Benedetto XVI ai capi musulmani della Giordania: amore e ragione a fondamento delle
religioni. La libertà religiosa è più della libertà di culto
Benedetto XVI ha concluso la mattinata in Giordania con la visita al Museo Hashemita
e alla Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman. All’esterno del luogo di culto ha incontrato
i capi religiosi musulmani, il corpo diplomatico e i rettori delle Università giordane.
Il Pontefice ha sottolineato il contributo positivo che le religioni possono dare
alla società esprimendo la preoccupazione che alcuni vogliono tacitarne la voce sostituendola
alla propria. Ha parlato della manipolazione ideologica della religione, talvolta
a scopi politici, ribadendo il vincolo indistruttibile fra l’amore di Dio e l’amore
del prossimo e quindi la contraddizione del ricorrere alla violenza nel nome di Dio.
Quindi ha esaltato il valore della ragione umana, dono di Dio, quando resiste alla
presunzione di andare oltre i propri limiti. La ragione – ha detto – spinge continuamente
la mente umana oltre se stessa nella ricerca dell’Assoluto. Ha poi sottolineato l’universalità
dei diritti umani che “valgono ugualmente per ogni uomo e donna, senza distinzione
di gruppi religiosi, sociali o etnici” e ha affermato che “il diritto di libertà religiosa
va oltre la questione del culto ed include il diritto – specie per le minoranze –
di equo accesso al mercato dell’impiego e alle altre sfere della vita civile”. Infine
ha lanciato un nuovo appello per la pace in Iraq e il diritto dei cristiani a vivere
pacificamente in questa terra. Ma ecco il testo integrale del discorso del Papa nella
traduzione dall’originale inglese:
Altezza Reale, Eccellenze, Illustri
Signore e Signori, è motivo per me di grande
gioia incontrarvi questa mattina in questo splendido ambiente. Desidero ringraziare
il Principe Ghazi Bin Muhammed Bin Talal per le sue gentili parole di benvenuto. Le
numerose iniziative di Vostra Altezza Reale per promuovere il dialogo e lo scambio
inter-religioso ed inter-culturale sono apprezzate dai cittadini del Regno Hashemita
ed ampiamente rispettate dalla comunità internazionale. Sono al corrente che tali
sforzi ricevono il sostegno attivo di altri membri della Famiglia Reale come pure
del Governo della Nazione e trovano vasta risonanza nelle molte iniziative di collaborazione
fra i Giordani. Per tutto questo desidero manifestare la mia sincera ammirazione. Luoghi
di culto, come questa stupenda moschea di Al-Hussein Bin Talal intitolata al venerato
Re defunto, si innalzano come gioielli sulla superficie della terra. Dall’antico al
moderno, dallo splendido all’umile, tutti rimandano al divino, all’Unico Trascendente,
all’Onnipotente. Ed attraverso i secoli questi santuari hanno attirato uomini e donne
all’interno del loro spazio sacro per fare una pausa, per pregare e prender atto della
presenza dell’Onnipotente, come pure per riconoscere che noi tutti siamo sue creature. Per
questa ragione non possiamo non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza
crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere,
per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra
persone e con Dio. Di fatto, alcuni asseriscono che la religione è necessariamente
una causa di divisione nel nostro mondo; e per tale ragione affermano che quanto minor
attenzione vien data alla religione nella sfera pubblica, tanto meglio è. Certamente,
il contrasto di tensioni e divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose,
purtroppo, non può essere negato. Tuttavia, non si dà anche il caso che spesso sia
la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore
reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società?
A fronte di tale situazione, in cui gli oppositori della religione cercano non semplicemente
di tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro, il bisogno che i credenti siano
fedeli ai loro principi e alle loro credenze è sentito in modo quanto mai acuto. Musulmani
e Cristiani, proprio a causa del peso della nostra storia comune così spesso segnata
da incomprensioni, devono oggi impegnarsi per essere individuati e riconosciuti come
adoratori di Dio fedeli alla preghiera, desiderosi di comportarsi e vivere secondo
le disposizioni dell’Onnipotente, misericordiosi e compassionevoli, coerenti nel dare
testimonianza di tutto ciò che è giusto e buono, sempre memori della comune origine
e dignità di ogni persona umana, che resta al vertice del disegno creatore di Dio
per il mondo e per la storia. La decisione degli
educatori giordani come pure dei leader religiosi e civili di far sì che il volto
pubblico della religione rifletta la sua vera natura è degna di plauso. L’esempio
di individui e comunità, insieme con la provvista di corsi e programmi, manifestano
il contributo costruttivo della religione ai settori educativo, culturale, sociale
e ad altri settori caritativi della vostra società civile. Ho avuto anch’io la possibilità
di constatare personalmente qualcosa di questo spirito. Ieri ho potuto prender contatto
con la rinomata opera educativa e di riabilitazione presso il Centro Nostra Signora
della Pace, dove Cristiani e Musulmani stanno trasformando le vite di intere famiglie,
assistendole al fine di far sì che i loro figli disabili possano avere il posto che
loro spetta nella società. All’inizio dell’odierna mattinata ho benedetto la prima
pietra dell’Università di Madaba, dove giovani musulmani e cristiani, gli uni accanto
agli altri, riceveranno i benefici di un’educazione superiore, che li abiliterà a
contribuire validamente allo sviluppo sociale ed economico della loro Nazione. Di
gran merito sono pure le numerose iniziative di dialogo inter-religioso sostenute
dalla Famiglia Reale e dalla comunità diplomatica, talvolta intraprese in collegamento
col Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso. Queste comprendono il continuo
lavoro degli Istituti Reali per gli Studi Inter-religiosi e per il Pensiero Islamico,
l’Amman Message del 2004, l’Amman Interfaith Message del 2005, e la più recente lettera
Common Word, che faceva eco ad un tema simile a quello da me trattato nella mia prima
Enciclica: il vincolo indistruttibile fra l’amore di Dio e l’amore del prossimo, come
pure la contraddizione fondamentale del ricorrere, nel nome di Dio, alla violenza
o all’esclusione (cfr Deus caritas est, 16). Chiaramente
queste iniziative conducono ad una maggiore conoscenza reciproca e promuovono un crescente
rispetto sia per quanto abbiamo in comune sia per ciò che comprendiamo in maniera
differente. Pertanto, esse dovrebbero indurre Cristiani e Musulmani a sondare ancor
più profondamente l’essenziale rapporto fra Dio ed il suo mondo, così che insieme
possiamo darci da fare perché la società si accordi armoniosamente con l’ordine divino.
A tale riguardo, la collaborazione realizzata qui in Giordania costituisce un esempio
incoraggiante e persuasivo per la regione, in realtà anzi per il mondo, del contributo
positivo e creativo che la religione può e deve dare alla società civile. Distinti
Amici, oggi desidero far menzione di un compito che ho indicato in diverse occasioni
e che credo fermamente Cristiani e Musulmani possano assumersi, in particolare attraverso
il loro contributo all’insegnamento e alla ricerca scientifica, come pure al servizio
alla società. Tale compito costituisce la sfida a coltivare per il bene, nel contesto
della fede e della verità, il vasto potenziale della ragione umana. I Cristiani in
effetti descrivono Dio, fra gli altri modi, come Ragione creatrice, che ordina e guida
il mondo. E Dio ci dota della capacità a partecipare a questa Ragione e così ad agire
in accordo con ciò che è bene. I Musulmani adorano Dio, Creatore del Cielo e della
Terra, che ha parlato all’umanità. E quali credenti nell’unico Dio, sappiamo che la
ragione umana è in se stessa dono di Dio, e si eleva al piano più alto quando viene
illuminata dalla luce della verità di Dio. In realtà, quando la ragione umana umilmente
consente ad essere purificata dalla fede non è per nulla indebolita; anzi, è rafforzata
nel resistere alla presunzione di andare oltre ai propri limiti. In tal modo, la ragione
umana viene rinvigorita nell’impegno di perseguire il suo nobile scopo di servire
l’umanità, dando espressione alle nostre comuni aspirazioni più intime, ampliando,
piuttosto che manipolarlo o restringerlo, il pubblico dibattito. Pertanto l’adesione
genuina alla religione – lungi dal restringere le nostre menti – amplia gli orizzonti
della comprensione umana. Ciò protegge la società civile dagli eccessi di un ego ingovernabile,
che tende ad assolutizzare il finito e ad eclissare l’infinito; fa sì che la libertà
sia esercitata in sinergia con la verità, ed arricchisce la cultura con la conoscenza
di ciò che riguarda tutto ciò che è vero, buono e bello. Una
simile comprensione della ragione, che spinge continuamente la mente umana oltre se
stessa nella ricerca dell’Assoluto, pone una sfida: contiene un senso sia di speranza
sia di prudenza. Insieme, Cristiani e Musulmani sono sospinti a cercare tutto ciò
che è giusto e retto. Siamo impegnati ad oltrepassare i nostri interessi particolari
e ad incoraggiare gli altri, particolarmente gli amministratori e i leader sociali,
a fare lo stesso al fine di assaporare la soddisfazione profonda di servire il bene
comune, anche a spese personali. Ci viene ricordato che proprio perché è la nostra
dignità umana che dà origine ai diritti umani universali, essi valgono ugualmente
per ogni uomo e donna, senza distinzione di gruppi religiosi, sociali o etnici ai
quali appartengano. Sotto tale aspetto, dobbiamo notare che il diritto di libertà
religiosa va oltre la questione del culto ed include il diritto – specie per le minoranze
– di equo accesso al mercato dell’impiego e alle altre sfere della vita civile. Questa
mattina prima di lasciarvi, vorrei in special modo sottolineare la presenza tra noi
di Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Baghdad, che io saluto molto calorosamente.
La sua presenza richiama alla mente i cittadini del vicino Iraq, molti dei quali hanno
trovato cordiale accoglienza qui in Giordania. Gli sforzi della comunità internazionale
nel promuovere la pace e la riconciliazione, insieme con quelli dei leader locali,
devono continuare in vista di portare frutto nella vita degli iracheni. Esprimo il
mio apprezzamento per tutti coloro che sostengono gli sforzi volti ad approfondire
la fiducia e a ricostruire le istituzioni e le infrastrutture essenziali al benessere
di quella società. Ancora una volta, chiedo con insistenza ai diplomatici ed alla
comunità internazionale da essi rappresentata, come anche ai leader politici e religiosi
locali, di compiere tutto ciò che è possibile per assicurare all’antica comunità cristiana
di quella nobile terra il fondamentale diritto di pacifica coesistenza con i propri
concittadini. Distinti Amici, confido che i sentimenti
da me espressi oggi ci lascino con una rinnovata speranza per il futuro. L’amore e
il dovere davanti all’Onnipotente non si manifestano soltanto nel culto ma anche nell’amore
e nella preoccupazione per i bambini e i giovani – le vostre famiglie – e per tutti
i cittadini della Giordania. È per loro che faticate e sono loro che vi motivano a
porre al cuore delle istituzioni, delle leggi e delle funzioni della società il bene
di ogni persona umana. Possa la ragione, nobilitata e resa umile dalla grandezza della
verità di Dio, continuare a plasmare le vita e le istituzioni di questa Nazione, così
che le famiglie possano fiorire e tutti possano vivere in pace, contribuendo e al
tempo stesso attingendo alla cultura che unifica questo grande Regno!