Il cardinale Bertone alle Guardie Svizzere: legame indissolubile tra vigilanza e preghiera
Serietà, dedizione, fedeltà e vigilanza: sono le qualità della Guardia Svizzera Pontificia,
ricordate stamani dal cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato ha celebrato
una Santa Messa nella Basilica Vaticana per commemorare i 147 soldati del Corpo, uccisi
durante il “Sacco di Roma”, avvenuto il 6 maggio 1527. Il sacrificio delle guardie
servì a difendere la vita di Papa Clemente VII. Nel pomeriggio, invece, alle ore 17.00,
nel Cortile San Damaso, avrà luogo la cerimonia di giuramento delle 32 nuove reclute,
arruolate negli ultimi 12 mesi. Il servizio di Isabella Piro:
(canto)
“Servire
fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice, sacrificando, ove occorra,
anche la vita”. Con queste parole giurano le Guardie Svizzere, ed il cardinale Bertone
lo ha ricordato, durante la Messa di stamani, celebrata alla presenza dei membri della
Guardia stessa e dei loro familiari ed amici. In particolare, il porporato ha ricordato
l’importanza del loro compito:
"Tutti sappiamo quanto
sia importante e delicato il compito affidato al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia:
la particolare custodia della persona stessa del Papa, la sorveglianza del Palazzo
Apostolico e degli ingressi esterni della Città del Vaticano, i servizi di sicurezza
e di onore durante le cerimonie pubbliche del Sommo Pontefice. Il vostro, cari amici
della Guardia Svizzera Pontificia è un servizio qualificato e comunemente apprezzato,
che esige serietà, dedizione, fedeltà e vigilanza".
La
venuta di Gesù, ha continuato il cardinale Bertone, è “un punto di costante riferimento
per tenere sveglie le nostre responsabilità”, perché “il credente è colui che sa aspettare
il Signore e che sta ad aspettarlo”. Poi, il porporato ha ribadito il legame indissolubile
tra vigilanza e preghiera: “Non si vigila senza pregare, né si prega senza essere
spiritualmente desti”, ha detto. Ma oggi, “nel ritmo frenetico e coinvolgente della
vita moderna – ha aggiunto – quale speranza ci può essere di non lasciarci addormentare
dal canto mellifluo di tante sirene?”. La risposta, ha spiegato il segretario di Stato,
si trova nel Vangelo:
"È dell'amore vigilare. Questo
ci insegna la parabola delle vergini stolte e prudenti. Prima di tutto, la nostra
deve essere una vigilanza contro il male, contro il peccato, contro il non-amore.
Gesù vuol trovarci con le lampade accese dalla sua luce e ci promette una cosa inaudita.
Il padrone 'si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli'.
Davvero, 'servire é regnare', perché quando il padrone arriva, rende padrone il servo!".
Quindi,
il cardinale Bertone ha invitato le Guardie Svizzere a lasciare che Gesù entri nei
loro cuori “e li renda puri ed umili”, restando sveglie per “aprire la porta a Lui”
e “godere la felicità d’essere insieme a Lui”:
"Il
vostro servizio qui in Vaticano deve modellarsi sempre più sulla prospettiva della
vigilanza non solo esterna, quanto interna, dei vostri cuori. Pertanto nel vostro
quotidiano lavoro siete chiamati a trarre linfa vitale e motivazioni profonde da una
solida vita di fede, da una grande consapevolezza dell'appartenenza alla Chiesa e
da un forte sentimento di fedeltà al Papa".
Certo,
ha concluso il segretario di Stato, le prove e le difficoltà non mancano. Ma “tutto
ciò va affrontato con coraggio e fiducia, facendo affidamento non solo sulla propria
preparazione e sulle proprie capacità personali, ma anche sull’aiuto degli altri e,
soprattutto, sulla forza e sulla grazia che ci provengono da Dio”. A cui si
unisce, ha concluso il cardinale Bertone, anche la riconoscenza del Santo Padre.