Convegno promosso dal Vicariato di Roma sul tema "Educare alla speranza oggi"
Aprirà i battenti oggi pomeriggio, presso la sala della Conciliazione del Palazzo
Apostolico Lateranense, alla presenza del cardinale vicario Agostino Vallini, la cerimonia
inaugurale del convegno: "Educare alla speranza oggi. Sfide educative e itinerari
pedagogici per uno sviluppo integrale della persona". L’iniziativa è promossa dall’Ufficio
per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma in collaborazione con il Coordinamento
Regionale delle Università del Lazio e la Conferenza dei Rettori delle Università
Pontificie Romane. Davide Dionisi ha chiesto a mons. Lorenzo Leuzzi,
direttore dell’ufficio per la Pastorale Universitaria, il perché della scelta di un
tema come quello dell’educazione alla speranza.
R. – I docenti
hanno dovuto tradurre il tema generale, le grandi linee pedagogiche che saranno affrontate
sia sul versante storico ma anche sul versante antropologico e pedagogico, applicandolo
però alle realtà concrete, ai vissuti concreti delle nuove generazioni e soprattutto
richiamando poi i soggetti impegnati nell’impresa educativa. Per cui non soltanto
gli insegnanti, non soltanto gli operatori impegnati nell’educazione, ma anche coloro
che concretamente vivono la quotidianità, a cominciare dalle famiglie e da quelle
associazioni che aiutano la realtà, non solo ecclesiale, ma anche sociale, culturale.
L'obiettivo è che il percorso educativo possa sempre di più coinvolgere un maggior
numero possibile di soggetti. Credo che questa attenzione alle fasce di età costituisca
a mio parere un aspetto molto importante, che potrà far suscitare delle proposte concrete
proprio nella prospettiva di quali possano essere o debbano essere i percorsi educativi
per un obiettivo di fondo, cioè aiutare i giovani a progettare la vita.(Montaggio
a cura di Maria Brigini) Tra i relatori che si alterneranno nel
corso della tre giorni di studio, la professoressa Marina D’Amato, dell’Università
degli Studi Roma Tre, che proprio domani parlerà del rapporto tra educazione e media.
Davide Dionisi le ha chiesto di spiegare quale tipo di influenza esercitano
oggi i mezzi di informazione sull’educazione.
R. – Esiste
comunque una convivenza forzata, nel senso che i genitori, gli educatori e gli adulti
di oggi devono fare i conti con una generazione che per immersione è nata nella cultura
analogica e digitale. Le sfide e la speranza cercano anche con questo tema di definire
quello che io chiamo la costituzione delle responsabilità. Credo che il problema esista,
quando si delega la televisione o il computer ad essere assistenti educativi e quando
invece non ci si assume la responsabilità come genitori. Vivono per immersione fin
dalle prime fasi della vita in questa cultura. Non possiamo rinnegarla, possiamo contribuire
però dai primissimi momenti dell’esistenza dei bambini a predisporre uno spirito critico,
in questo senso capace di scegliere. D. – Oggi nelle scuole
si insegna per lo più in modo tradizionale attraverso la classica lezione frontale.
Si tratta di un approccio che viene affiancato sempre più dai nuovi mezzi di comunicazione,
anche se però non mancano resistenze... R. – Le resistenze sono
fortissime da parte di tutti gli insegnanti, gli educatori che hanno poca dimestichezza
con queste nuove potenzialità. Le chiamo così e non le chiamo problemi, perchè è evidente
che poter fruire di un sapere infinito, come ormai la rete ci predispone a fare, è
una grande offerta che possiamo offrire ai bambini, ai ragazzi fin dalle prime fasi
della loro esistenza. Saperli in qualche modo istruire, nel senso di elaborare insieme
a loro una curiosità che vada alla ricerca di argomenti sempre più coinvolgenti ed
interessanti, e che non diventino invece formule di perversione come spesso leggiamo
sui giornali. Questo è il compito dei nuovi insegnanti.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)