2009-05-13 15:31:02

Allarme della Chiesa pakistana per l’emergenza profughi


L’esodo dei profughi dalla valle di Swat, dove continuano i combattimenti fra militari pakistani e gruppi talebani, è arrivato a lambire due grandi città pakistane più vicine: almeno 2.000 famiglie, suddivise in otto accampamenti di fortuna, stazionano nelle periferie della capitale Islamabad e di Rawalpindi. “E’ in corso una vera emergenza umanitaria, in quanto gli sfollati si trovano nella miseria più assoluta, in totale assenza di servizi igienico-sanitari, di cibo e assistenza medica”, riferisce a Fides una fonte della Chiesa locale, che preferisce restare anonima. Migliaia di persone hanno infatti superato la cintura di campi profughi predisposti dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Acnur) nelle zone limitrofe a Swat, che sono ormai sovraffollati. “Ma la situazione è grave: si tratta di un’emergenza improvvisa che ha colto le autorità locali e la popolazione impreparate. Non c’era alcuna disposizione all’accoglienza e gli sfollati si sono accampati alla meglio. Il pericolo principale – rivela la fonte - è quello dello scoppio di epidemie, data l’assenza di servizi igienici”. “Le autorità civili delle due città – prosegue – stanno correndo ai ripari e cercando di predisporre servizi minimi di accoglienza. La popolazione cittadina guarda con diffidenza questa ondata di gente priva di tutto, costretta a mendicare. Si susseguono gli appelli di solidarietà, per cibo, scarpe, vestiario. Non ci sono attualmente Ong che si occupano di queste migliaia di persone”. La rete dei movimenti e delle realtà cattoliche si sta organizzando per dare un contributo all’assistenza umanitaria: le Missionarie della Carità, la Caritas, il Movimento dei Focolari e altri gruppi ecclesiali stanno predisponendo interventi d’urgenza per venire incontro alle necessità basilari degli sfollati. “Cercheremo di mettere in pratica i principi della carità cristiana nei confronti di questa povera gente, che è in perlopiù musulmana”, nota la fonte di Fides. La speranza è che la violenza a Swat possa cessare nel più breve tempo possibile, che l’esercito riprenda il controllo del territorio e che i profughi possano rientrare nelle loro case e nei loro villaggi. Sul versante politico, intanto, il presidente pachistano Ali Zardari ha chiesto aiuti internazionali durante un incontro all’Onu per i civili sfollati. Zardari ha parlato di “catastrofe umanitaria” perché i profughi stanno perdendo tutto. A Peshawar, roccaforte talebana, un commando ha attaccato infine un deposito di rifornimenti della Nato. (A.L.)







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