2009-04-27 08:58:15

Ecuador al voto per le presidenziali


In Ecuador dieci milioni e mezzo di persone devono scegliere il presidente e altre 6 mila cariche pubbliche, secondo le regole della nuova Costituzione, sancita con un referendum popolare nel settembre dello scorso anno. Come sempre l'incognita sono gli indecisi che però questa volta a differenza del passato sono secondo i sondaggi tra il 35 - 40%. Ma quale è l'attuale scenario del Paese? Virginia Volpe lo ha chiesto a Luis Badilla, esperto in questioni latino-americane: RealAudioMP3

R. - La situazione momentaneamente appare abbastanza calma. La campagna elettorale, seppure lunga – oltre 50 giorni – in realtà si è svolta in modo abbastanza civile, senza violenze o attacchi personali, aspetti che caratterizzano le campagne elettorali in America Latina. Il problema è piuttosto un altro: sapere quanto rimane dell’entusiasmo popolare che due anni fa portò al governo il presidente Correa. Si dovrà capire quindi quanto queste elezioni serviranno per confermarlo o no, non tanto dal punto di vista elettorale, perché è molto probabile che lui venga rieletto. Si deve capire se l’appoggio rispetto a due anni fa sia diminuito o aumentato perchè ci sono molte promesse che sono rimaste incompiute.
 
D. – E quali sono gli altri candidati che hanno delle possibilità?
 
R. – Questa forse è un’altra cosa interessante per quanto riguarda l’elezione perché il panorama politico ha otto candidati presidenziali; ricordiamo che in base alla nuova Carta Costituzionale, approvata tramite un referendum l’anno scorso, adesso devono essere rinnovati tutti, dal presidente della Repubblica fino all’ultima carica pubblica. Sono in palio seimila cariche pubbliche. Alla presidenza della Repubblica si presentano otto candidati ed è una miscela molto strana, perchè in parte sono politici nuovi, giovani, che vengono dalla linea del presidente Correa, che fino a due anni fa era estraneo alla politica. Dall’altra parte, ci sono molte facce vecchie, anzi vecchissime: presidenti che sono stati rovesciati da insurrezioni popolari o da colpi militari.
 
D. – E come la Conferenza episcopale del Paese, e più in generale la Chiesa, si è espressa in merito alle elezioni?
 
R. – La Conferenza episcopale in questa circostanza particolare non ha diffuso nessun documento. Si mantengono gli orientamenti che ha dato in questi ultimi due anni, cioè la Chiesa che non entra in politica, che non giudica i partiti, i programmi, e che si mantiene solo a livello di principi. La Chiesa continua a dire che la Carta Costituzionale nuova, in base alla quale si fanno queste elezioni, ha molti aspetti positivi. Però ne ha altri un po’ meno positivi. Il presidente della Conferenza episcopale ha detto recentemente che ci sono moltissimi articoli di questa carta – sono 444 in totale – confusi e ambigui, che creano molta difficoltà nella loro interpretazione, soprattutto nella loro applicazione. Allora la Chiesa ha detto: va bene questa Costituzione, perchè il Paese aveva bisogno di rinnovare le sue istituzioni, ma ci sono molti aspetti che riguardano la vita, la famiglia, il matrimonio, l’educazione, il pluralismo, l’intervento dello Stato, in cui la Chiesa mantiene le sue riserve, le sue perplessità.







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