2009-04-30 15:53:02

I documenti della Conferenza episcopale dell’Uruguay al termine dell’Assemblea plenaria


I lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’Uruguay, apertasi lo scorso 22 aprile, si sono conclusi ieri con quattro documenti: uno è un breve messaggio per la festa dei lavoratori del primo maggio, un altro riguarda in particolare la Missione continentale lanciata qualche settimana fa, il terzo indica linea-guida per la pastorale formativa e il quarto analizza la situazione ecclesiale e nazionale con particolare riferimento “agli orientamenti necessari per il discernimento cristiano di fronte al processo elettorale”. I presuli rilevano che la “responsabilità politica dei cittadini è uno Stato permanente poiché con l’agire quotidiano si va costruendo la società” uruguaiana; tuttavia, spieagano i vescovi, “nei periodi elettorali questa responsabilità diventa nella vita di ciascuno più pressante” anche perché la domanda è precisa e fondamentale: “a chi devo dare il mio voto?”. Questo implica, spiegano i presuli, il dovere di dare riposta ad un’altra domanda sostanziale: “Quale Paese si vuole costruire? (…) Così il nostro obbligo cittadino va al di là dell’impegno politico partitico, della semplice scelta del governo”, e si proietta invece sul paino “del bene comune da cercare per il popoli sia a breve o lunga scadenza”. I presuli ricordano l’importanza dell’analisi di ogni realtà, la può seria e sincera possibile, per arrivare poi a un adeguato discernimento per la scelta che “esige un impegno attivo nella costruzione della società”. E’ questo il migliore comportamento di discepolo e missionario di Gesù Cristo poiché significa “assumere dalla prospettiva del Regno i compiti prioritari al servizio della dignità degli esseri umani” e dell’edificazione, tutti insieme, del bene comune. In questo percorso, ricordano i presuli, la Dottrina sociale della Chiesa è un grande e insostituibile sostegno per la scelta di ogni cristiano. “La Chiesa non fa proposte politiche di natura partitica e certamente non dà il suo avallo a nessuna in speciale. La riflessione e il discernimento che si realizzano all’interno della comunità ecclesiale offre a ogni cristiano i criteri e gli orientamenti per una scelta personale che non riguarda la Chiesa in quanto tale. In questa cornice, i vescovi mettono l’accento su alcuni principi e contenuti ai quali i cristiani devono fare riferimento responsabile e consapevole. “La persona è la prima priorità”, scrivono i presuli e perciò aggiungono che la misura di una proposta accettabile è proprio il rispetto degli individui”. E tale rispetto non può partire se non dalla cura, promozione e difesa “della sacralità della vita”, principio inviolabile in ogni momento e circostanza. Inoltre, affermano i vescovi, occorre tenere presente i poveri e i più deboli, “coloro che non hanno potere nella società e non riescono a far valere i propri interessi”. Si tenga conto, spiegano, che la solidarietà con i deboli per essere autentica deve basarsi anche su una giusta distribuzione della ricchezza, poiché la questione non è solo di amore e vicinanza umana ma anche di giustizia sociale. Infine il documento dei vescovi dell’Uruguay si sofferma su altri due criteri fondamentali per il discernimento: il primo riguarda la difesa del pluralismo e delle libertà civiche che sono la base della democrazia, in particolare della libertà religiosa. Il secondo concerne la famiglia, la sua centralità e quindi la difesa, attraverso politiche adeguate, della sua natura e integrità. Il futuro della nazione passa attraverso il futuro della famiglia e il Paese, concludono i vescovi, sarà ciò che saranno le sue famiglie. (A cura di Luis Badilla)







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