Il cardinale Poupard su tradizione e rinnovamento nella Chiesa
La tradizione e il rinnovamento all’interno della Chiesa attraverso l’incontro con
un testimone di primo piano della vita della Chiesa post conciliare, il cardinale
Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Questo il tema dell’incontro pubblico svoltosi
ieri sera a Lucca, nella cattedrale di San Martino, organizzato dall’arcivescovo della
città, Italo Benvenuto Castellani. “La volontà più evidente dei padri che si erano
riuniti nel Concilio Vaticano II era di tornare alla sorgente, e che Cristo non si
può conoscere senza le Scritture”. Ha esordito così il cardinale Poupard dopo la domanda
sul motivo per cui l’80 per cento dei cattolici italiani, secondo una recente ricerca,
non ha mai letto integralmente i Vangeli. “Ignorare le Scritture è ignorare Cristo
– ha continuato - e allora dovremmo dedurre che così tanti cattolici ignorano Cristo?”
Per il porporato non si può giungere ad una conclusione così drastica, perché una
delle ragioni può essere vista nel retaggio culturale derivato dall’avversione per
il protestantesimo, che metteva la Bibbia sopra il Magistero. Un’altra ragione, specialmente
in Italia, è, secondo il cardinale, da ritrovarsi nel sempre maggior distacco dei
giovani verso la lettura in genere. “Prendiamo atto di questa situazione per cambiarla
- ha dichiarato il porporato – è necessario prendere sul serio la riforma liturgica,
ed introdurre le persone a quella lettura che si chiamava lectio divina, che ha nutrito
per millenni il popolo di Dio, che, anche se non sapeva leggere, ascoltava”. Tuttavia,
ha aggiunto non si può fare a meno di notare, negli ultimi tempi una certa presa di
coscienza del problema; infatti, dappertutto, si stanno moltiplicando i circoli biblici.
E alla domanda su quale sia il rapporto della Chiesa con i mezzi di comunicazione,
il cardinale Poupard ha spiegato che nella realtà di fede ciò che è importante è la
dimensione interiore, mentre, al contrario, ciò che conta, ad esempio nella televisione,
è ciò che è più spettacolare. (A cura di Virginia Volpe)