Ong a Roma: la crisi vista dalla parte dei più poveri
La crescita dei prezzi dei beni alimentari ed energetici nel 2007 ha fatto aumentare
di 40 milioni il numero di persone che soffre la fame. Proprio lo sviluppo dovrà essere
uno dei temi fondanti del G8 che a luglio si svolgerà a L’Aquila. Così almeno chiede
la Coalizione Italiana contro la Povertà che oggi a Roma ha organizzato il Civil G8
2009, per ribadire, appunto che la cooperazione allo sviluppo deve assumere un ruolo
fondamentale nelle politiche di bilancio dei Paesi industrializzati. La crisi attuale,
infatti, rischia di colpire maggiormente i poveri del pianeta. Alessandro Guarasci
ha intervistato Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv, e Cecilia
Brighi, responsabile della Cisl internazionale.
D. – Sergio
Marelli, che cosa vi aspettate da questo Meeting, in vista del G8 di luglio?
R.
– Penso che 250 rappresentanti da oltre 40 Paesi abbiano i pari diritti, come le grandi
star della pop music o i giovani che costituiranno il cosiddetto G8 dei giovani, per
accedere alla stanza dei 'grandi'. Perché anche senza nascondere le nostre posizioni
critiche, pensiamo di avere delle proposte concrete e di poter dare il nostro contributo
per uscire da questa situazione molto difficile nella quale versa tutto il mondo.
D.
– E’ realistico pensare oggi di aumentare l’aiuto allo sviluppo, in un momento di
forte deficit per i bilanci?
R. – E’ sicuramente
una sfida molto difficile. Intanto, non si può regredire come ha fatto il nostro Paese.
Bisogna almeno mantenere i livelli degli scorsi anni, convinti del fatto che investire
oggi per aiutare i Paesi poveri, significa investire sulla vera e unica possibile
soluzione della crisi mondiale. Senza il loro contributo, senza il loro coinvolgimento
non ci potrà essere soluzione a questa crisi finanziaria.
D.
– Cecilia Brighi, Cisl internazionale, con l’aumentare della crisi stanno aumentando
anche i casi di lavoro nero e sfruttamento di intere fasce di popolazione?
R.
– Non solo lavoro nero, lavoro precario, lavoro nell’economia informale, ma soprattutto
sta aumentando drammaticamente la disoccupazione in tutto il mondo: nei Paesi in via
di sviluppo e anche nei Paesi di area Ocse.
D. –
In Europa, ma anche negli Stati Uniti, comunque, bene o male, c’è un sistema di ammortizzatori
sociali. Nei Paesi, invece, in via di sviluppo, che succede?
R.
– Nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo non esiste una rete di ammortizzatori
sociali, di protezione sociale, di pensioni, di assistenza. Chiediamo che questo possa
essere messo in piedi, per esempio attraverso la costruzione di un grande fondo internazionale,
attraverso la tassazione delle speculazioni finanziarie a breve e anche l’eliminazione
dei 'paradisi fiscali', che possono portare risorse fiscali ai singoli Paesi. Questo
permetterebbe di aiutare i Paesi in via di sviluppo a costruire una rete di protezione
sociale e di assistenza. Poi chiediamo che le istituzioni finanziarie internazionali,
i programmi di aiuto allo sviluppo, e il sostegno alle imprese che si internazionalizzano,
prevedano il rispetto delle norme fondamentali del lavoro e dei diritti fondamentali,
che sono sempre di più violati proprio anche con la scusa della crisi.