Benedetto XVI alla Moschea di Amman. Amore e ragione a fondamento delle religioni:
violenza e ignoranza le sfigurano
Seconda giornata di Benedetto XVI in Giordania. Il Papa ha compiuto stamani una storica
visita alla Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman, dove ha incontrato i capi religiosi
musulmani sottolineando il contributo positivo che le religioni danno alla società
se basate sull’amore di Dio e del prossimo e sul valore della ragione umana e se evitano
ogni manipolazione ideologica. Poi ha rilevato che il diritto di libertà religiosa
è più della libertà di culto. In precedenza il Papa aveva benedetto la prima pietra
dell’Università del Patriarcato latino di Madaba affermando che la religione viene
sfigurata quando è costretta a servire l’ignoranza, il pregiudizio e la violenza.
Ma diamo la linea al nostro inviato ad Amman Pietro Cocco: Una calorosa
e impegnativa accoglienza ufficiale e popolare è il carattere distintivo di questa
seconda giornata del Papa in Gordania. E un’accoglienza calorosa, tutta speciale,
è stata quella della comunità cristiana che a Madaba è particolarmente numerosa e
si è riversata in strada per salutare il Papa lungo tutto il percorso attraverso la
città, compiuto da Benedetto XVI in papamobile. Impegnativa perchè nei discorsi del
Papa e del Principe Ghazi Bin Muhammed Bin Talal, (cugino del Re e personalmente impegnato
nel dialogo interreligioso), che ha accolto il Papa alla Moschea di Amman, si è avvertita
tutta la consapevolezza di vivere momenti cruciali per il dialogo interreligioso e
per la ricerca di nuovi equilibri di pace e di collaborazione nella regione del Medio
Oriente e nel mondo. Sia il Papa che il Principe Ghazi, nel
suo ricco e articolato intervento, hanno mostrato quale dovrebbe essere l’impegno
comune dei cristiani e dei musulmani per far crescere la comprensione e la collaborazione,
ma anche il rispetto delle reciproche differenze. Il Principe Ghazi lo ha fatto anche
con un convincente ed erudito riferimento agli equivoci e ai malintesi, ormai superati,
legati al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona. Benedetto XVI ha indicato concretamente
questo impegno nel sostenere il campo dell’educazione, anche accogliendo la luce che
può portarvi la religione se non viene corrotta da interessi umani. La buona educazione,
ha detto, è il primo passo per lo sviluppo personale e per la pace e il progresso
nella regione. Di qui il valore delle istituzioni educative portate avanti in Giordania
anche dalla comunità cristiana, ed ora nella fondazione di una nuova Università, aperta
ai cristiani e ai musulmani. Questa università offrirà l’opportunità di arricchirsi
di altri punti di vista e di formare gli studenti alla comprensione, alla tolleranza
e alla pace: “Religion is disfigured when pressed into the service of
ignorance or prejudice,… La religione viene sfigurata quando viene
costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso.
Qui non vediamo soltanto la perversione della religione, ma anche la corruzione della
libertà umana, il restringersi e l’obnubilarsi della mente. Evidentemente, un simile
risultato non è inevitabile. Senza dubbio, quando promuoviamo l’educazione proclamiamo
la nostra fiducia nel dono della libertà”. Altro elemento per uno sforzo
comune di cristiani e musulmani, è stato indicato da Benedetto XVI nell’aprire gli
orizzonti della ragione umana, e del progresso scientifico e tecnologico. L’uso della
conoscenza scientifica ha bisogno della luce della sapienza etica. Sapienza, ha osservato
il Papa, che ha ispirato il giuramento di Ippocrate, la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo del 1948, la Convenzione di Ginevra e altri importanti codici internazionali.
Si è quindi rivolto agli studenti cristiani della Giordania a Madaba:
“You
are called to be builders of a just and peaceful society composed of peoples… Siete
chiamati ad essere costruttori di una società giusta e pacifica composta di genti
di varia estrazione religiosa ed etnica. Tali realtà – desidero sottolinearlo ancora
una volta – devono condurre non alla divisione, ma all’arricchimento reciproco. La
missione e la vocazione dell’Università di Madaba è precisamente quella di aiutarvi
a partecipare più pienamente a questo nobile compito”. Ma è nell’incontro
con i leaders religiosi musulmani ed i rettori delle università giordane alla Moschea
Al Hussein di Amman, che Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione, ed il suo
richiamo a cristiani e musulmani, per il fatto che molti oggi considerino la religione
necessariamente una causa di divisione nel mondo: “For this reason we
cannot fail to be concerned that today,… Per questa ragione non possiamo
non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono
che la religione fallisca nella sua pretesa di essere, per sua natura, costruttrice
di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra persone e con Dio”. Certamente,
il contrasto le tensioni e le divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose,
purtroppo, non può essere negato, ha osservato il Papa, ma con altrettanta franchezza
ha aggiunto:
“However, is it not also the case that often it is the
ideological manipulation… Tuttavia, non si dà anche il caso che spesso
sia la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore
reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società?
A fronte di tale situazione, in cui gli oppositori della religione cercano non semplicemente
di tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro, il bisogno che i credenti siano
fedeli ai loro principi e alle loro credenze è sentito in modo quanto mai acuto”.
Inoltre, secondo Benedetto XVI, la consapevolezza di una storia comune
spesso segnata da incomprensioni deve spingere cristiani e musulmani ad essere riconosciuti
come adoratori di Dio, misericordiosi e compassionevoli, memori della comune origine
e dignità di ogni persona umana. In tal senso il Papa ha lodato
le numerose iniziative nel dialogo interreligioso e interculturale sostenute dalla
Famiglia reale della Giordania, anche in collaborazione con il Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, tra cui il Messaggio di Amman e la recente lettera
‘Common World’, indirizzata da 138 esponenti religiosi musulmani ai capi delle Chiese
cristiane. Lettera che ha in comune con l’enciclica di Benedetto XVI, ‘Deus Caritas
est’, di indicare il vincolo indistruttibile fra l’amore di Dio e l’amore del prossimo,
come pure “la contraddizione fondamentale del ricorrere, nel nome di Dio, alla violenza
o all’esclusione”. In questo spirito, il Papa ha concluso il
suo discorso alla Moschea chiamando nuovamente cristiani e musulmani ad un compito
comune: sviluppare il vasto potenziale della ragione umana, nel contesto della fede
e della verità. La ragione infatti si eleva quando è illuminata dalla luce della verità
di Dio, e in tal modo, viene rinvigorita nell’impegno di perseguire il suo scopo di
servire l’umanità. E così si amplia, piuttosto che essere manipolato o ristretto,
il pubblico dibattito. Per questo Benedetto XVI ha concluso il suo discorso incoraggiando
tutti a superare i propri interessi particolari, anche gli amministratori e i leaders
sociali, che devono servire il bene comune di tutti: “We are reminded
that because it is our common human dignity which gives rise… Proprio
perché è la nostra dignità umana che dà origine ai diritti umani universali, essi
valgono ugualmente per ogni uomo e donna, senza distinzione di gruppi religiosi, sociali
o etnici ai quali appartengano. Sotto tale aspetto, dobbiamo notare che il diritto
di libertà religiosa va oltre la questione del culto ed include il diritto – specie
per le minoranze – di equo accesso al mercato dell’impiego e alle altre sfere della
vita civile”.