I credenti di tutte le religioni promuovano ciò che li unisce per annunciare insieme
al mondo che Dio esiste: così il Papa nell'incontro interreligioso
“Mentre molti sono pronti a indicare le differenze tra le religioni facilmente rilevabili,
come credenti o persone religiose noi siamo posti di fronte alla sfida di proclamare
con chiarezza ciò che noi abbiamo in comune”: così Benedetto XVI durante l’Incontro
con le Organizzazioni per il Dialogo Interreligioso, presso l’Auditorium del “Notre
Dame of Jerusalem Centre” di Gerusalemme. “Noi – ha detto il Pontefice - vediamo la
possibilità di una unità che non dipende dall’uniformità. Mentre le differenze che
analizziamo nel dialogo inter-religioso possono a volte apparire come barriere, tuttavia
esse non esigono di oscurare il senso comune di timore riverenziale e di rispetto
per l'universale, per l'assoluto e per la verità che spinge le persone religiose innanzitutto
a stabilire rapporti l’una con l’altra”. Poi ha aggiunto: “non dobbiamo essere scoraggiati
nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della verità. Insieme possiamo
proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che la terra è sua creazione,
che noi siamo sue creature, e che egli chiama ogni uomo e donna ad uno stile di vita
che rispetti il suo disegno per il mondo…Ciascuno di noi qui presenti sa, pure, comunque
che la voce di Dio viene udita oggi meno chiaramente, e la ragione stessa in così
numerose situazioni è divenuta sorda al divino. E, però, quel “vuoto” non è vuoto
di silenzio. Al contrario, è il chiasso di pretese egoistiche, di vuote promesse e
di false speranze, che così spesso invadono lo spazio stesso nel quale Dio ci cerca”.
E ha così concluso: “Sospinti dall’Onnipotente e illuminati dalla sua verità, possiate
voi continuare a camminare con coraggio, rispettando tutto ciò che ci differenzia
e promuovendo tutto ciò che ci unisce come creature benedette dal desiderio di portare
speranza alle nostre comunità e al mondo. Dio ci guidi su questa strada!”. Ecco il
testo integrale del discorso del Papa:
Cari Fratelli Vescovi, Distinti
Capi Religiosi, Cari Amici, è
motivo di grande gioia per me incontrarvi questa sera. Desidero ringraziare Sua Beatitudine
il Patriarca Fouad Twal per le sue gentili parole di benvenuto espresse a nome di
tutti i presenti. Ricambio i calorosi sentimenti espressi e cordialmente saluto tutti
voi e i membri dei gruppi ed organizzazioni che rappresentate. “
Il Signore disse ad Abramo, ‘ Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla
casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò’... Allora Abramo partì...e
prese la moglie Saràh” con sé (Gn 12,1-5). L’irruzione della chiamata di Dio, che
segna gli inizi della storia delle tradizioni della nostra fede, venne udita nel mezzo
dell’ordinaria esistenza quotidiana dell’uomo. E la storia che ne conseguì fu plasmata,
non nell’isolamento, ma attraverso l’incontro con la cultura Egiziana, Hittita, Sumera,
Babilonese, Persiana e Greca. La fede è sempre
vissuta in una cultura. La storia della religione ci mostra che una comunità di credenti
procede per gradi di fedeltà piena a Dio, prendendo dalla cultura che incontra e plasmandola.
Questa stessa dinamica si riscontra in singoli credenti delle tre grandi tradizioni
monoteistiche: in sintonia con la voce di Dio, come Abramo, rispondiamo alla sua chiamata
e partiamo cercando il compimento delle sue promesse, sforzandoci di obbedire alla
sua volontà, tracciando un percorso nella nostra particolare cultura. Oggi,
circa quattro mila anni dopo Abramo, l’incontro di religioni con la cultura si realizza
non semplicemente su un piano geografico. Certi aspetti della globalizzazione ed in
particolare il mondo dell’internet hanno creato una vasta cultura virtuale il cui
valore è tanto vario quanto le sue innumerevoli manifestazioni. Indubbiamente molto
è stato realizzato per creare un senso di vicinanza e di unità all'interno dell’universale
famiglia umana. Tuttavia, allo stesso tempo, l'uso illimitato di portali attraverso
i quali le persone hanno facile accesso a indiscriminate fonti di informazioni può
divenire facilmente uno strumento di crescente frammentazione: l’unità della conoscenza
viene frantumata e le complesse abilità di critica, discernimento e discriminazione
apprese dalle tradizioni accademiche ed etiche sono a volte aggirate o trascurate. La
domanda che poi sorge naturalmente è quale contributo porti la religione alle culture
del mondo che contrasti la ricaduta di una così rapida globalizzazione. Mentre molti
sono pronti a indicare le differenze tra le religioni facilmente rilevabili, come
credenti o persone religiose noi siamo posti di fronte alla sfida di proclamare con
chiarezza ciò che noi abbiamo in comune. Il primo
passo di Abramo nella fede, e i nostri passi verso o dalla sinagoga, la chiesa, la
moschea o il tempio, percorrono il sentiero della nostra singola storia umana, spianando
la strada, potremmo dire, verso l’eterna Gerusalemme (cfr Ap 21,23). Similmente ogni
cultura con la sua specifica capacità di dare e ricevere dà espressione all'unica
umana natura. Tuttavia, ciò che è proprio dell’individuo non è mai espresso pienamente
attraverso la cultura di lui o di lei, ma piuttosto lo trascende nella costante ricerca
di qualcosa al di là. Da questa prospettiva, cari Amici, noi vediamo la possibilità
di una unità che non dipende dall’uniformità. Mentre le differenze che analizziamo
nel dialogo inter-religioso possono a volte apparire come barriere, tuttavia esse
non esigono di oscurare il senso comune di timore riverenziale e di rispetto per l'universale,
per l'assoluto e per la verità che spinge le persone religiose innanzitutto a stabilire
rapporti l’una con l’altra. E’ invece la partecipata convinzione che queste realtà
trascendenti hanno la loro fonte nell’Onnipotente e ne portano tracce – quell’Onnipotente
che i credenti innalzano l’uno di fronte all’altro, alle nostre organizzazioni, alla
nostra società e al nostro mondo. In questo modo, non solo noi possiamo arricchire
la cultura ma anche plasmarla: vite di religiosa fedeltà echeggiano l’irrompente presenza
di Dio e formano così una cultura non definita dai limiti del tempo o del luogo ma
fondamentalmente plasmate dai principi e dalle azioni che provengono dalla fede. La
fede religiosa presuppone la verità. Colui che crede è colui che cerca la verità e
vive in base ad essa. Benché il mezzo attraverso il quale noi comprendiamo la scoperta
e la comunicazione della verità differisca in parte da religione a religione, non
dobbiamo essere scoraggiati nei nostri sforzi di rendere testimonianza al potere della
verità. Insieme possiamo proclamare che Dio esiste e che può essere conosciuto, che
la terra è sua creazione, che noi siamo sue creature, e che egli chiama ogni uomo
e donna ad uno stile di vita che rispetti il suo disegno per il mondo. Amici, se crediamo
di avere un criterio di giudizio e di discernimento che è divino nella sua origine
e destinato a tutta l’umanità, allora non possiamo stancarci di portare tale conoscenza
ad influire sulla vita civile. La verità deve essere offerta a tutti; essa serve a
tutti i membri della società. Essa getta luce sulla fondazione della moralità e dell’etica,
e permea la ragione con la forza di andare oltre i suoi limiti per dare espressione
alle nostre più profonde aspirazioni comuni. Lungi dal minacciare la tolleranza delle
differenze o della pluralità culturale, la verità rende il consenso possibile e mantiene
ragionevole, onesto e verificabile il pubblico dibattito e apre la strada alla pace.
Promuovendo la volontà di essere obbedienti alla verità, di fatto, allarga il nostro
concetto di ragione e il suo ambito di applicazione e rende possibile il dialogo genuino
delle culture e delle religioni di cui c’è oggi particolarmente bisogno. Ciascuno
di noi qui presenti sa, pure, comunque che la voce di Dio viene udita oggi meno chiaramente,
e la ragione stessa in così numerose situazioni è divenuta sorda al divino. E, però,
quel “vuoto” non è vuoto di silenzio. Al contrario, è il chiasso di pretese egoistiche,
di vuote promesse e di false speranze, che così spesso invadono lo spazio stesso nel
quale Dio ci cerca. Possiamo noi allora creare spazi, oasi di pace e di riflessione
profonda, in cui si possa nuovamente udire la voce di Dio, in cui la sua verità può
essere scoperta all’interno dell’universalità della ragione, in cui ogni individuo,
senza distinzione di luogo dove abita, o di gruppo etnico, o di tinta politica, o
di credenza religiosa, può essere rispettato come persona, come un essere umano, un
proprio simile? In un’epoca di accesso immediato all’informazione e di tendenze sociali
che generano una specie di monocultura, la riflessione profonda che contrasti l’allontanamento
della presenza di Dio rafforzerà la ragione, stimolerà il genio creativo, faciliterà
la valutazione critica delle consuetudini culturali e sosterrà il valore universale
della credenza religiosa. Cari amici, le istituzioni
e i gruppi che voi rappresentate s’impegnano nel dialogo interreligioso e nella promozione
di iniziative culturali in un vasto ambito di livelli. Dalle istituzioni accademiche
– e qui voglio fare speciale menzione delle eccezionali conquiste dell’Università
di Betlemme – ai gruppi di genitori in difficoltà, da iniziative mediante la musica
e le arti all’esempio coraggioso di madri e padri ordinari, dai gruppi di dialogo
alle organizzazioni caritative, voi quotidianamente dimostrate la vostra convinzione
che il nostro dovere davanti a Dio non si esprime soltanto nel culto ma anche nell’amore
e nella cura per la società, per la cultura, per il nostro mondo e per tutti coloro
che vivono in questa terra. Qualcuno vorrebbe che noi crediamo che le nostre differenze
sono necessariamente causa di divisione e pertanto al più da tollerarsi. Alcuni addirittura
sostengono che le nostre voci devono semplicemente essere ridotte al silenzio. Ma
noi sappiamo che le nostre differenze non devono mai essere mal rappresentate come
un’inevitabile sorgente di frizione o di tensione sia tra noi stessi sia, più in largo,
nella società. Al contrario, esse offrono una splendida opportunità per persone di
diverse religioni di vivere insieme in profondo rispetto, stima e apprezzamento, incoraggiandosi
reciprocamente nelle vie di Dio. Sospinti dall’Onnipotente e illuminati dalla sua
verità, possiate voi continuare a camminare con coraggio, rispettando tutto ciò che
ci differenzia e promuovendo tutto ciò che ci unisce come creature benedette dal desiderio
di portare speranza alle nostre comunità e al mondo. Dio ci guidi su questa strada!