2009-04-27 14:55:54

Influenza suina: oltre 100 morti in Messico. Primo caso in Spagna


E’ stata fissata per giovedì a Bruxelles la riunione urgente dei ministri europei della Sanità per discutere della possibile minaccia dovuta all’influenza suina. Dell’emergenza si parla oggi anche a Lussemburgo nella riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue. L’allarme intanto è alto in tutto il mondo per il propagarsi dell’epidemia partita dal Messico, dove ha già causato almeno 103 morti, ed oltre 1.600 contagiati, mentre il Governo spagnolo ha confermato il primo caso nel Paese iberico: si tratta di un uomo tornato recentemente dal Messico. Sulle caratteristiche dell’influenza e sulle possibili ricadute sull’uomo, Roberta Rizzo ha intervistato il coordinatore italiano del dipartimento di ambiente e salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Roberto Bertollini. Ascoltiamo:RealAudioMP3

R. – Questo virus dell’influenza suina si è trasmesso all’uomo ed ha assunto delle caratteristiche tali per cui sembra avere una capacità di diffusione anche tra le persone, non direttamente in contatto con i suini. Quindi, ha sviluppato una capacità, se pure ancora non ben definita, probabilmente ancora non molto consolidata, e questo è un dato negativo di trasmettersi da persona a persona, non più soltanto da suino a persona o tra suini, evidentemente.
 
D. – Che cosa comporta per l’uomo, eventualmente, se c’è, diciamo, questo contatto con il virus influenzale, mutato dai suini?
 
R. – Diciamo che questo virus, attualmente, ha determinato appunto un numero abbastanza significativo – alcune centinaia – di casi con una polmonite piuttosto severa nei casi che si sono manifestati, e con una mortalità piuttosto alta.
 
D. – Si può avvicinare alla febbre aviaria che ha colpito nel passato la Cina o all’eventuale caso della “mucca pazza”?
 
R. – No, con la “mucca pazza” non c’è nessun riferimento, la “mucca pazza” era una cosa di tutt’altra natura, diciamo. Questo dell’influenza suina è un virus di origine animale, che si è modificato, che ha mutato alcuni geni che sono stati capaci di attaccare l’uomo, diversamente dalla forma originaria, e quindi però diciamo che si tratta di due virus diversi, due virus di gruppi diversi.
 
D. – C’è la possibilità di un rischio di pandemia?
 
R. – Ogni qualvolta che si manifesta un virus nuovo con caratteristiche patogene nuove, quindi con capacità di incidere sull’uomo rispetto ad un mancato contatto nel passato, c’è sempre questa possibilità. Quindi, questo è il motivo per il quale noi stiamo, in questo momento, sorvegliando la situazione insieme alle strutture degli Stati Uniti, del Messico, del Canada, per cercare di capire, appunto, le caratteristiche di questo virus: la sua letalità, la sua aggressività. In questo momento, però, non siamo in grado di concludere se si tratta di un inizio di una pandemia o di un virus che sta determinando, diciamo, il primo nucleo di una pandemia. Direi che bisogna stare molto cauti, prudenti e cercare di aspettare, di osservare attentamente la situazione, la sua evoluzione e capire che cosa stiamo osservando. Per il momento non va fatta nessuna conclusione né in un senso, né nell’altro.
 
D. – Ci sono rischi per l’Italia?
 
R. – No, al momento non ci sono rischi per l’Italia perché il virus è confinato nella popolazione che vive in tre zone del Messico e quella zona del sud degli Stati Uniti, quindi a noi non risultano segnalazioni di nessun tipo. L’Italia, inoltre, ha un sistema di sorveglianza sull’influenza particolarmente brillante quindi credo che, se dovessero esserci dei casi di questo tipo, sarebbero identificati molto rapidamente.
 
D. – Noi comunque, importiamo carne quindi, un’eventuale possibilità di contagio ci potrebbe essere in futuro oppure è un caso limitato?
 
R. – Non è un problema di importazioni di carni, questo. Questo è un problema, casomai, di viaggi di individui, eventualmente, che possano avere l’influenza in fase di incubazione e portarla in un territorio lontano.







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