Brasile. La Chiesa: no all'agro-business che colpisce le terre degli indigeni
La centrale idroelettrica di Belo Monte, nel Pará, quella di Estreito, nel Tocantins
e nel Maranhão, ma anche il programma di deviazione del fiume São Francisco, nel nord-est:
sono tra le 48 opere pubbliche previste dal ‘Programma di accelerazione della crescita’
(Pac) del governo brasiliano che colpiscono direttamente terre abitate da popoli indigeni.
A sottolinearlo è stato mons. Erwin Kräutler, presidente del Consiglio indigenista
missionario (Cimi) e vescovo della prelatura dello Xingu. L’occasione è stata l’Assemblea
plenaria della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) in corso a Itaici.
In base alla Costituzione del 1988, il governo è tenuto a demarcare i territori ancestrali
delle popolazioni native rispettando usanze, costumi e tradizioni e garantendo loro
possesso permanente e usufrutto delle risorse, unica strada per garantire la continuità
della loro esistenza. Ma – ha affermato mons. Kräutler - “nonostante tutte le leggi
a favore dei popoli indigeni, se non si prendono misure immediate, si consumerà un
ennesimo genocidio in pieno XXI secolo”. Il vescovo ha denunciato la situazione degli
indigeni Guaraní-Kaiowá del Mato Grosso do Sul che “vivono confinati in piccole porzioni
di terra e soffrono ogni forma di violenza e persecuzione”. Ma ha poi aggiunto che
analoghe situazioni si trovano anche in regioni del sud, sud-est e nord-est dove “i
conflitti con i latifondisti proseguono inalterati da molto tempo”. Citando l’Amazzonia,
mons. Kräutler ha sottolineato che “le invasioni delle terre indigene sono generalmente
motivate dalla sete delle loro ricchezze naturali”. Il vescovo si è, dunque, pronunciato
contro “un modello di sviluppo che favorisce le grandi imprese e l’agro-business”,
e che considera la terra solo “come merce sfruttabile fino all’esaurimento”. Dovremmo
invece – ha aggiunto - “vedere nella terra la casa che Dio ha creato, in cui i popoli
vivono e convivono rispettosamente con la natura”. Da questa visione delle cose nascerebbe
un modello di sviluppo “orientato alla vita, alla pace, alla tutela ambientale e al
benessere delle popolazioni locali”. Come sottolinea l’agenzia Misna, mons. Kräutler
vive sotto scorta per reiterate minacce di morte per il suo trentennale impegno a
favore dei diritti dei nativi. (F.S.)