Influenza da suini: crescono i casi di contagio nel mondo
Cresce a 343 il bilancio dei ricoverati a causa della nuova influenza da suini in
Messico:15 i
morti, secondo i nuovi dati diffusi oggi dal ministro della Sanita'
locale. Intanto nuovi casi si segnalano in diversi Paesi del mondo, non sempre accertati:
si parla di un caso in Gran Bretagna, uno in Danimarca, 116 casi sospetti in Spagna,
segnalazioni anche da Russia, Austria e Polonia, un caso confermato ad Hon Kong, 35
accertati in Canada, mentre 141 sarebbero quelli accertati negli Stati Uniti distribuiti
in 19 Stati. Per quanto riguarda l’Italia, secondo il ministero della Salute, al momento
non si ha alcun caso confermato di nuova influenza. Per rispondere alle domande dei
cittadini e' disponibile il numero verde “1500''. L'Organizzazione mondiale della
sanita', che conferma 331 casi di contagio, in 11 Paesi, ritiene che contro questa
forma di influenza, entro 4-6 mesi potrebbero essere disponibili le prime dosi di
vaccino.
Resta dunque alta l’allerta per la pandemia di influenza da suini.
E dai media vengono, a volte, notizie contrastanti a proposito dell’impatto di questo
tipo di influenza. Ma c’è troppo allarmismo o troppa cautela? Debora Donnini lo ha
chiesto a Giovanni Rezza, direttore di Epidemiologia delle malattie infettive dell’Istituto
Superiore di Sanità:
R. – Probabilmente
né l’una né l’altra. Forse il numero dei morti all’inizio è stato "gonfiato", perché
non tutti erano affetti da influenza H1N1 di tipo suino. Le stime che fa anche l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, però, sono probabilmente anch’esse al ribasso, in quanto computano
fra i decessi solo quei pazienti su cui è stato fatto un test. Il test naturalmente
non viene fatto su tutti i pazienti, specialmente in una realtà come quella messicana.
Quindi, questo fa sì che le stime siano ballerine e che noi non riusciamo a capire
bene, effettivamente, come stiano le cose.
D. – Voi, come Istituto Superiore
di Sanità, siete preoccupati?
R. – Più che preoccupati, sicuramente siamo allertati.
Al momento, non abbiamo casi confermati in Italia e questo già ci fa piacere. Il punto
è che bisogna essere capaci, però, di arginare immediatamente i focolai nascenti.
D.
– L’Organizzazione Mondiale della Sanità ieri ha alzato il livello d’allarme da 4
a 5: in questo caso già c’è la fase di passaggio da uomo a uomo...
R. – Mentre
il virus dell’aviaria era molto aggressivo, quindi causava una malattia molto grave,
ma non era trasmissibile, quasi per niente, da persona a persona, questo virus, invece,
probabilmente, è molto meno aggressivo rispetto a quello, ma si trasmette più facilmente
da persona a persona, come un normale virus influenzale. Il problema maggiore è che
questo virus è un virus nuovo, quindi, non incontrando persone già immuni, può diffondersi
più facilmente.