I cristiani manifestano per i profughi tamil coinvolti nel conflitto nello Sri Lanka
“Fermate il genocidio nello Sri Lanka”. Lo chiedono a New Delhi centinaia di religiosi
che nei giorni scorsi hanno lanciato un appello contro le violenze ai danni della
popolazione tamil, durante un sit in di protesta organizzato dall’Ecumenical
Christian Forum for human Rights (Ecfhr). Secondo le stime, sarebbero oltre 173 mila
i rifugiati costretti a vivere nei campi controllati dall’esercito governativo, in
condizioni igienico-sanitarie precarie, con poco cibo e lontani dalle proprie famiglie.
A centinaia - si legge sull’Osservatore Romano - fra sacerdoti, suore, seminaristi
e pastori protestanti hanno denunciato la drammatica situazione umanitaria delle migliaia
dei rifugiati, vittime del conflitto in corso da decenni, e hanno chiesto al governo
indiano e all’Onu un maggiore impegno per la pacificazione dell’area. Padre Benedict
Barnabas, tra gli organizzatori della manifestazione, ha ricordato che “le operazioni
di guerra proseguono in una grave e reiterata violazione dei diritti umani, nonostante
le assicurazioni del governo srilankese” e che, a dispetto delle informazioni diffuse,
“le atrocità contro i tamil continuano”. L’accesso alla zona dove sono in corso gli
scontri - riferisce padre Barnabas - è consentito solo alla Croce Rossa internazionale
e a poche organizzazioni religiose e umanitarie fra cui La Caritas. Padre Damien Fernando,
direttore dell’organismo caritativo ecclesiale nello Sri Lanka, assicura che “nonostante
il perdurare delle difficoltà, i volontari continueranno a portare cibo, acqua e medicine
senza tregua”. Hanno aderito all’iniziativa le principali istituzioni cristiane presenti
nel Paese, fra cui la Catholic Bisshop’s Conference of India e il National Council
oh Churches in India. Intervenuto alla manifestazione, l’arcivescovo di Delhi, Vincent
Michael Concessao, ha condannato gli attacchi alla popolazione indifesa ed ha ribadito
il suo sostegno alla comunità ecclesiale. (C.D.L.)