Il colloquio del Papa con i giornalisti durante il volo per Amman. Intervista con
padre Lombardi
I cristiani della Terra Santa e del Medio Oriente devono rimanere nelle loro terre.
E’ stata questa una delle affermazioni rese dal Papa durante la consueta conferenza
stampa che si è svolta a bordo dell’aereo papale. Benedetto XVI ha risposto durante
il volo ad alcune domande dei giornalisti presenti a bordo, spiegando quali siano
i sentimenti spirituali e pastorali che lo accompagneranno durante questo suo pellegrinaggio.
Lo riferisce il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi,
contattato subito dopo l’atterraggio del volo ad Amman da Alessandro De Carolis:
R.
- Il Papa ha risposto ad alcune domande che riguardano naturalmente i temi principali
che sono d’attualità in questo viaggio. Il primo è quello del servizio della pace.
L’interrogativo era come pensa concretamente il Papa di poter servire la pace in questo
viaggio. Ed egli ha detto che ci sono tre vie per servirla, in particolare la preghiera,
che vedrà anche tutto il popolo cristiano unito a lui nel domandare a Dio il dono
della pace. C’è poi la grande via della formazione delle coscienze, sui veri valori
e sul valore della convivenza pacifica, nel rispetto reciproco tra le persone e i
popoli. E poi, molto significativo, anche il tema della ragione, ovvero l’appello
a tutti ad essere ragionevoli e a seguire i dettami che una sana ragione indica a
tutti gli uomini per vivere nel rispetto reciproco e nella pace. E questo mi sembra
un tema piuttosto importante di questo Pontificato e che probabilmente il Papa affronterà
in questi giorni.
D. - Si è parlato anche della condizione
dei cristiani di Terra Santa?
R. - Sì, il Santo Padre
ha detto che, naturalmente, ci sono molte iniziative per sostenerli. In particolare,
ha fatto riferimento a tutta l'attività scolastica ed all'attività sanitaria: gli
ospedali, le case nelle quali si presta assistenza alle persone in difficoltà, agli
emarginati e ai malati. E quindi il Santo Padre ha parlato della vitalità della Chiesa,
che si sente unita a questi cristiani, ed anche dello scopo di questo viaggio, che
pure ha - tra le sue principali finalità - quella di manifestare la vicinanza del
pastore universale, e di tutta la Chiesa con lui, a queste comunità cristiane, affinchè
possano essere ancora piene di speranza per il futuro.
D.
- Ci sono stati altri temi che sono emersi dalle domande dei giornalisti?
R.
- Gli altri temi principali erano quelli che riguardavano il dialogo, sia con l'ebraismo,
sia con l'islam, ed anche gli elementi comuni delle tre religioni che fanno capo ad
Abramo. Il Santo Padre ha ricordato che egli stesso è stato tra i membri fondatori
di una istituzione dedicata proprio al dialogo fra le tre grandi religioni che si
appellano ad Abramo: una fondazione culturale che ha fatto anche delle pubblicazioni
di testi importanti per le diverse religioni, e che ha preso iniziative concrete per
facilitare il dialogo. Si tratta, dunque, di trovare un linguaggio comune, dei punti
di riferimento comuni: anche il valore dell'amore di Dio e del prossimo sono certamente
punti assolutamente focali di questo dialogo, che deve vedere le tre religioni collaborare
insieme anche per la pace nel mondo.
D. - Un'impressione
a caldo sul benvenuto che il re di Giordania ha riservato al Papa...
R.
- Il discorso del re di Giordania è stato un discorso molto notevole: spontaneo, caloroso,
cordiale. Si vede - come ha detto anche il Papa nel suo discorso - che qui c'è una
tradizione consolidata di dialogo e si cerca veramente di condurre uno sviluppo della
cultura islamica verso valori comuni, condivisi, anche con altri popoli, altre culture.
Il re ha fatto riferimento a quelle stesse grandi iniziative alle quali anche il Papa
si riferisce - cioè il messaggio interreligioso di Amman - che hanno dato luogo, anche
recentemente, ad alcuni tra i momenti più promettenti del dialogo fra islam e cristianesimo,
compreso il Forum che si è svolto a Roma recentemente, i cui partecipanti sono stati
ricevuti dal Papa e che si è concluso con una dichiarazione comune piuttosto significativa.
Quindi, direi che ci troviamo in un contesto in cui il dialogo tra cristianesimo ed
islam mostra di poter fare dei passi avanti, di poter essere veramente fruttuoso.