Pakistan: un milione di civili in fuga dagli scontri esercito-talebani
E’ emergenza umanitaria in Pakistan. Sono almeno 360.000 i civili in fuga dalla valle
dello Swat e dalle altre zone nord occidentali del Paese, per scappare agli scontri
tra Esercito e Talebani legati ad Al Qaeda. A renderlo noto questa mattina l’Alto
Commissariato Onu per i rifugiati, precisando che il dato si riferisce al periodo
dal 2 maggio ad oggi. Questi sfollati vanno ad aggiungersi alle oltre 550 mila persone
fuggite dalla zona a partire dall'agosto scorso. In totale, i media locali parlano
di un milione di profughi che, con ogni mezzo di trasporto, ma anche a piedi, lasciano
le proprie case in cerca di salvezza. A complicare la situazione, l’ennesimo attentato
suicida che stamattina nei pressi di Peshawar ha provocato almeno 10 vittime ad un
posto di blocco. Sull’emergenza nella valle dello Swat, Giada Aquilino ha intervistato
il professore pakistano Mobeen Shahid, assistente ordinario di Storia
della filosofia contemporanea alla Pontificia Università Lateranense e console onorario
per la Cultura presso l’ambasciata pakistana in Italia: R. – La situazione
umanitaria è molto difficile, attualmente, guardando anche a come i Talebani si stanno
comportando con la gente comune che viveva in pace e serenità, e visto anche che la
convivenza dei non musulmani era ottimale; noi abbiamo tante scuole, anche cattoliche,
della diocesi di Islamabad-Rawalpindi. D. – Che potere hanno,
i Talebani, soprattutto nella zona dello Swat? R. – Il potere
è tutto quello che gli è concesso da questi pochi capitribù, perché ci sono anche
le zone tribali, dove sono stati formati tanti Talebani per mandarli anche in Afghanistan;
loro sono più invogliati a intrattenere rapporti coi Talebani, perché c’è tutto un
commercio di altre cose illegali che si fa a livello internazionale, partendo dalla
terra dell’Afghanistan. D. – Quindi, commercio di droga? R.
– Sì. D. – Per la valle dello Swat il presidente Zardari ha
parlato di battaglia decisiva per la sopravvivenza del Pakistan; qual è la linea del
Governo contri i Talebani? R. – Il governo appoggia lì opinione
internazionale dell’Europa e degli Stati Uniti, anche per cacciare via i talebani
dalle proprie terre, e non è un compito facile. D. – Ci sono
comunità cristiane nella zona dello Swat? R. – La diocesi di
Rawalpindi-Islamabad copre tutta la provincia del nord; abbiamo varie parrocchie,
ed infatti anche nello Swat c’è la nostra scuola cattolica, e vorrei citare l’esempio
di una lettera di una suora, che scrisse quando la prima volta, l’anno scorso, quella
zona dello Swat è stata attaccata dai Talebani; praticamente, i cattolici – specialmente
le suore che gestiscono la scuola – sono una presenza molto importante per poter anche
comunicare un messaggio di pace, di convivenza serena tra le persone presenti lì,
ma i Talebani hanno attaccato la scuola, hanno distrutto le mura, i bambini erano
impauriti e le suore non hanno lasciato il convento finché i bambini non sono arrivati
alla loro destinazione, cioè finché non sono stati consegnati ai propri genitori,
che erano sia musulmani che cristiani. D. – Professore, in questi
giorni si hanno notizie di assistenza da parte delle organizzazioni e da parte delle
comunità cristiane alle popolazioni in fuga? R. – Si, l’Onu
sta avendo un grande ruolo, ma si dovrebbe apprezzare anche la Caritas, che è presente
in queste zone.