Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: il Papa ordina 19 nuovi sacerdoti
“La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana”: questo il titolo del Messaggio
del Papa per la 46.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra
domani. Per l’occasione, nella Basilica Vaticana, alle ore 9.30, Benedetto XVI presiederà
la Santa Messa e conferirà l’ordinazione presbiterale a 19 diaconi della diocesi di
Roma. La nostra emittente seguirà l’evento a partire dalle ore 9.20, con radiocronaca
in italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese e tedesco. Ma ricordiamo alcuni
spunti del Messaggio del Papa in questo servizio di Sergio Centofanti:
Benedetto
XVI ripete con forza l’esortazione di Gesù ai suoi discepoli: “Pregate dunque il Signore
della messe, perché mandi operai nella sua messe!”. Con questo “pressante appello”
– afferma il Papa - Gesù indica “come la preghiera per le vocazioni debba essere ininterrotta
e fiduciosa. Solamente se animata dalla preghiera infatti, la comunità cristiana può
effettivamente avere maggiore fede e speranza nella iniziativa divina”. E se è vero
– aggiunge – “che in talune regioni della terra si registra una preoccupante carenza
di presbiteri, e che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della Chiesa, ci
sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo
verso il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente sceglie
e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabili
disegni del suo amore misericordioso”.
Si tratta di
un “intreccio d’amore tra l’iniziativa divina e la risposta umana” presente “in maniera
mirabile” anche nella vocazione alla vita consacrata di quanti seguono i consigli
evangelici della castità, della povertà e dell’obbedienza. Attratti da Gesù – rileva
il Papa – “fin dai primi secoli del cristianesimo, molti uomini e donne hanno abbandonato
famiglia, possedimenti, ricchezze materiali e tutto quello che umanamente è desiderabile,
per seguire generosamente il Cristo e vivere senza compromessi il suo Vangelo” pur
tra incomprensioni e persecuzioni.
Il Papa invita quanti
sentono la chiamata a non scoraggiarsi “di fronte alle difficoltà e ai dubbi”. “Fidatevi
di Dio” – è la sua esortazione – “seguite fedelmente Gesù e sarete i testimoni della
gioia che scaturisce dall’unione intima con Lui”. Il progetto salvifico di Dio, infatti
“non si riveste mai del calcolo timoroso del servo pigro che per paura nascose sotto
terra il talento affidatogli, ma si esprime in una pronta adesione all’invito del
Signore, come fece Pietro quando non esitò a gettare nuovamente le reti pur avendo
faticato tutta la notte senza prendere nulla, fidandosi della sua parola”.
Benedetto
XVI affida a Maria, la donna del sì, “quanti avvertono la chiamata di Dio a porsi
in cammino nella via del sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata”. In “fiducioso
abbandono” – conclude il Papa il suo messaggio - coltivate “nel vostro cuore, come
Lei, la capacità di stupirvi e di adorare Colui che ha il potere di fare ‘grandi cose’
perché Santo è il suo nome”.
Ma perché è importante la Giornata
mondiale di preghiera per le Vocazioni? Federico Piana lo ha chiesto a don
Domenico Dal Molin, direttore del Centro Nazionale Vocazioni:
R.
– Innanzitutto, perché lancia in maniera molto forte il messaggio che comunque la
vocazione è qualcosa che va invocata, che va chiesta con molta fiducia, che il Signore
continua a chiamare e che il Signore è all’origine di tutte le vocazioni e di tutte
le chiamate a dare un senso profondo di servizio alla propria vita. A questo però
aggiungerei anche che, comunque, diventa una giornata di grande sensibilizzazione
delle nostre comunità cristiane al tema della vocazione, perchè altrimenti corre il
rischio di essere un tema talmente trasversale, che poi pian piano si appiattisce
e non c’è più una specificità.
D. - Nel mondo i sacerdoti
sono mediamente in trend positivo...
R. – Certamente,
è fatto incoraggiante, perchè dice che comunque le comunità cristiane sono tuttora
in grado di essere un humus, un terreno fecondo, dal quale nascono le vocazioni al
ministero ordinato. E’ un trend positivo. Certamente lo vediamo un poco meno nel nostro
Occidente, soprattutto nella nostra Europa occidentale.
D.
– Perché soprattutto aumentano in Africa e in Asia...
R.
– Io credo che ci sia una freschezza dell’annuncio di un Vangelo che diventa il Vangelo
della missione che le Chiese di Africa e le Chiese di Asia vivono ancora con una freschezza
ed una giovinezza che forse noi abbiamo perso. Questa cultura del benessere ha portato
alla ricerca di una forma di edonismo e direi anche di autorealizzazione, che diventa
spesso il fine della vita, cioè io cerco la mia felicità e non penso più che la mia
felicità sia il frutto di una felicità invece cercata per gli altri, che è il frutto
di una vita donata. Mi pare che la cultura dell’autorealizzazione stia creando invece
tante vite infelici.
D. – Per quale motivo i giovani
in Occidente rispondono più difficilmente alla chiamata di Dio?
R.
– Credo che il problema sia quello dell’ascolto. Innanzitutto, nell’ascolto della
Parola che, a mio avviso, andrebbe potenziato dentro alla vita cristiana: credo che
la forza appellante, la forza di chiamata che ha la Parola di Dio non abbia eguali.
Quindi, metterci in ascolto della Parola, rivitalizzare i momenti di lectio, potrebbe
sicuramente farla riscoprire. Secondo me, però, i nostri giovani cercano degli adulti
che li ascoltino.
D. – Come si può fare, secondo lei,
don Domenico, per far riscoprire ai giovani questa chiamata?
R.
– Credo che innanzitutto passi per delle testimonianze della nostra vita di persone
consacrate. Quindi, parlo di noi presbiteri, sacerdoti, ma parlo anche dei genitori,
quindi, del sì d’amore che i genitori si sono detti, che è un sì di amore fedele.
Credo che abbiano bisogno di testimonianze che siano coerenti, gioiose e convinte.
D. – Molti dicono, don Domenico, che i giovani sono
spaventati anche dalla rigidità della vita sacerdotale e anche monastica in certi
casi...
R. – Io non ho questa sensazione, perchè per
esempio, le comunità monastiche hanno dei trend positivi, soprattutto le comunità
di vita contemplativa. Più una vita ha un’identità specifica, manifesta un volto chiaro,
definito – ovviamente questo non vuol dire un volto rigido, vuol dire un volto ben
delineato – e, secondo me, ha una forza di chiamata notevole. Poi, penso che comunque
l’impegno dentro ad una scelta di vita che domanda comunque una fedeltà in questa
cultura fa paura. Io lo vedrei più su questo versante.