Febbre suina: oltre 150 morti in Messico. La solidarietà del Papa
Il Messico continua ad essere alle prese con l’emergenza provocata dall’influenza
suina che ha provocato nel Paese latino americano 152 morti ed un migliaio di casi
sospetti. Mentre si moltiplicano i contagi in giro per il mondo – una quarantina negli
Stati Uniti, 11 in Nuova Zelanda, 2 in Spagna ed 1 in Israele - l’Organizzazione Mondiale
della Sanità ha alzato il livello di allerta da 3 a 4, su una scala di 6. Di influenza
suina si parlerà giovedì anche a Lussemburgo in una riunione d’urgenza che vedrà riuniti
i ministri della salute dell’Unione Europea. I timori per il diffondersi dell’epidemia
hanno avuto intanto ripercussioni negative sulle Borse europee che questa mattina
hanno aperto le contrattazioni con un segno negativo. Benedetto XVI ha espresso la
sua solidarietà al popolo messicano, si è detto vicino a tutti gli ammalati e sta
pregando per le vittime e le loro famiglie. Ma torniamo alle caratteristiche di questa
influenza e al suo grado di pericolosità. Salvatore Sabatino ha intervistato
Ilaria Capua, direttrice del Centro di preferenza per l’influenza aviaria dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie:
R. – Questo
virus è un virus influenzale che contiene una componente di origine suina, che è la
componente predominante, e contiene due geni, uno di origine aviaria e uno di origine
umana. Il fatto che l’influenza suina passi all’uomo è qualcosa che già conosciamo,
in quanto già nel ’57 e nel ’68 si sono verificate due pandemie influenzali, che hanno
avuto come oggetto dei virus che erano dei riassortanti come questo. Virus, quindi,
che derivavano dal mondo animale e avevano anche delle componenti di geni umani. Quindi
è un virus nuovo perché è emerso ora dal serbatoio suino. E' un sistema di generazione
di virus che noi conosciamo bene.
D. – Perché ci
sono stati così tanti morti in Messico?
R. – Città
del Messico è una megalopoli dove vivono 20 milioni di persone in condizioni di povertà,
di inquinamento. Io ritengo che sia possibile che in realtà il numero delle persone
esposte al contagio sia maggiore di quello riportato: potrebbero essere di 20 mila,
30 mila, 50 mila. Quindi, in realtà, il numero dei morti non va considerato come valore
assoluto, ma sul numero delle persone infette. Quindi, un conto è dire che ci sono
60 morti su mille persone esposte e un altro è dire che ci sono 60 morti su un numero
di persone infette molto maggiore.
D. – Ieri dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità hanno detto che il vaccino sarà pronto solo tra sei mesi. Nel
frattempo come si potrà agire?
R. – Nel frattempo,
questo è un virus che è sensibile agli antivirali. Il che significa che in caso di
una forma grave – immunodepressione, malattia intercorrente e così via – si può intervenire
con gli antivirali. Ci sono tutta una serie di norme che possono essere prese per
ridurre il contagio. C’è da dire che noi in Europa, per lo meno nell’Europa meridionale,
andiamo verso un clima meno favorevole allo sviluppo di forme influenzali gravi. Quindi
la mia posizione è quella di non farsi prendere dal panico. Se il virus arriverà sarà
come un’influenza stagionale che, al limite, avrà un effetto sull’economia, perché
le persone staranno a casa, non potranno andare a lavorare, e quindi ci saranno giornate
di lavoro perse.
D. – Si fa un gran parlare, ovviamente,
anche della carne suina. E’ comunque una carne sicura?
R.
– Questo non è un problema dei suini, è un problema di sanità pubblica. I suini sono
stati il mezzo attraverso il quale il virus è arrivato all’uomo. Adesso i suini non
c’entrano più niente con questa storia e comunque non è stato mai descritto un caso
di trasmissione alimentare del virus dell’influenza suina dal suino all’uomo perchè
non è una malattia che si trasmette con gli alimenti, in quanto il virus non va nelle
carni.