Da oggi a Nairobi seminario sul tema "I media, riconciliazione e pace"
Introdurre i giovani africani al tema della comunicazione sociale come veicolo di
rispetto e di pace. E’ l’obiettivo del seminario, incentrato sul tema “I media, riconciliazione
e pace”, da oggi a Nairobi, in Kenya, su iniziativa del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali. I giovani saranno chiamati, fino al prossimo 30 aprile, a riflettere
sulle modalità con cui i nuovi media incidono nella loro vita. L’incontro è stato
promosso con la collaborazione Associazionedei Membri delle Conferenze Episcopali
dell’Africa Orientale (Amecea). Ma di cosa ha bisogno l’Africa? Philippa Hitchen
lo ha chiesto all’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali:
R. - L’Africa
ha bisogno di questo particolare coinvolgimento del Consiglio e vedere in che misura
possiamo promuovere, stimolare, aiutare. Allora abbiamo pensato che il tema fondamentale
è quello della formazione. Quando una persona, un giovane o una giovane hanno un nuovo
cuore ed hanno delle nuove prospettive, sanno dare corpo a certe istanze delle loro
culture. Allora il bello è proprio vedere emergere con forza ciò che queste persone
portano nel loro cuore, nel loro “dna culturale”. Il problema dunque, non è imporre
certe visioni dall’Occidente, ma dare a loro le possibilità di fare esprimere, di
fare emergere e di far crescere questi valori.
D.
– In che modo avete coinvolto i giovani di questa area africana?
R.
- Abbiamo chiesto ai vescovi di questi Paesi, di scegliere dieci giovani di ogni Paese
perché vogliamo dedicare appunto questo seminario ad un centinaio di giovani, coinvolgendoli,
facendoli crescere umanamente ed intellettualmente per far sì che poi certe istanze,
proprie del mondo africano, possano emergere per dare frutti di riconciliazione e
di pace.
D. – Avete altri progetti ?
R.
- Già ho parlato con i vescovi del gruppo della Cerao: cercheremo di fare anche nell'area
dell'Africa francofono dei nuovi seminari perché vogliamo far sì che, poco a poco,
i giovani trovino questo sbocco di attività. Si deve fare in modo che le nuove tecnologie
diano ai media una nuova anima che è un’anima con profondi valori umani. Un'anima
che ha dei profondi valori cristiani, come loro supporto, ma poi, un’anima che dia
anche espressione a questi valori, anche africani, che sono fondamentali per uno sviluppo
armonico delle varie società.
D. – Il vostro Consiglio
provvede a questa formazione. Ci vogliono però molti fondi per sostenere questo tipo
di progetto. Cosa pensate di fare?
R. – Il Pontificio
Consiglio non ha dei fondi particolari per queste iniziative, quindi stiamo cercando
sponsor, aiuti economici per far sì che questi progetti diventino realtà e si possano
moltiplicare perché più passa il tempo e più questo è un tempo perduto. Noi riteniamo
che ci debba essere questo sviluppo sempre più articolato e ricco; le confesso che
io spero, in prospettiva, che il nuovo sinodo delle Chiese africane, in programma
a Roma in ottobre, porti ad una riconsiderazione, ad un ripensamento, ad un approfondimento
del grande contributo che i media possono dare, non solo alla missione evangelizzatrice
della Chiesa ma anche a questa promozione di valori umani. L’evangelizzazione comporta
questi valori umani ma noi riteniamo anche che sia utile questa particolare sottolineatura.
L’Africa ha bisogno di riscoprire cosa significhino riconciliazione e pace.
D.
– Alcuni di questi Paesi vivono ancora situazioni di estrema difficoltà, di conflitto;
cioò costituisce un problema anche per questo seminario?
R.
– Sì, ad esempio sappiamo che i giovani dell’Eritrea non potranno venire. Io mi auguro
che pian paino queste difficoltà possano essere superate perché è molto importante,
per i giovani, lavorare insieme, e vedranno come, insieme, possono costruire ponti,
messaggi di riconciliazione, di pace, nella regione.