2009-04-26 14:17:29

Oggi la Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore


Essere “nel cuore della realtà”. E’ l’obiettivo dell’Università cattolica del Sacro Cuore alla quale oggi, come accade da 85 anni nella terza domenica dopo Pasqua, è dedicata una giornata di promozione e raccolta fondi. In particolare, si ricorda il mezzo secolo dalla morte di padre Agostino Gemelli che insieme alla Serva di Dio Armida Barelli fondò l’ateneo. Oltre a Milano, l’Università Cattolica è presente anche a Brescia, Piacenza-Cremona, Roma e Campobasso con più di 42.500 studenti e oltre 1400 docenti. L'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha celebrato stamani la Messa nella sede dell'Università e affermato che la sfida in questo momento “è quella di mostrare l'osmosi profonda tra fede e ragione, un intreccio non solo possibile ma anche fecondo”. Nel suo messaggio il rettore Lorenzo Ornaghi sottolinea inoltre “la necessità di una presenza cattolica all’avanguardia nell’odierna società”. Paolo Ondarza gli ha chiesto quali le origini della giornata dell’Università cattolica: RealAudioMP3

R. – Per ricordarla bene bisogna tornare alle origini, e quindi a quel sogno coltivato già dalla fine dell’Ottocento dai cattolici italiani di avere una propria università. Ed era per Gemelli e per Armida Barelli un compito davvero gigantesco, anche dal punto di vista finanziario. E direi che il contributo dei cattolici italiani fu straordinario; ci sono ancora, quando si gira per le diocesi italiane, per le parrocchie, persone ormai anziane, un po’ in là con gli anni, che raccontano gli sforzi fatti per raccogliere appunto i soldi per la Giornata universitaria. Ecco, questo è il tempo lontano; oggi i tempi sono diversi, però il mantener vita la Giornata universitaria – sempre accanto alla richiesta di fondi che abbiamo fatto – è soprattutto far capire quanto è stretto il legame fra il popolo dei fedeli italiani e l’università cattolica.
 
D. – Cinquant’anni fa moriva padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’ateneo; quale l’eredità lasciata per l’università cattolica?

 
R. – Un’eredità grande. Credo che, come poche altre figure del cattolicesimo italiano, questo frate sia entrato nel cuore della realtà, l’abbia cioè capita – perché non la temeva – e l’amava con la ragione e con la fede.

 
D. – E pensando ai giovani, padre Gemelli diceva: “diventeranno il prezioso patrimonio dell’Italia di domani”…

 
R. - La speranza nei giovani la si alimenta con la nostra testimonianza, cioè con l’essere noi un po’ maestri ed un po’ guide; il secondo ed altro criterio importante era che egli sapeva ascoltare i giovani.

 
D. – La crisi dei valori e l’emergenza, la sfida educativa sono temi che il Papa ha particolarmente a cuore. L’università, nel pensiero di Benedetto XVI, non deve essere solo luogo di trasmissioni e di nozioni, ma un luogo di crescita integrale della persona. Professore Ornaghi, come l’università cattolica raccoglie questa sfida?

 
R. – Insistendo molto su questo concetto di “educare”: educare significa non solo far crescere, ma soprattutto mostrare quanto il veder amiche – per adoperare un’espressione ricorrente di Benedetto XVI – la fede e la ragione, consenta davvero di entrare nel cuore della realtà, ma consenta anche, alla fine, di vivere con più entusiasmo, con maggior felicità ed anche di capire meglio.

 
D. – Ed è anche a questo che si riferisce lei quando nel suo messaggio parla della necessità di una presenza cattolica all’avanguardia, nell’odierna cultura?

 
R. – E’ esattamente questo. Noi abbiamo la necessità di non trovarci ai margini, ma questo rischio si evita cominciando appunto a pensare che dobbiamo essere in prima fila, cioè all’avanguardia.







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