Associazioni: no al reato d'ingresso illegale in Italia
“Profonda preoccupazione per le barriere all'esercizio di alcuni diritti fondamentali
da parte dei migranti, che sorgerebbero con l’introduzione del reato di ingresso e
soggiorno illegale” previsto dell’articolo 21 del disegno di legge sulla Sicurezza
in discussione in Parlamento. E’ quanto esprimono Amnesty international Italia, Associazione
studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), Consiglio italiano per i rifugiati (Cir),
Medici Senza Frontiere (Msf), Save the Children e Società italiana di medicina delle
migrazioni (Simm) in un documento nel quale si appellano ai parlamentari affinché
“stralcino l’art. 21 del ddl 2180 o esprimano voto contrario”. Lo riferisce il Sir.
“Stabilire che fare ingresso o risiedere irregolarmente in Italia – scrivono le associazioni
- equivale a violare la legge penale significa infatti rendere obbligatoria la denuncia
del migrante che si trovi in tale situazione da parte di ogni pubblico ufficiale (art.
361 c.p.) o incaricato di pubblico servizio (art. 362 c.p.) che ne venga a conoscenza”.
Le organizzazioni firmatarie sono “fortemente preoccupate” dal fatto che i migranti,
per “timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale, sarebbero indotti
a sottrarsi al contatto con tutti gli incaricati di pubblico servizio, in qualunque
ambito, innescando un’allarmante situazione di compromissione dei diritti fondamentali”.
Il timore di avvicinarsi a ogni tipo di servizio pubblico “escluderebbe dall’accesso
all’assistenza e ai diritti soprattutto le fasce più deboli della popolazione migrante,
quali le vittime di tratta, i minori e le altre persone vulnerabili”. Tra i rischi
le associazioni citano quello nell'ambito socio-sanitario ed assistenziale: “il rischio
di denuncia creerebbe fra gli immigrati privi di permesso di soggiorno e bisognosi
di cure mediche una reazione di paura che ne ostacolerebbe l'accesso alle strutture
sanitarie”. Inoltre per sottrarsi al “pericolo di denuncia” da parte dell’ufficiale
di stato civile, il genitore straniero privo di permesso di soggiorno “potrebbe evitare
– scrivono le associazioni - di registrare la nascita del figlio o di perfezionare
il procedimento di riconoscimento dello stesso”. A causa di questo “potrebbero aprirsi
procedure di adottabilità di questi minori, con conseguenze anche gravi sul diritto
del minore, universalmente riconosciuto, a vivere e crescere insieme alla propria
famiglia” e “potrebbero verificarsi situazioni in cui la madre, consapevole del rischio
della denuncia sia indotta a partorire in casa, con evidenti rischi per la salute
sua e del nascituro”. D qui l’auspicio di un dibattito “aperto e approfondito” che
“non sia impedito dal ricorso al voto di fiducia”.