Cristiani, ebrei e musulmani siano uniti nel testimoniare al mondo che Dio esiste:
così il Papa al Centro Notre Dame
Le differenze tra le religioni siano un’opportunità per vivere insieme in profondo
rispetto: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, ieri pomeriggio al Centro “Notre
Dame” di Gerusalemme, dove si è tenuto un incontro con le organizzazioni per il dialogo
interreligioso. All’evento hanno preso parte esponenti rappresentativi delle diverse
religioni in Terra Santa. Dopo l'incontro, il Papa ha benedetto la prima pietra del
nuovo Istituto "Notre Dame" di Magdala. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Cristiani,
ebrei e musulmani rispettino tutto ciò che li differenzia promuovendo tutto ciò che
li unisce e testimoniando la presenza di Dio nella vita degli uomini: è il vibrante
appello lanciato da Benedetto XVI nell’incontro interreligioso al Centro Notre Dame
di Gerusalemme:
“Some would have us believe that
our differences…” “Qualcuno – ha osservato il Papa - vorrebbe che noi
crediamo che le nostre differenze sono necessariamente causa di divisione e pertanto
al più da tollerarsi”. Alcuni, ha detto ancora, “addirittura sostengono che le nostre
voci devono semplicemente essere ridotte al silenzio”. Ma noi, ha avvertito, “sappiamo
che le nostre differenze non devono mai essere mal rappresentate come un’inevitabile
sorgente di frizione o di tensione sia tra noi stessi sia, più in largo, nella società.
Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di diverse religioni
di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi reciprocamente
nelle vie di Dio”. Si è così soffermato sul rapporto tra fede religiosa e verità:
The
one who believes is the one who seeks truth… “Colui che crede – ha evidenziato
- è colui che cerca la verità e vive in base ad essa” ed ha soggiunto: “Benché il
mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta e la comunicazione della verità
differisca in parte da religione a religione, non dobbiamo essere scoraggiati nei
nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità”.
“Together
we can proclaim that God exists…” “Insieme – è stata la sua esortazione
- possiamo proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che la terra è sua
creazione, che noi siamo sue creature, e che egli chiama ogni uomo e donna ad uno
stile di vita che rispetti il suo disegno per il mondo”. Se crediamo di “avere un
criterio di giudizio e di discernimento che è divino nella sua origine e destinato
a tutta l’umanità”, ha aggiunto, “allora non possiamo stancarci di portare tale conoscenza
ad influire sulla vita civile”. Benedetto XVI ha messo l’accento sulla verità che
“deve essere offerta a tutti”. Una verità, ha spiegato, che “getta luce sulla fondazione
della moralità e dell’etica, e permea la ragione”:
“Far
from threatening the tolerance of differences…” “Lungi dal minacciare
la tolleranza delle differenze o della pluralità culturale – ha ribadito - la verità
rende il consenso possibile e mantiene ragionevole, onesto e verificabile il pubblico
dibattito e apre la strada alla pace”. E proprio l’obbedienza alla verità, ha detto,
“di fatto, allarga il nostro concetto di ragione e il suo ambito di applicazione e
rende possibile il dialogo genuino delle culture e delle religioni di cui c’è oggi
particolarmente bisogno”. Né ha mancato di offrire una riflessione sulla relazione
tra fede e cultura:
“Dear friends, we see the
possibility of a unity…” “Cari amici – ha detto – noi vediamo la possibilità
di una unità che non dipende dall’uniformità”. E ha aggiunto: “Mentre molti sono pronti
a indicare le differenze tra le religioni”, noi “siamo posti di fronte alla sfida
di proclamare con chiarezza” ciò che abbiamo in comune. Anche oggi, in un tempo di
globalizzazione, ha detto ancora, i credenti sono chiamati a creare oasi di pace
in cui si possa nuovamente udire la voce di Dio e la sua verità possa “essere scoperta
all’interno dell’universalità della ragione”.
L’incontro
al Centro “Notre Dame” ha vissuto uno spiacevole fuori programma con un discorso dello
sceicco Tayssir Attamimi, che ha usato parole molto dure nei confronti di Israele.
“Tale intervento – si legge in una nota del direttore della Sala stampa vaticana,
padre Federico Lombardi – non era previsto dagli organizzatori dell’incontro”. In
un evento “dedicato al dialogo – viene sottolineato – tale intervento è stato una
negazione del dialogo”. Padre Lombardi auspica “che questo incidente non comprometta
la missione del Papa diretta a promuovere la pace e il dialogo tra le religioni, come
egli ha chiaramente affermato in molti discorsi di questo viaggio. Ci si augura anche
– conclude la nota - che il dialogo interreligioso nella Terra Santa non venga compromesso
da questo incidente”.