2009-05-05 15:05:34

I 60 anni del Consiglio d'Europa, garante degli standard democratici continentali


Sessant’anni fa, il 5 maggio 1949, venne istituto il Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo, in Francia. Quarantasette i Paesi membri, cinque gli stati osservatori, tra i quali la Santa Sede, e più di 200 i Trattati prodotti a difesa dei diritti dell’uomo. Tra gli strumenti del Consiglio d’Europa, oltre alla Corte di Strasburgo, ci sono vari organismi come il Comitato per la prevenzione della tortura, unico nel suo genere perché concede di vigilare, attraverso sopralluoghi senza preavviso, sulle persone private della libertà. Ma a distanza di 60 anni che valore ha questa istituzione? Benedetta Capelli lo ha chiesto al prof. Augusto Sinagra, ordinario di diritto delle Comunità europee presso l’Università “La Sapienza” di Roma:RealAudioMP3

R. - Io penso che il Consiglio d’Europa abbia più un significato e un’utilità oggi, dopo 60 anni dalla sua Costituzione. Il motivo è che, essendo entrati a far parte del Consiglio d’Europa anche gli Stati dell’area cosiddetta socialista dell’Europa centrale ed orientale, sono loro che maggiormente possono beneficiare della primaria funzione del Consiglio d’Europa, cioè quella di uniformizzazione delle legislazioni verso standard elevati di democrazia, di rispetto dei diritti dell’uomo. Quindi, direi che oggi la funzione del Consiglio d’Europa sia più importante che all’origine.

 
D. - Sono oltre 200 i Trattati prodotti a difesa dei diritti umani: quali quelli più rappresentativi?

 
R. - La più importante certamente è la Convenzione di Roma del 4 novembre 1950, che è dedicata espressamente al riconoscimento, alla tutela e alla garanzia giurisdizionale dei diritti e delle libertà fondamentali dell’individuo. Sicuramente, è la più importante perchè prevede anche un meccanismo proprio di accertamento, di garanzia, e quindi anche sanzionatorio rispetto alle violazioni eventuali di quei diritti riconosciuti da parte degli Stati.

 
D. - Le emergenze del nostro tempo hanno influito sulla missione e sul suo ruolo del Consiglio d'Europa?

 
R. - Sì, perché tra le emergenze ci sono state le conseguenze derivanti da quel momento fatale, indicato come il crollo del Muro di Berlino. Di conseguenza, il ritorno degli Stati centro-orientali in seno all’Europa e quindi il recupero di quelle istanze non soddisfatte in precedenza di democrazia, di stato di diritto, di rispetto dei diritti dell’uomo.

 
D. - E per quanto riguarda il terrorismo, la criminalità organizzata, la tratta degli esseri umani?

 
R. - Il Consiglio d’Europa, prima di quella che oggi consideriamo l’emergenza terrorismo, già negli anni Settanta aveva promosso una Convenzione internazionale sulla repressione del terrorismo. Quindi, possiamo dire che abbia svolto una funzione anche antesignana, se non di preveggenza.

 
D. - Se lei dovesse esprimere un auspicio per altri 60 anni del Consiglio d’Europa, quali sono secondo lei gli obiettivi che potrebbero essere raggiunti?

 
R. - L'obiettivo è quello già presente nelle intenzioni e nei programmi: che tutti gli Stati membri, Russia compresa, possano raggiungere quegli standard di rispetto dei diritti dell’uomo, di democrazia, di stato di diritto e così via. Caricare il Consiglio d’Europa di obiettivi nuovi, senza conoscere quelle che potranno essere le evoluzioni delle relazioni internazionali, della politica internazionale - quelle che sono le evoluzioni nell’eliminazione dei focolai del terrorismo, tanto per rimanere a questo aspetto - è difficile ipotizzarlo. Anche perché bisognerebbe pure applicarsi a considerare che il terrorismo - questo fenomeno tragico e deprecabile - non va solamente represso, ma va anche prevenuto. Forse, dunque, sarebbe il caso di applicarsi a sanare quelle ingiustizie insopportabili che poi, per effetto della disperazione o per effetto della strumentalizzazione - perché c’è anche questo aspetto in larga misura - portano al gesto disperato del terrorista.







All the contents on this site are copyrighted ©.