Benedetto XVI all'udienza generale: la fede ci aiuti a vedere la luce di Dio nella
Chiesa e nell'umanità, oltre la sporcizia del peccato
Anche se il peccato e la sporcizia ne oscurano il volto, la fede deve aiutarci a vedere
la presenza di Dio nella Chiesa e in ogni persona. Con questa affermazione Benedetto
XVI ha concluso la sua catechesi all’udienza generale di questa mattina in Piazza
San Pietro, dedicata a un antico Patriarca di Costantinopoli, Germano. Il Papa lo
ha presentato ai circa 40 mila fedeli come un protagonista della lotta contro l’iconoclastia
e come autore di importanti intuizioni mariologiche. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Cosa può
venire da un uomo di Dio che 1300 anni fa arrivò ad auto-esiliarsi pur di non cedere
a un imperatore che voleva impedire il culto delle icone perché temeva che sfociasse
nell’idolatria? Da Germano Patriarca di Costantinopoli, che credeva nel valore spirituale
e formativo della venerazione delle immagini sacre, arrivano a noi - ha spiegato Benedetto
XVI - tre insegnamenti fondamentali. Primo, ha rilevato:
“C’è
una certa visibilità di Dio nel mondo, nella Chiesa, che dobbiamo imparare a percepire.
Dio ha creato l’uomo a sua immagine, ma questa immagine è stata coperta dalla tanta
sporcizia del peccato, in conseguenza della quale quasi Dio non traspariva più (...)
Le sante immagini ci insegnano a vedere Dio nella raffigurazione del Volto di Cristo.
Dopo l’incarnazione del Figlio di Dio, è diventato quindi possibile vedere Dio nelle
immagini di Cristo ed anche nel volto dei Santi, nel volto di tutti gli uomini in
cui risplende la santità di Dio”. Secondo
insegnamento, ha proseguito il Papa, riguarda la liturgia. Se essa “è bella e dignitosa”
fa “vedere lo splendore di Dio”. E terzo insegnamento, ha proseguito, parla dell’amore
alla Chiesa:
“Proprio a proposito della Chiesa,
noi uomini siamo portati a vedere soprattutto i peccati, il negativo; ma con l’aiuto
della fede, che ci rende capaci di vedere in modo autentico, possiamo anche, oggi
e sempre, riscoprire in essa la bellezza divina (...) Preghiamo Dio perché ci insegni
a vedere nella Chiesa la sua presenza, la sua bellezza, a vedere la sua presenza nel
mondo, e ci aiuti ad essere anche noi trasparenti alla sua luce”. Questi
tre pensieri, formulati in rapida sequenza nelle battute finali della catechesi, hanno
suggellato una riflessione partita dal Settecento dopo Cristo, nel periodo in cui
- ha spiegato Benedetto XVI - Costantinopoli diventa il centro di una crisi religiosa
che oppone l’imperatore Leone III, preoccupato da un “eccessivo culto delle icone”,
al Patriarca Germano, convinto all’opposto. A sostegno delle sue opinioni, Germano
aveva portato l’esempio della solenne processione e dell’ostensione dell’immagine
della Madre di Dio che gli abitanti di Costantinopoli avevano organizzato per chiedere
alla Madonna protezione contro l’assalto, poi fallito, dei Saraceni. Dopo quell’evento,
ha osservato il Papa:
“Il Patriarca Germano (…)
si convinse che l’intervento di Dio doveva essere ritenuto un’approvazione evidente
della pietà mostrata dal popolo verso le sante icone (...) A nulla valsero i richiami
del patriarca Germano alla tradizione della Chiesa e all’effettiva efficacia di alcune
immagini, che venivano unanimemente riconosciute come ‘miracolose’”. Benedetto
XVI, pur qualificando il Patriarca Germano non un “grande pensatore” dal punto di
vista teologico, ne ha riconosciuto i meriti “soprattutto - ha detto - per certe sue
intuizioni sulla mariologia”. Un suo scritto, ha soggiunto, fu inserito da Pio XII
nella Costituzione dogmatica Munificentissimus Deus, con la quale nel 1950 Papa Pacelli
promulgò il dogma dell’Assunzione della Vergine. In particolare, ha sottolineato ancora
Benedetto XVI del Patriarca Germano:
“Le sue splendide
Omelie sulla Presentazione di Maria al Tempio sono testimonianze tuttora vive della
tradizione non scritta delle Chiese cristiane. Generazioni di monache, di monaci e
di membri di numerosissimi Istituti di Vita Consacrata, continuano ancora oggi a trovare
in quei testi tesori preziosissimi di spiritualità”. Terminate
le catechesi in sintesi nelle altre lingue, il Pontefice ha salutato, tra gli altri,
il gruppo proveniente dalla Sardegna, giunti in Piazza San Pietro per ricambiare la
visita del Papa dello scorso settembre. Quindi, ricordando la festa con la quale oggi
la Chiesa celebra Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa e compatrona d'Italia,
Benedetto XVI ha invitato soprattutto i giovani ad essere come la Santa senese “innamorati
di Cristo”, per “seguirlo con slancio e fedeltà”.