Rabbino Di Segni: importanti le parole del Papa contro l'antisemitismo. Pacifici:
Sui primi momenti del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Israele e, in particolare
sulle parole del Papa all’arrivo a Tel Aviv, Fabio Colagrande ha raccolto il commento
del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni:
R. – Io ho seguito la cerimonia
di arrivo, e devo dire che ho l’impressione che si sia svolto tutto molto bene, che
sia cominciata bene, con espressioni di rispetto reciproco, sincere e positive.
D.
– “Sfortunatamente, l’antisemitismo continua a sollevare la sua ripugnante testa in
molte parti del mondo; questo è totalmente inaccettabile, ogni sforzo dev’essere fatto
per combattere l’antisemitismo dovunque si trovi”. Il Papa aveva già espresso questo
concetto altre volte, magari con parole diverse; che impressione le ha fatto ascoltarle,
oggi, proprio per la prima volta che Benedetto XVI arriva nello Stato d’Israele?
R.
– E’ importante che questi concetti – che peraltro sappiamo ben condivisi e non formali
da parte di questo Papa – siano riaffermati; certamente, nel pensiero di questo Papa,
la parola antisemitismo non significa soltanto ostilità razzistica antiebraica, ma
l’ostilità profonda – anche teologica -. Questo Papa si è adoperato contro l’ostilità
antigiudaica teologica, e quindi che lo dica adesso, in terra d’Israele, è una cosa
ulteriormente importante.
D. – Quanto, secondo lei, rabbino Di Segni, questo
viaggio del Papa potrà rinsaldare ancora di più i rapporti fra le due religioni?
R.
- Io credo sia una tappa necessaria e indispensabile, e per questo l’auspicio è appunto
che tutto vada bene, perché queste presenze, chiaramente più di ogni altra dichiarazione
o documento o cerimonia, sono dati reali che fanno impressione sul grande pubblico
e che per questo hanno un impatto positivo.
D. – Si parla ancora su alcuni
giornali degli effetti che ha avuto il caso Williamson. Adesso che il Papa è in Israele
quel caso secondo lei si può considerare chiuso, anche dopo le parole pronunciate
dal Pontefice nei mesi scorsi?
R. – Io credo che il caso sia chiuso da un pezzo,
nel senso che una volta che è stata chiarita la dimensione della cosa e che il Papa
stesso con un gesto inconsueto ha chiesto praticamente scusa per quello che era successo,
mi pare che non ci debbano essere assolutamente equivoci.
E nella visita
allo Yad Vashem il Papa ha detto che gli ebrei uccisi nella tragedia della Shoah persero
la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi, perché essi sono incisi nella
memoria di Dio. Adriana Masotti ha sentito Riccardo Pacifici, capo della comunità
ebraica romana