I vescovi del Kenya: politici insensibili alle sofferenze della gente
“La stragrande maggioranza dei nostri dirigenti mostra una palese insensibilità alle
esigenze del nostro popolo. Essi perseguono i propri interessi egoistici, alimentando
in tal modo l'avidità e la corruzione. Delle merci e della ricchezza che appartengono
a pieno diritto ai cittadini se ne appropriano indebitamente con arroganza ”. Così
i Vescovi del Kenya esprimono la loro profonda disapprovazione per la situazione del
Paese in una dichiarazione pubblicata alla fine della loro Assemblea Plenaria, firmata
dal Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi e Presidente della Conferenza Episcopale
del Kenya, e dagli altri 24 Vescovi del Paese. Lo riferisce l’agenzia Fides. Nel documento
si denuncia la “manipolazione delle divisioni tribali che allontanano, invece che
avvicinare le persone. Sono violati i diritti umani. Vi sono uccisioni extragiudiziarie.
Anche la religione viene utilizzata in un modo sinistro per soddisfare la bramosia
di potere”. Questa situazione ha un effetto disastroso sulla società civile, denunciano
i Vescovi: “le persone hanno perso il rispetto per le istituzioni fondamentali dello
Stato, l'amministrazione provinciale, la polizia, gli anziani e la famiglia. Si tratta
di una situazione deprimente”. Tra le persone che più risentono di questo clima deleterio
vi sono i giovani, che “sono particolarmente vulnerabili a causa dell'elevato tasso
di disoccupazione, dell'insufficiente formazione e della manipolazione da parte di
persone senza scrupoli”. Tra gli episodi recenti che denotano l'insicurezza crescente
nel Paese vi è il massacro di Karatina, nel quale sono rimasti coinvolti diversi membri
della setta Mungiki. “La Chiesa cattolica condanna senza riserve i recenti brutali
omicidi attribuiti ai Mungiki”. Vi è dunque una profonda crisi etica nel Paese e “tutti
noi dobbiamo assumerci la nostra responsabilità” scrivono i Vescovi. Anche la Chiesa
“che non predica l'amore e l'unità in modo comprensibile da tutti. Non c'è bisogno
di riscrivere i Dieci Comandamenti. Essi devono essere compresi e messi in pratica”.
Un altro grave problema che affligge il Kenya è la penuria di cibo, dovuta alla siccità
ma anche alle speculazioni sui prezzi dei generi primari. Nel solo mese di dicembre
2008 i prezzi degli alimentari sono saliti del 37,5% (la crescita a novembre era stata
del 2,6%) e secondo le autorità locali sono 10 milioni i keniani che rischiano di
morire di fame. “In un Paese come il Kenya non vi è alcuna giustificazione che vi
siano persone affamate o che soffrano le conseguenze della siccità”. I Vescovi concludono
con un appello alla speranza: “il tempo di Pasqua dovrebbe essere un momento di gioia
e di speranza. Gesù Cristo risorgendo dai morti ha vinto la morte, il più grande di
tutti i mali. Anche noi, con l'aiuto dei veri patrioti kenioti possiamo tornare indietro
dal baratro. Dove c'è la volontà, si trova la via”.