Mons. Migliore: ancora troppo lontano il disarmo nucleare
Il disarmo nucleare, la non proliferazione delle armi nucleari, e l’uso pacifico dell’energia
nucleare sono “tre pilastri che si rafforzano a vicenda”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede, presso le Nazioni Unite,
intervenuto ieri a New York ai lavori del Comitato preparatorio della Conferenza di
revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT), prevista nel
2010. Il servizio di Roberta Gisotti:
Su tutti
i fronti del nucleare si rende necessario - ha premesso l’arcivescovo Migliore - “un
progresso urgente e irreversibile”. E dopo 40 anni dal suo varo nel 1968, il Trattato
di non proliferazione nucleare rimane “una pietra miliare del disarmo”, così pure
“uno strumento chiave” per rafforzare “la sicurezza e la pace a livello internazionale”.
Da
qui l’appello per “un’adesione piena e universale” al Trattato e per la sua applicazione,
a fronte di un numero ancora altissimo di testate nucleari nel mondo, oltre 26 mila,
ha ricordato mons. Migliore denunciando che “alcune Nazioni stanno ancora lottando
per entrare nel ‘club nucleare’, a dispetto degli obblighi legalmente vincolanti del
Trattato”. Il presule ha quindi chiesto “a tutti gli Stati di adoperarsi per “un mondo
libero dalle armi nucleari”, e di adottare misure “per promuovere fiducia, trasparenza
e cooperazione tra Nazioni e regioni”, puntando a cinque obiettivi: l’adesione al
Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT); l’avvio di
negoziati sul Trattato per eliminare il materiale fissile; la cooperazione nel campo
dell’uso pacifico dell’energia nucleare sotto lo stretto controllo dell’Agenzia per
l’energia atomica (AIEA); la ricerca di soluzioni comuni e di strutture internazionali
per produrre combustibile nucleare, rispondendo alle crescenti necessità di energia.
Detto
ciò “le zone libere da armi nucleari restano l’esempio migliore” – ha rimarcarto l’Osservatore
permanente della Santa Sede - per avvalorare “che la pace e la sicurezza sono possibili”
senza possedere tali armi. Infine il richiamo a tutti Stati dotati di armi nucleari
“ad assumere un ruolo coraggioso di leadership e la responsabilità politica di salvaguardare
l’integrità del Trattato di non proliferazione e di creare un clima di fiducia, di
trasparenza e vera cooperazione, in vista di una concreta realizzazione di una cultura
della vita e della pace”.