L'arrivo ad Amman. Il Papa: si promuova la pace in Medio Oriente, la libertà religiosa
e l'alleanza tra occidente e mondo musulmano
“Vengo in Giordania come pellegrino, per venerare i luoghi santi”: con queste parole,
pronunciate durante la cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Amman, Benedetto XVI
ha iniziato ieri il suo pellegrinaggio in Terra Santa, che dall’11 al 15 maggio lo
vedrà in Israele e Territori palestinesi. L’aereo papale è atterrato nell’aeroporto
della capitale giordana alle 13.24 ora italiana. Ad accogliere Benedetto XVI, il Re
Abdallah II, accompagnato dalla Regina Rania, e i Patriarchi e vescovi della Giordania
e della Terra Santa. Il Papa ha parlato della libertà religiosa come diritto umano
fondamentale, della promozione di una pace durevole e di una vera giustizia in Medio
Oriente, dell’alleanza di civiltà tra mondo occidentale e quello musulmano a smentire
i profeti della inevitabilità del conflitto tra le culture. Ma diamo la linea al nostro
inviato ad Amman, Pietro Cocco: E’
un benvenuto, quello tra il Re e il Papa, che ha guardato subito alle questioni cruciali
di questa visita alla Terra Santa, a partire dalla Giordania. Benedetto XVI sente
di venire in una terra ricca di storia, patria di antiche civiltà,profondamente intrisa
di significato religioso per Ebrei, Cristiani e Musulmani: “I
come to Jordan as a pilgrim, to venerate holy places … Vengo in Giordania
come pellegrino, per venerare i luoghi santi che hanno giocato una così importante
parte in alcuni degli eventi chiave della storia biblica” come il Monte Nebo, con
il Memoriale di Mosè, e Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni Battista “predicò
e rese testimonianza a Gesù”. Al tempo stesso, il Papa ha
elogiato il regno haschemita per il suo impegno per la pace in Medio Oriente: “Indeed
the Kingdom of Jordan has long been at the forefront of initiative … In
effetti, il Regno di Giordania è da tempo in prima linea nelle iniziative volte a
promuovere la pace nel Medio Oriente e nel mondo, incoraggiando il dialogo inter-religioso,
sostenendo gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese,
accogliendo i rifugiati dal vicino Iraq, e cercando di tenere a freno l’estremismo”. Possano
questi sforzi, ha aggiunto il Papa, portare “frutto nello sforzo di promuovere una
pace durevole e una vera giustizia per tutti coloro che vivono nel Medio Oriente.” Altrettanto
caloroso e attento alle dimensioni religiose e politiche, il discorso di saluto del
Re di Giordania, Abdullah II. Il Re ha voluto salutare in Benedetto XVI prima di tutto
un pellegrino di pace, definendo la sua presenza in Giordania come un momento storico.
“Si senta a casa, le porte sono aperte”. “La coesistenza e l’armonia fra musulmani
e cristiani – ha detto – sono un tema urgente nel mondo. Oggi insieme siamo impegnati
nel mutuo rispetto. Qui ed ora è il momento di un dialogo globale”. “L’armonia tra
noi – ha ancora proseguito il Re giordano – il dialogo, hanno la loro base nella nostra
fede in un unico Dio”. Il Re ha poi espresso l’impegno suo e del suo Paese perché
sia riconosciuto il diritto dei palestinesi ad uno Stato e quello di Israele alla
sicurezza, così come il rispetto del carattere religioso dei Luoghi Santi di Gerusalemme. Da
parte sua, Benedetto XVI ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo svolto dal
Re giordano “nel promuovere una migliore comprensione delle virtù proclamate dall’Islam.
Impegno che si è concretizzato in iniziative che hanno favorito “un’alleanza di civiltà
tra il mondo occidentale e quello musulmano, smentendo le predizioni di coloro che
considerano inevitabili la violenza e il conflitto”. A riprova
di questo, il Papa ha poi espresso la gioia di poter benedire nei prossimi giorni
le prime pietre delle chiese che saranno costruite sul luogo tradizionale del Battesimo
del Signore. La possibilità che la comunità cattolica di Giordania possa edificare
pubblici luoghi di culto è un segno del rispetto di questo Paese per la religione: “On
their behalf I want to say how much this openness is appreciated… A
nome dei Cattolici desidero esprimere quanto sia apprezzata questa apertura. La libertà
religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera
che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna
giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medio Oriente, ma in
ogni parte del mondo”. Per questi motivi, Benedetto XVI
ha voluto ribadire come da parte sua vi sia un profondo rispetto per la comunità musulmana:
“Spero vivamente, ha concluso, che questa visita e, in realtà, tutte le iniziative
programmate per promuovere buone relazioni tra cristiani e musulmani, possano aiutarci
a crescere nell’amore verso Dio Onnipotente e Misericordioso, come anche nel fraterno
amore vicendevole". Come da tradizione, Benedetto XVI ha inviato
durante il viaggio aereo una serie di telegrammi indirizzati ai Paesi sorvolati, ovvero
Italia, Grecia, Cipro, Libano e Siria. Col presidente della Repubblica italiana, in
particolare, il Papa definisce nel telegramma “provvidenziale” la sua opportunità
di “ricalcare le orme del Divino Maestro” in Terra Santa, dove ribadisce di andare
per “pregare per la giustizia e per la pace” e per “incoraggiare il dialogo ecumenico
e interreligioso”. “Sono certo - scrive in risposta il capo di Stato italiano
- che il suo messaggio di pace e di speranza troverà terreno fertile in tutti gli
uomini di buona volontà che si impegnano affinché quei luoghi diventino il simbolo
di una ritrovata e pacifica convivenza fra tutti i ‘popoli del libro’”.