Influenza suina: oltre 100 morti in Messico. Primo caso in Spagna
E’ stata fissata per giovedì a Bruxelles la riunione urgente dei ministri europei
della Sanità per discutere della possibile minaccia dovuta all’influenza suina. Dell’emergenza
si parla oggi anche a Lussemburgo nella riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue.
L’allarme intanto è alto in tutto il mondo per il propagarsi dell’epidemia partita
dal Messico, dove ha già causato almeno 103 morti, ed oltre 1.600 contagiati, mentre
il Governo spagnolo ha confermato il primo caso nel Paese iberico: si tratta di un
uomo tornato recentemente dal Messico. Sulle caratteristiche dell’influenza e sulle
possibili ricadute sull’uomo, Roberta Rizzo ha intervistato il coordinatore
italiano del dipartimento di ambiente e salute dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, Roberto Bertollini. Ascoltiamo:
R. – Questo
virus dell’influenza suina si è trasmesso all’uomo ed ha assunto delle caratteristiche
tali per cui sembra avere una capacità di diffusione anche tra le persone, non direttamente
in contatto con i suini. Quindi, ha sviluppato una capacità, se pure ancora non ben
definita, probabilmente ancora non molto consolidata, e questo è un dato negativo
di trasmettersi da persona a persona, non più soltanto da suino a persona o tra suini,
evidentemente. D. – Che cosa comporta per l’uomo, eventualmente,
se c’è, diciamo, questo contatto con il virus influenzale, mutato dai suini? R.
– Diciamo che questo virus, attualmente, ha determinato appunto un numero abbastanza
significativo – alcune centinaia – di casi con una polmonite piuttosto severa nei
casi che si sono manifestati, e con una mortalità piuttosto alta. D.
– Si può avvicinare alla febbre aviaria che ha colpito nel passato la Cina o all’eventuale
caso della “mucca pazza”? R. – No, con la “mucca pazza” non
c’è nessun riferimento, la “mucca pazza” era una cosa di tutt’altra natura, diciamo.
Questo dell’influenza suina è un virus di origine animale, che si è modificato, che
ha mutato alcuni geni che sono stati capaci di attaccare l’uomo, diversamente dalla
forma originaria, e quindi però diciamo che si tratta di due virus diversi, due virus
di gruppi diversi. D. – C’è la possibilità di un rischio di
pandemia? R. – Ogni qualvolta che si manifesta un virus nuovo
con caratteristiche patogene nuove, quindi con capacità di incidere sull’uomo rispetto
ad un mancato contatto nel passato, c’è sempre questa possibilità. Quindi, questo
è il motivo per il quale noi stiamo, in questo momento, sorvegliando la situazione
insieme alle strutture degli Stati Uniti, del Messico, del Canada, per cercare di
capire, appunto, le caratteristiche di questo virus: la sua letalità, la sua aggressività.
In questo momento, però, non siamo in grado di concludere se si tratta di un inizio
di una pandemia o di un virus che sta determinando, diciamo, il primo nucleo di una
pandemia. Direi che bisogna stare molto cauti, prudenti e cercare di aspettare, di
osservare attentamente la situazione, la sua evoluzione e capire che cosa stiamo osservando.
Per il momento non va fatta nessuna conclusione né in un senso, né nell’altro. D.
– Ci sono rischi per l’Italia? R. – No, al momento non ci sono
rischi per l’Italia perché il virus è confinato nella popolazione che vive in tre
zone del Messico e quella zona del sud degli Stati Uniti, quindi a noi non risultano
segnalazioni di nessun tipo. L’Italia, inoltre, ha un sistema di sorveglianza sull’influenza
particolarmente brillante quindi credo che, se dovessero esserci dei casi di questo
tipo, sarebbero identificati molto rapidamente. D. – Noi comunque,
importiamo carne quindi, un’eventuale possibilità di contagio ci potrebbe essere in
futuro oppure è un caso limitato? R. – Non è un problema di
importazioni di carni, questo. Questo è un problema, casomai, di viaggi di individui,
eventualmente, che possano avere l’influenza in fase di incubazione e portarla in
un territorio lontano.