2009-05-04 15:43:24

Altri due anni di recessione per l'Europa


Crisi più lunga del previsto in Europa. Le previsioni economiche di primavera dalla Commissione Europea stimano infatti altri due anni recessione nel Vecchio Continente. Il trend negativo si stabilizzerà solo nel 2010 e avrà forti ripercussioni sul deficit e la disoccupazione di tutti i 27 Paesi membri. I particolari nel servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Per l’Europa il tunnel della recessione sarà ancora lungo e tortuoso. Le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue rivedono drasticamente al ribasso le stime di crescita del Vecchio Continente. Nel 2009 il Prodotto interno lordo dei 27 Paesi membri crollerà al -4% contro il -1,9 % stimato a Gennaio. Sempre secondo le ultime previsioni, nel 2010 sia l'area euro che l’intera Unione Europea registreranno un'altra contrazione dello 0,1% del Pil. La crisi sta facendo inoltre registrare un deterioramento dei conti pubblici dovuto anche alle misure varate dai governi per sostenere l’economie nazionali. In termini di deficit questo si tradurrà alla fine dell’anno in corso in un disavanzo del 6% nell'Unione europea, per poi salire al 7,3% nel 2010. In particolare saranno ben 13 i Paesi che superranno la soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil fissata da Bruxelles. Pesanti anche le ripercussioni sull’occupazione che salirà al livello record dell'11,5% nel 2010 dal 7% del 2008. Secondo il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia, se le previsioni venissero confermate dai dati dei prossimi mesi l’Europa avrebbe a che fare con la peggiore recessione dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Eppure, nel presentare queste stime, Almunia ha sottolineato che "la situazione resta si fragile" ma l'economia non è più in caduta libera e potrebbe esserci una stabilizzazione nel 2010 grazie agli interventi dei governi e delle banche centrali.

 
Panama
Il nuovo presidente di Panama è il conservatore Ricardo Martinelli. A circa meta dello scrutinio l’imprenditorie di origini italiane si attesta ad oltre il 60% dei consensi con il 27% dell’avversaria di centrosinistra, Balbina Herrera. Il Tribunale elettorale ha dunque già proclamato Martinelli vincitore delle elezioni generali svoltesi ieri nel Paese centro-americano. Il trionfo dell'opposizione di destra rappresenta un voto di sanzione per il governo. Secondo i dati preliminari, il Partido Revoluzionario Democratico ha perso sia la presidenza della Repubblica, sia la maggioranza dell'Assemblea Nazionale e la poltrona di primo cittadino della capitale.

Afghanistan
Ennesima catena di attentati in Afghanistan. Almeno 20 persone, tra cui 14 civili, sono rimasti uccisi nel sud del Paese in due distinti attentati. Nell’est, un attentatore suicida ha ucciso il sindaco di una cittadina e altre sei persone. Intanto l’Italia ha espresso cordoglio e dolore per la morte della ragazza afghana uccisa per errore dai militari dell’esercito italiano nei pressi di Herat. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha assicurato che ci saranno un'inchiesta e tutti gli accertamenti delle autorità militari e civili, precisando però che non sono in discussione le regole d’ingaggio. Sul fronte politico si segnala poi l’ufficializzazione della candidatura dell’attuale presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, in carica dalla caduta dei talebani nel 2001, alle presidenziali che si terranno il prossimo 20 agosto. Al momento, non sono state ancora ufficializzate altre candidature. I candidati per le presidenziali hanno tempo fino all'8 maggio per registrarsi presso gli uffici competenti. Per assicurare che il processo elettorale si svolga nelle condizioni di massima sicurezza, gli Stati Uniti hanno recentemente annunciato l'invio di altre 17 mila truppe, per arrivare al totale di 68 mila unità entro la fine dell’anno.

Iraq
Ancora violenze in Iraq. Due persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite, secondo un bilancio ancora provvisorio, in seguito all'esplosione di due ordigni a Baghdad.

Medio Oriente
Avigdor Lieberman, neo ministro degli Esteri israeliano, è da questa mattina a Roma, prima tappa di un tour europeo che lo porterà nei prossimi giorni anche a Berlino, Parigi e Praga. Il debutto internazionale del leader del partito di destra Yisrael Beitenou è molto atteso, anche perché subito dopo l'insediamento del governo Netanyahu, Lieberman aveva preso le distanze dagli impegni assunti da Israele alla conferenza di Annapolis del novembre del 2007. Come ministro degli Esteri non ha inoltre mai appoggiato l'obiettivo di una pace con i palestinesi che veda due Stati per due popoli. Quali, a questo punto, le mosse che ci possiamo attendere sullo scacchiere europeo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente presso l’Università di Bologna-Forlì:RealAudioMP3

R. – Certamente il viaggio di Lieberman è un viaggio di sondaggio. Ormai Israele ha molto chiaro quella che è la posizione degli Stati Uniti e avere inserito nel governo Netanyahu anche i laburisti significa che Israele vuole tener conto di quelle che sono le indicazioni americane, che vanno verso la pace. A questo punto Israele, soprattutto la parte dell’ultra destra compresa nel governo Netanyahu, quindi Lieberman, viene a verificare quanto l’Europa segua gli Stati Uniti; verifica anche quanto invece ne diverga, per vedere se ci sono spazi in cui poter giocare, eventualmente, per tentare di contrapporre le due sponde dell’Atlantico. In questa fase, però, in cui ancora non molto si muove, in cui si è arrivati anche ad un punto di stallo nel tentativo di tregua e accordo tra le fazioni palestinesi, Hamas e Al Fatah al Cairo, il ministro degli Esteri israeliano si è preso tutto il tempo per verificare in che posizione sia l’Europa nei confronti di un eventuale processo di pace israelo-palestinese.

 
D. – Il ministro degli Esteri italiano Frattini, in un’intervista, ha esortato il collega israeliano ad abbassare i toni delle sue dichiarazioni e ad agire per cercare un’atmosfera di cooperazione. Verrà ascoltato questo appello?

 
R. – Come è nello stile mediorientale, sia d’Israele ma soprattutto dei Paesi arabi, sono sempre delle dichiarazioni molto roboanti. Però poi alla prova dei fatti è la real politk quella che conta. Quindi non spaventiamoci poi sempre, come al solito, delle parole.

 
Hamas
Khaled Meshaal è stato riconfermato alla guida di Hamas. Meshaal, 53 anni, è stato rieletto per la quarta volta dalla direzione del movimento palestinese di ispirazione religiosa islamica che governa la Striscia di Gaza dal giugno del 2007. La riconferma suona come un avallo alla linea dura adottata da Hamas sia nei confronti di Israele sia dei rivali politici palestinesi, i moderati di Fatah. Nel nuovo gruppo dirigente ci sono anche Mahmoud Zahar, Khalil el-Hayeh e Nizar Awadallah.

Sri Lanka
In Sri Lanka i leader separatisti delle tigri tamil, che da decenni combattono il governo di Colombo, hanno chiesto l’intervento di Francia e Gran Bretagna per raggiungere una tregua che permetta di alleviare le terribili condizioni in cui vive la popolazione del nord-est del Paese. Il governo srilankese ha fin qui rifiutato l’ipotesi di una tregua umanitaria e impedisce l’accesso di mediatori nelle zone dei combattimenti. Da Colombo si fa inoltre sapere che è allo studio un’ipotesi di amnistia per i ribelli che si arrenderanno, ma che essa in ogni caso non riguarderà i leader del movimento separatista.

Nepal
Terremoto politico in Nepal, dove Il premier maoista Prachanda ha annunciato oggi le sue dimissioni dopo aver tentato ieri di rimuovere il capo delle forze armate poiché si era rifiutato di integrare alcuni soldati maoisti ribelli nel suo esercito. Una decisione che ha provocato la ferma risposta del presidente della Repubblica, Ram Baran Yadav, che ha criticato la scelta di Prachanda e del suo esecutivo, rifiutando di firmare il provvedimento di rimozione del capo di stato maggiore. L'opposizione, guidata dal Partito del Congresso, è invece scesa in piazza chiedendo le dimissioni dell'esecutivo. Intanto, l'Amministrazione di Kathmandu ha imposto una serie di misure straordinarie per scongiurare disordini nella capitale, fra cui il divieto a manifestare.

Kosovo
Proseguono le proteste della comunità serba del villaggio Kosovaro di Brdjani, che si oppone alla ricostruzione di alcune case di albanesi nella zona serba. Stamani la popolazione serba e agenti della polizia Eulex si sono scontrati a margine di una nuova dimostrazione. La polizia è intervenuta dopo che i serbi avevano sfondato il cordone predisposto sulla linea gialla, che separa la zona serba da quella albanese. Una persona è rimasta ferita alla testa da un lacrimogeno lanciato dalla polizia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 124

 
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