Mozambico: i vescovi denunciano la violenza politica
Durante la sua prima visita in Africa, in Camerun e Angola, il Santo Padre ci ha lasciato
un messaggio profondo. Egli è venuto da noi a pregare per noi, perché abbiamo la forza
e il coraggio di affrontare le sfide che ci attendono nel nostro continente” scrivono
i Vescovi del Mozambico al termine della loro Assemblea Plenaria, che si è tenuta
a fine aprile a Maputo. Nel comunicato finale, inviato all'Agenzia Fides, la Conferenza
Episcopale mozambicana sottolinea che “durante la sua visita, il Papa ha fatto un
gesto di grande significato simbolico per noi: la consegna del "Instrumentum laboris",
il testo che guiderà i lavori della II Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per
l'Africa, che si terrà a Roma, il prossimo ottobre”. I Vescovi dopo aver salutato
il nuovo Nunzio Apostolico in Mozambico, mons. António Arcari, hanno ricordato il
prossimo Congresso Nazionale sulla Famiglia. A questo proposito nel Messaggio si afferma:
“Guardando la situazione delle famiglie nella nostra società e non solo, una situazione
di crisi e di disorientamento, le motivazioni di questo Congresso sono chiare: stiamo
cercando le linee di orientamento e le colonne di sostegno alla famiglia. L'importante
è che la famiglia sia veramente Chiesa domestica, una fonte di valori umani e cristiani,
generatrice di vita, una testimonianza viva del Vangelo”. Sul piano sociale nel messaggio
si ricorda che “il popolo mozambicano è turbato e scosso per la tragedia che si è
verificata tra i prigionieri delle carceri di Monginqual e Angoche”. A febbraio 15
carcerati sono morti di colera nel carcere di Angoche, in una cella sovraffollata
e in pessime condizioni igieniche. I detenuti erano parte di un gruppo di carcerati
che era stato trasferito dal carcere di Monginqual, dove in precedenza, altre 13 persone
erano morte asfissiate perché rinchiuse in celle piccole e sovraffollate. Queste tragedie-
affermano i Vescovi- “costituiscono una violazione dei più elementari diritti umani.
Qualunque sia la ragione dell'arresto, il detenuto non perde la propria dignità di
persona e il suo diritto alla vita. La detenzione non mira all'eliminazione fisica
del carcerato, ma piuttosto, al suo recupero sociale attraverso metodi correzionali
e pedagogici. Del resto non possiamo che esprimere la nostra contrarietà alla pena
di morte e, soprattutto, alla pena di morte non dichiarata”. Dopo aver espresso la
loro solidarietà alle vittime, i Vescovi chiedono conto alle istituzioni di quanto
è accaduto: “poiché le morti nelle carceri di Monginqual e di Angoche si sono verificate
in istituti sotto la responsabilità dello Stato, facciamo appello ad una maggiore
responsabilità, e ad una revisione delle condizioni delle carceri in tutto il Paese”.
Per quanto riguarda le prossime elezioni, i Vescovi incoraggiano la popolazione “a
prendere a cuore il diritto e il dovere elettorale”, e denunciano gli episodi di violenza
politica, “conseguenza dell'odio e dell'intolleranza”. Per contrastare questo fenomeno
i Vescovi invitano “a costruire una società pacifica, basata sulla civiltà dell'amore”.
(S.C.)