Italia: preoccupazione di Onu e Chiesa per il trattamento degli immigrati
“Una violazione delle norme internazionali sui diritti dei rifugiati”. Così all’agenzia
Ansa mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti
e gli itineranti, ha commentato il rimpatrio, ieri, dei 227 migranti scortati in Libia
dalla Marina italiana. Il presule ha anche plaudito all’appello lanciato dai movimenti
cattolici, in vista dell’approvazione del pacchetto sicurezza, che hanno chiesto un
ripensamento sul reato di clandestinità. Negare di fatto ai migranti il diritto alle
cure e all'’educazione per i figli, pena la denuncia - ha osservato mons. Marchetto
- rappresenta “un’evidente violazione dei diritti fondamentali della persona”.
E
mentre anche oggi un barcone con 77 migrati a bordo, intercettato al largo delle coste
libiche, è stato riportato nel porto di Tripoli; il ministro dell’Interno Maroni
ha parlato di una “nuova fase nel contrasto all'immigrazione clandestina''. Critiche
sono giunte anche a livello internazionale in particolare dall’ONU che teme per la
tutela dei rifugiati. Ma sentiamo la portavoce italiana dell’Alto Commissariato Onu
per i rifugiati, Laura Boldrini, intervistata da Stefano Leszczynski:
R.
– Ci preoccupa perché questa decisione è contraria al principio fondamentale del Diritto
internazionale dei rifugiati e della stessa Convenzione di Ginevra del ’51, cioè il
principio del non respingimento. Che cosa vuol dire? Vuol dire che persone bisognose
di protezione, quindi richiedenti asilo e rifugiati non possono essere rimandati indietro,
in Paesi dove la loro vita o la loro libertà sarebbero in pericolo.
D.
– In particolare, quali sono le condizioni che aspettano queste persone in Libia?
R.
– Purtroppo, quello che succede non è qualcosa di descrivibile, perché queste persone
sono sottoposte veramente a dei trattamenti durissimi, tanti vengono rimessi in prigione.
Insomma, ci sono dei racconti, di chi poi riesce ad arrivare anche in Italia, di soggiorni
terrificanti.
D. – L’Italia ha adottato tutta una serie
di politiche restrittive negli ultimi anni. Quanto è imputabile quello che sta succedendo
all’Europa?
R. – Risolvere le dispute tra Stati e Unione
Europea, decidendo di demandare ad altri, a soggetti terzi, la gestione dell’asilo,
a nostro avviso è preoccupante. Però, in questi anni, l’Italia è riuscita ad avere
una gestione responsabile di questi flussi. Oggi tutto questo viene spazzato via di
fatto e quello che viene riproposto è un modello che non rispetta il principio del
non respingimento, che è valido anche nelle acque internazionali, non è ristretto
alla sola zona delle acque nazionali.
D. – Come si spiega
l’Acnur questo cambiamento di linea politica da parte del governo italiano?
R.
– E’ difficile spiegarselo, anche perché una decina di giorni fa, forse due settimane
fa, l’Alto Commissario Gutierrez ha incontrato il ministro Maroni, e nel corso di
questo incontro Gutierrez ha ricevuto ampie rassicurazioni sul fatto che questo cosiddetto
modello Lampedusa, quindi questo sistema di soccorso, accoglienza, informazione, non
era minimamente in discussione. Quindi, per noi è stata veramente una brutta sorpresa.
Sempre sul fronte dell’immigrazione il nuovo pacchetto sicurezza del
governo prevede il reato di ingresso e soggiorno illegale. Alessandro Guarasci
ne ha parlato con padre Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio per la
pastorale degli immigrati esteri in Italia e dei profughi:
R.
– Se questo presunto reato di clandestinità non viene in qualche modo modificato,
subiremo delle conseguenze notevoli non soltanto per quanto riguarda gli immigrati,
ma anche per quanto riguarda i diritti fondamentali quali quelli – appunto – della
salute o dell’istruzione. Indubbiamente, nel dibattito politico sembra che questo
sia un punto che alcune forze politiche tengono fermo. Forse potrebbe essere in qualche
modo trovata una via di mezzo, distinguendo tra coloro che entrano nel territorio
dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera, e coloro che – invece – essendo
entrati anche regolarmente nel territorio e poi, per molte ragioni, hanno visto il
loro permesso non rinnovato e in quanto tali, irregolari – ecco, per questi bisognerebbe
avere forse un occhio particolare senza l’applicazione di questa fattispecie di reato.
D. – Altrimenti rischiamo una serie di cittadini “di
serie B”, in effetti?
R. – Sì: non soltanto “di serie
B”, ma persone che non vengono tutelate e alle quali determinati diritti fondamentali
vengono di fatto negati. Quindi, più che cittadini “di serie B”, qui si tratta di
una discriminante tra persone e non-persone. Ora, mi pare che il grande snodo culturale
che in qualche modo è terremotato, qui in Italia, è appunto quello di guardare all’immigrato
primariamente come ad una persona, in quanto tale depositaria di diritti fondamentali
che non possono essere assolutamente negati perché togliere i diritti ad alcune persone,
in qualche modo impoverisce tutti!