Usa: sì del card. Rigali ad una legge a sostegno delle donne incinte
Il cardinale Justin Rigali, presidente del Comitato dei Vescovi Statunitensi per le
Attività Pro-Vita, ha fatto appello ai congressisti perché sostengano un disegno di
legge che prevederebbe un sostegno immediato alle donne incinte e alle loro famiglie.
Il cardinale Rigali lo ha espresso in una lettera a tutti i rappresentanti degli Stati
Uniti, esortandoli a sostenere e patrocinare il Pregnant Women Support Act (Legge
per il Sostegno alle Donne Incinte), ripresentato alla Camera mercoledì dal deputato
Lincoln Davis. Lo riferisce Zenit. La lettera, inviata venerdì, sottolinea che “in
una società in cui i disaccordi sull'aborto e sui diritti dei concepiti sembrano persistenti
e inaffrontabili, ci sono alcuni elementi sostenuti da quasi tutti”. “In primo luogo,
la considerazione che oltre un milione di aborti ogni anno in questo Paese rappresentano
una tragedia, e che dovremmo almeno compiere dei passi per ridurre gli aborti”, ha
spiegato. “In secondo luogo, nessuna donna dovrebbe mai subire un aborto perché pensa
di non avere altra scelta, o perché le alternative non sono a lei disponibili o note”.
“Un aborto effettuato sotto costrizione sociale ed economica non ha niente a che vedere
con la 'libertà di scelta'”, ha denunciato. La lettera spiega anche alcuni aspetti
del “sostegno a favore della vita” previsto per le donne incinte con questa legge,
come l'eliminazione della “gravidanza come 'condizione preesistente' che può essere
usata per negare la copertura sanitaria alle donne; sovvenzioni ai centri di sostegno
che forniscono alternative all'aborto; assistenza per incoraggiare i college e le
università a fornire sostegno alle studentesse incinte o che hanno bambini”. La legge
prevede anche un maggiore sostegno ai programmi sulle adozioni e ai servizi per le
donne incinte a rischio di violenza domestica. Il cardinal Rigali ha sottolineato
che il disegno di legge permetterà agli Stati di fornire una copertura assicurativa
ai concepiti e alle madri che altrimenti potrebbero non ottenerla. La misura, aggiunge,
“tende una mano alle donne quando sono più vulnerabili, e più impegnate a prendere
una decisione per la vita o la morte del loro bambino non nato”. La legge, aggiunge
il porporato nella sua lettera, “rappresenta un autentico terreno comune, un approccio
che le persone possono abbracciare indipendentemente dalla loro posizione su altre
questioni”. La misura, osserva, non solleva la questione relativa al “cercare di ridurre
le gravidanze attraverso la promozione governativa di contraccettivi, che di recente
ha suscitato tante controversie quando è stata inappropriatamente proposta per essere
inclusa in un pacchetto di incentivi all'economia”. “La questione ha sollevato serie
preoccupazioni circa le priorità nell'assistenza sanitaria e i diritti di coscienza
dei pazienti e dei professionisti sanitari, che richiedono un dibattito approfondito”.
“Molti studi – ha rimarcato il porporato – hanno concluso che i programmi per assicurare
l'accesso alla contraccezione non riducono i tassi di aborto”. Per il cardinal Rigali
queste discussioni continueranno, ma nel frattempo “le donne incinte hanno bisogno
della nostra assistenza perché l'aborto non sia presentato loro come l'unica scelta”.