I documenti della Conferenza episcopale dell’Uruguay al termine dell’Assemblea plenaria
I lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’Uruguay, apertasi
lo scorso 22 aprile, si sono conclusi ieri con quattro documenti: uno è un breve messaggio
per la festa dei lavoratori del primo maggio, un altro riguarda in particolare la
Missione continentale lanciata qualche settimana fa, il terzo indica linea-guida per
la pastorale formativa e il quarto analizza la situazione ecclesiale e nazionale con
particolare riferimento “agli orientamenti necessari per il discernimento cristiano
di fronte al processo elettorale”. I presuli rilevano che la “responsabilità politica
dei cittadini è uno Stato permanente poiché con l’agire quotidiano si va costruendo
la società” uruguaiana; tuttavia, spieagano i vescovi, “nei periodi elettorali questa
responsabilità diventa nella vita di ciascuno più pressante” anche perché la domanda
è precisa e fondamentale: “a chi devo dare il mio voto?”. Questo implica, spiegano
i presuli, il dovere di dare riposta ad un’altra domanda sostanziale: “Quale Paese
si vuole costruire? (…) Così il nostro obbligo cittadino va al di là dell’impegno
politico partitico, della semplice scelta del governo”, e si proietta invece sul paino
“del bene comune da cercare per il popoli sia a breve o lunga scadenza”. I presuli
ricordano l’importanza dell’analisi di ogni realtà, la può seria e sincera possibile,
per arrivare poi a un adeguato discernimento per la scelta che “esige un impegno attivo
nella costruzione della società”. E’ questo il migliore comportamento di discepolo
e missionario di Gesù Cristo poiché significa “assumere dalla prospettiva del Regno
i compiti prioritari al servizio della dignità degli esseri umani” e dell’edificazione,
tutti insieme, del bene comune. In questo percorso, ricordano i presuli, la Dottrina
sociale della Chiesa è un grande e insostituibile sostegno per la scelta di ogni cristiano.
“La Chiesa non fa proposte politiche di natura partitica e certamente non dà il suo
avallo a nessuna in speciale. La riflessione e il discernimento che si realizzano
all’interno della comunità ecclesiale offre a ogni cristiano i criteri e gli orientamenti
per una scelta personale che non riguarda la Chiesa in quanto tale. In questa cornice,
i vescovi mettono l’accento su alcuni principi e contenuti ai quali i cristiani devono
fare riferimento responsabile e consapevole. “La persona è la prima priorità”, scrivono
i presuli e perciò aggiungono che la misura di una proposta accettabile è proprio
il rispetto degli individui”. E tale rispetto non può partire se non dalla cura, promozione
e difesa “della sacralità della vita”, principio inviolabile in ogni momento e circostanza.
Inoltre, affermano i vescovi, occorre tenere presente i poveri e i più deboli, “coloro
che non hanno potere nella società e non riescono a far valere i propri interessi”.
Si tenga conto, spiegano, che la solidarietà con i deboli per essere autentica deve
basarsi anche su una giusta distribuzione della ricchezza, poiché la questione non
è solo di amore e vicinanza umana ma anche di giustizia sociale. Infine il documento
dei vescovi dell’Uruguay si sofferma su altri due criteri fondamentali per il discernimento:
il primo riguarda la difesa del pluralismo e delle libertà civiche che sono la base
della democrazia, in particolare della libertà religiosa. Il secondo concerne la famiglia,
la sua centralità e quindi la difesa, attraverso politiche adeguate, della sua natura
e integrità. Il futuro della nazione passa attraverso il futuro della famiglia e il
Paese, concludono i vescovi, sarà ciò che saranno le sue famiglie. (A cura di Luis
Badilla)