate in particolare? R. – Curiamo tutte le malattie interne e anche
tante malattie genetiche, malattie metaboliche, malattie del cuore, dovute al matrimonio
tra consanguinei. D. – Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate
nel vostro lavoro, nell’ospedale? R. – Le difficoltà sono quelle del trasferimento
a Gerusalemme, quando un bambino ha bisogno di un intervento chirurgico. E’ una grande
difficoltà, perché senza permessi non possono partire. Si devono, poi, coordinare
le ambulanze. Una nostra ambulanza deve andare al check-point e dall’altra parte deve
venire l’ambulanza da Israele, e questo crea difficoltà, perché i bambini a volte
sono molto ammalati, ma devono, in ogni caso, cambiare l’ambulanza. D. –
I bambini che voi accogliete nel vostro ospedale, la maggior parte non pagano, non
hanno la possibilità di pagare. Ma come va avanti l’ospedale economicamente, avete
dei donatori? R. – Noi abbiamo tanti donatori e siamo grati a tutti gli
amici che ci aiutano a portare avanti l’opera: amici dall’Italia, amici dalla Germania,
dalla Svizzera, dall’Europa e anche altrove. Possiamo veramente fare una buona opera. D.
– Suor Erika, perché questa visita del Papa al Caritas Baby Hospital? Come vede lei
questa visita? R. – Devo dire che siamo tanto contenti di questa visita,
di questa sorpresa che ci fa il Santo Padre. Ma io penso che oltre a visitare i luoghi
santi, cioè il luogo dove Gesù è nato, lui voglia vedere anche i bambini Gesù viventi,
che abbiamo nel nostro ospedale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)