Il cardinale Rodríguez Maradiaga: i Paesi ricchi non taglino gli aiuti allo sviluppo
2009, un anno per "un progetto per un mondo migliore": la richiesta è arrivata dal
cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, presidente della Caritas Internationalis, rivolta
agli ambasciatori presso la Santa Sede di una dozzina di Paesi europei, riuniti nella
sede dell’organismo in Vaticano. Il porporato - riferisce l’agenzia Zenit - ha parlato
degli effetti della crisi economica, dei tagli agli aiuti esteri e dei cambiamenti
climatici sulle popolazioni più povere. I Paesi ricchi, ha osservato, stanno spendendo
denaro per i salvataggi dai fallimenti e allo stesso tempo tagliano o non onorano
l'impegno agli aiuti. "Possiamo salutare - ha aggiunto - il 2009 con una paralisi
o come un'opportunità per un cambiamento". Il cardinale Rodríguez Maradiaga ha ricordato
poi agli ambasciatori che se la crisi economica attuale persisterà potrebbero morire
fino a 400 mila bambini. Si pensa che quest’anno milioni di persone sprofonderanno.
"La nostra paura - ha spiegato il presidente della Caritas Internationalis - è che
la gente più povera, che ha beneficiato meno di decenni di crescita economica diseguale,
paghi il prezzo più alto per questa follia". Per questo, ha chiesto ai Capi di Stato
di mostrare un'autentica leadership e di convincere gli elettori che "sostenere i
poveri non è una scelta solo dei tempi migliori, ma una responsabilità morale". Malgrado
le campagne per incoraggiare i flussi di aiuti verso i Paesi poveri, dati recenti
dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OECD) mostrano che
gli aiuti sono al livello del 1993. In questo contesto, il porporato ha sottolineato
la necessità che sia i leader che i cittadini si assumano la responsabilità della
crisi economica e climatica. "Ciascuno di noi - ha ammonito - ha la responsabilità
di promuovere e difendere il bene comune, e di spingere i nostri Governi a rendere
conto delle loro azioni". Mentre la Chiesa celebra l'Anno Paolino, il porporato suggerisce
che i leader dei Paesi più ricchi del mondo sperimentino il loro momento "sulla via
di Damasco". "Ci dev'essere - ha concluso - una conversione che allontani dal vecchio
sistema della cieca avidità per arrivare ad uno in cui i nostri occhi siano aperti
alla giustizia e alla dignità per tutti". (R.G.)