Il nunzio in Giordania: un pellegrinaggio per la pace e il dialogo, di grande incoraggiamento
per i cristiani della Terra Santa
La Giordania sarà dunque la prima tappa del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa.
Ieri pomeriggio, ad Amman, ne hanno parlato in conferenza stampa il vicario patriarcale
latino per la Giordania, il vescovo Salim Sayegh, il vescovo di Petra e Filadelfia
dei Greco-Melkiti, mons. Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania,
l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat. Il servizio del nostro inviato Pietro Cocco.
Parlando
a nome dei vescovi della Giordania, il vicario patriarcale latino Sayegh ha voluto
sottolineare come i vescovi siano cittadini giordani cristiani, quale segno di piena
partecipazione dell’intero Paese alla gioia dell’arrivo di Benedetto XVI. Mons. Sayegh
ha quindi sintetizzato in tre aspetti l’importanza di questa visita.
Il
primo, pastorale: il Papa viene a visitare i suoi figli, prima di tutto quelli più
poveri, che incontrerà subito dopo la cerimonia di benvenuto, recandosi al Centro
‘Regina Pacis’, dedicato alla riabilitazione dei portatori di handicap e al loro reinserimento
sociale. Poi i giovani giordani, che saranno presenti con una rappresentanza al Centro
Regina Pacis; essi sono la speranza ed il futuro della Chiesa in Giordania. Il vicario
della Chiesa latina ha poi definito una grande grazia la Messa che il Papa celebrerà
nello Stadio di Amman, domenica mattina. Benedetto XVI pregherà per noi e con noi,
ha aggiunto, lui che è il successore di Pietro, su cui si edifica la Chiesa. E ha
aggiunto: questa dimensione pastorale è anche un sostegno ed un incoraggiamento ai
cristiani a rimanere qui insieme agli altri.
Il secondo
aspetto della visita è la dimensione del pelleginaggio: la Giordania è stata infatti
per gli ultimi tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI la porta di ingresso
alla Terra Santa. In questo Paese si trovano il sito del Battesimo e il ‘Memoriale
di Mosè’ sul Monte Nebo, dove si recherà Benedetto XVI, e anche il Santuario di Elia
e Mukawir, il luogo dove è stato decapitato San Giovanni Battista.
Infine,
il terzo aspetto, il dialogo interreligioso. Il vescovo Sayegh ha ricordato la lunga
tradizione di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe
cristiane in Giordania. Il Papa, che entrerà nella Moschea Al-Hussein Bin Talal di
Amman e incontrerà i Capi religiosi musulmani, desidera confermare e incoraggiare
tale dialogo.
Sull'importanza del viaggio del Papa in
Terra Santa ascoltiamo il nunzio apostolico in Giordania, mons. Francis Assisi
Chullikat, al microfono di Pietro Cocco:
R. – E’ importantissima
questa visita che tutta la Chiesa, in Terra Santa, stava aspettando da un bel po’
di tempo. Infatti, dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI, tutta la Chiesa in
Terra Santa stava aspettando la Chiesa Madre. In più, i cristiani della Chiesa della
Terra Santa stanno attraversando un tempo abbastanza difficile. In questo momento
hanno bisogno di una parola di incoraggiamento e di un messaggio di speranza da parte
del Santo Padre e stanno aspettando questo messaggio ansiosamente. Loro sono consapevoli
che le parole del Santo Padre porteranno molti frutti e avranno anche una grande eco,
non solo a livello della Terra Santa ma anche a livello regionale. Quindi, è importantissima
questa visita del Santo Padre anche per dare un messaggio di pace e di unità, come
egli stesso ha ripetuto varie volte adesso, in vista di questo viaggio apostolico
che lui ha qualificato come pellegrinaggio. Sarà allora un viaggio nutrito da una
preghiera intensa, prima di tutto per la Chiesa in Terra Santa affinché possa superare
questo momento difficile che tutti i fedeli della Terra Santa stanno vivendo e, allo
stesso tempo, possono dare, da parte loro, una testimonianza di coraggio e di fede
che, in tutti questi secoli, dall’inizio della vita della Chiesa, hanno offerto a
tutto il mondo.
D. – La Chiesa e la comunità cristiana
in Giordania, godono di una situazione più tranquilla. Che cosa possono portare in
una regione in cui, invece, i conflitti segnano ancora così dolorosamente la vita
di tante famiglie?
R. – La Giordania, in questo senso,
ha un ruolo molto importante perché il governo giordano sta cercando di promuovere
la pace in Medio Oriente, specialmente nel conflitto israelo-palestinese. Anche in
questo, la Chiesa in Giordania sta svolgendo un ruolo molto attivo e, la coesistenza
pacifica, che è molto evidente qui in Giordania, può anche essere un segnale di speranza
ed incoraggiamento per tutte le comunità cristiane a livello regionale. Infatti, per
venire in Giordania, coloro che provengono dal Medio Oriente, non hanno alcuna difficoltà;
ci sono anche molte riunioni internazionali promosse dalla Chiesa qui. Anche per questo,
la Giordania accoglie tutte le fedi e cerca di venire incontro alle loro esigenze.
Recentemente, è stato costituito un Consiglio dei capi cristiani in Giordania per
dare riconoscimento ufficiale alle Chiese più importanti che sono qui. Quindi, sono
dei gesti positivi che il governo sta dimostrando verso tutte le comunità cristiane
che esistono in Giordania e che può, eventualmente, diventare un modello anche per
altri Paesi della regione.